Dialoghi di Trani, la prof Lucia Perrone Capano: “La comunità dialogante cresce e si allarga”

by Antonella Soccio

La capacità generale di rispondere a richieste di spiegazione a proposito del proprio comportamento da un lato e la soggezione a rimprovero, apprezzamento, pena, ricompensa dall’altro. Il tema della responsabilità scelto per l’edizione 2019 dei Dialoghi di Trani appare, dopo gli accadimenti di agosto e il neonato governo, ancor più pregnante e corrente.

La professoressa Lucia Perrone Capano, Presidente dell’Associazione culturale “La Maria del Porto”, anima dei Dialoghi, rifugge però interpretazioni troppo legate all’attualità. Lo spiega con passione a bonculture.

“Direi che la responsabilità è un tema attuale, ma antico, già nell’etimologia del termine, la responsabilità richiede di poter dare risposte. L’assunzione di responsabilità è una risposta, è una azione, anche se non è necessariamente una risposta che acconsente, può significare anche un diniego. Mi piace pensare che con i Dialoghi ogni anno riusciamo ad affrontare un tema, che è molto sentito, la decisione di tematizzare un argomento, nasce da una visione collettiva”.  

L’edizione 2019 dei Dialoghi è ricchissima, crede, professoressa, che il vostro format abbia dato avvio in Puglia ad una stagione di conversazioni e se sì cosa pensa di suggerire ai tanti piccoli festival che hanno fatto di Trani un po’ il loro punto di riferimento?

“Credo che abbia contribuito la scelta decisiva della parola cruciale Dialogo, abbiamo una primogenitura in tal senso. Ci hanno seguito poi a Pistoia, nel dialogo c’è anche la volontà di disseminare di derridiana memoria, ma noi non abbiamo la proprietà della parola né del format”.

I Dialoghi da parola trasformativa si sono, infatti, mutati in qualcosa di molto più grande, attraversando il centro storico di Trani e allargandosi ad altre zone della città, fino a coinvolgere anche Andria.

La presidente Lucia Perrone Capano

Continua l’accademica: “Gli stessi Dialoghi che prima avevano la caratteristica dell’incontro a due o a tre si sono allargati ad altre forme di incontro, come i laboratori, le esperienze, le conversazioni, spettacoli, mostre. C’è stata una crescita, una evoluzione, ma il nucleo, quello del dialogo, è un’idea che poi ha dato luogo ad altre esperienze. Le manifestazioni pugliesi credo debbano trovare delle forme di collaborazione, che talvolta sperimentiamo, alle volte sono i problemi temporali e logistici che impediscono una sinergia. Noi abbiamo collaborato con i Comuni limitrofi, quest’anno i Dialoghi si fanno anche ad Andria, dove c’è un altro festival importante che è Castel dei Mondi. Nel segno del passato di Federico II abbiamo stretto delle partnership, l’impronta federiciana è molto estesa in Puglia. C’è bisogno di più dialogo, sta accadendo, anche se non è sempre facile far corrispondere a questi desideri delle azioni concrete”.

L’allargamento ad altre forme di incontro è stato dettato dal pubblico o dalla necessità di crescere?

“I Dialoghi hanno un programma, ma sono un progetto, hanno partecipato ad un bando regionale, ad un progetto con finanziamenti europei di sviluppo e coesione, che vede come progetto anche la necessità di un allargamento e anche di proposte, che non si limitino all’ormai fine settimana dei Dialoghi. Adesso abbiamo un programma fittissimo, ma tutto l’anno ci sono altre manifestazioni che rientrano nel progetto regionale, di cui è partner l’associazione dei Dialokids, una libreria che ha sempre fatto tante iniziative per i giovanissimi”.

Cosa si aspetta dal grande Alessandro Baricco?

“Baricco è atteso da tantissimi lettori e spettatori, noi abbiamo affidato a Baricco l’ultima parola dei Dialoghi, l’incontro con Baricco sarà la conclusione, il clou. Cosa ci aspettiamo? Quello che Baricco è in grado di dare e cioè una parola viva, che entusiasma, che fa riflettere e riflette su quello che stiamo vivendo, su tutte quelle trasformazioni che ci coinvolgono, come il rapporto sofferto con la tecnologia. Baricco è uno straordinario narratore, ha un pubblico che qui a Trani lo attende e vive di questa sua incredibile capacità di narrare. La narrazione: c’è chi sa solo scrivere, c’è chi sa narrare. Di solito il pubblico dei Dialoghi è anche un pubblico di lettori, che compra i libri- abbiamo tre librerie che accompagnano i Dialoghi- i Dialoghi hanno come sottotitolo “Idee, libri, autori”, tre parole guida. Ci sono le idee, i libri, gli autori e le autrici, aggiungerei per correttezza. È ad un grande autore, un grande scrittore, che abbiamo affidato l’ultima parola”.

I Dialoghi attivano la lettura in una regione che non si distingue per il numero di libri acquistati e letti?

“Le statistiche nel passato hanno decretato un posto non molto felice per la nostra regione, per questo i Dialoghi puntano in maniera potenziata ad una promozione della cultura e della lettura. Posso citare come esempio il premio della Fondazione Megamark Incontri di Dialoghi per autori esordienti, è un vero sostegno alla promozione della lettura, perché i libri vengono letti nelle scuole, gli autori ritornano durante l’anno, c’è un rapporto molto intenso col pubblico dei giovani lettori. Noi facciamo i Dialoghi a settembre perché questo è il periodo in cui cominciano le scuole con le quali abbiamo collaborazioni e abbiamo anche un progetto parallelo che si chiama Dialoghi con gli studenti, in cui sono gli studenti che fanno le interviste e i laboratori, non si può parlare in maniera astratta di giovani e di giovani lettori, bisogna formarli. I Dialokids vanno in quella direzione: leggere e iniziare dai piccoli”.

La formazione continua durante l’anno, nel 2018 c’è stato un concorso scolastico sulla migliore recensione con la Fondazione Megamark. Nell’anno c’è insomma, come aggiunge la presidente, una ripresa dei temi, altri incontri con i docenti.

“C’è una comunità dialogante che cerca di far passare questi temi attraverso diverse forme di comunicazione. I temi non vengono proposti una volta sola in quei giorni e poi non se ne parla più. L’idea progettuale è anche un’idea di costruzione di percorsi”.

Quale Dialogo si sente di consigliare? Quale non si perderebbe?

“Non so in che veste parlare, è veramente difficile, dipende dal punto di vista, dipende da che cosa interessa. Abbiamo una dimensione internazionale nei Dialoghi: abbiamo un autore rom romeno Valeriu Nicolae, un autore tedesco, questo può essere interessante perché trattano temi molti attuali, come le minoranze, le grandi migrazioni in forma satirica e distopica. È difficile, si può scegliere in base al proprio interesse, ci può essere un interesse politico, letterario, filosofico, c’è Mancuso. C’è una possibilità molto ampia di scelta. C’è Stefano Zamagni, con un libro fondamentale per capire che cos’è la responsabilità, ci sono delle parole che si usano senza sapere che cosa significhino e cosa comportino. L’Italia è un Paese che ha bisogno di assumersi delle responsabilità. Ognuno di noi, nel nostro Paese, scarica volentieri il peso della responsabilità. Un autore come Zamagni ci aiuta ad entrare nella parola e nel senso in quello che comporta la responsabilità. Siamo molto contenti di averlo ai Dialoghi ai Trani”.

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