Ayrton Senna e Fausto Coppi, Terruzzi e Crosetti riempiono il Festival Sport Story di leggenda

by redazione

Se si è in gara nella vita, allora si fa sport. L’amore è un debutto in gara e la vita non è altro che sport. Ayton Senna e Fausto Coppi. 25 anni dalla morte per il mito brasiliano, 100 anni dalla nascita per il più grande mito di sempre delle due ruote.

Due leggende dello sport- raccontate dai formidabili giornalisti Giorgio Terruzzi e Maurizio Crosetti – che hanno riempito con le loro storie memorabili, di sportivi e di uomini, l’edizione del Foggia Festival Sport Story della Fondazione Monti Uniti ideato dal giornalista Filippo Santigliano. “Leggende” infatti è stato il tema di una settimana intera ricca di appuntamenti e di suggestioni epiche, che ha avuto i momenti più densi nella piazza della Libreria Ubik per la presentazione dei due libri, di Giorgio Terruzzi e Maurizio Crosetti.  

Sabato 30 aprile 1994, Hotel Castello. Nella Suite 200 si consuma l’ultima notte di Ayrton Senna. Mancano poche ore al Gran premio di San Marino e c’è una cupa tensione nell’aria. Nel primo pomeriggio è morto Roland Ratzenberger, il giorno precedente Rubens Barrichello si è salvato per miracolo dopo un brutto incidente in prova.

Parte da qui, la testimonianza libro di Giorgio Terruzzi, che con Suite 200 ha ricostruito le ultime ore del campione, che ha conosciuto bene nel suo lavoro di cronista dai box. L’ultima notte di Senna, in un trattamento psicanalitico, che sfrutta l’espediente retorico del sogno.

“Senna aveva un’anima esposta, c’era qualcosa nel suo stare al mondo che metteva da parte il suo essere campione. Era uno che metteva da parte quello che aveva. Era nato in Brasile, in una famiglia agiata, aver avuto tutte le possibilità lo poneva in una condizione di dover restituire il tanto che aveva avuto. Doveva essere sempre bravo, il più bravo, doveva tirar sempre fuori il suo meglio. Quello con lui è stato un incontro che mi ha segnato la vita da matti”, ha detto Terruzzi ad un pubblico in visibilio per i suoi aneddoti.

Nel suo percorso di studio, Terruzzi ha scoperto piccoli gesti del campione. Era uno che tirava il lenzuolo sul cuscino, mangiava in una trattoria semplice. Amava la semplicità, teneva sempre d’occhio la semplicità. Era uno, ha ricordato il giornalista, che aveva sempre presente l’altro soprattutto quando l’altro era più sfortunato, meno abile, meno sveglio. “Senna era pancia e cuore, un ricco con i sensi di colpa. Schumacher era povero, era ratio, lavoro, volontà e rigidità il go kart da piccolo è stato il suo tappeto volante, aveva una parte tenera nascosta, mentre Senna parlava sempre con Dio”.

In tanti hanno visto nei fotogrammi di Senna prima della partenza un presagio di quello che sarebbe accaduto, ma secondo Terruzzi quel Senna pre gara, triste e immalinconito, preoccupato, è una immagine che riguardava tutti in quel terribile weekend. Lo scarto tra il silenzio e la vitalità dilatata dalla velocità e dal rumore è incredibile. Si poteva fermare il gran premio dopo gli incidenti del sabato? No, lo sport va avanti. Il mito del motorismo del resto è disseminato di morti. Sangue, velocità e rumore sono la Formula1.

Più storico e d’insieme il libro di Maurizio Crosetti “Il mio nome è Fausto Coppi”, sul gigante del ciclismo, il mito italiano della leggendaria bicicletta dell’Airone, un emblema anche politico e umano, nella contrapposizione con Gino Bartali. Per il suo scandalo d’amore, che interrogò ben due Papi, Coppi fu avvicinato al comunismo, mentre Bartali, religiosissimo era democristiano. Il 1948 delle elezioni è anche questo, la rivalità politica costruita sui grandi campioni. Ma anche Coppi era democristiano.

Nessun atleta è stato più grande di lui. Nessun atleta ha più avuto il suo battito a riposo e i suoi muscoli lunghi, capaci di scatti e di ripartenze. Nessuno ha avuto una vita più simile ad un romanzo. A cento anni dalla nascita, i trionfi, le sconfitte, gli amori, le tragedie di Fausto Coppi sono raccontati con la voce dei personaggi che gli sono stati vicini: dai famigliari ai fedeli gregari, dalla dama bianca all’amico-rivale Bartali. A ognuno di loro Maurizio Crosetti ha affidato un pezzo di storia, e attraverso di loro affresca l’avventura sportiva e umana di un’anima inquieta che ha incarnato l’essenza stessa di un’Italia fiaccata dalla guerra ma in cerca di nuovo entusiasmo.

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