Donne dell’Impero Romano, il prof. Andrea Carandini narra Agrippina la leader per le Lezioni di Storia

by Anna Maria Giannone

È stato dedicato una delle donne più significative e influenti dell’Impero Romano l’appuntamento andato in scena domenica 14 marzo delle Lezioni di Storia, l’ormai famoso il ciclo di incontri ideato dagli Editori Laterza, avviato per quest’anno in modalità on line in coproduzione con la Fondazione Musica per Roma. Agrippina Minore è stata la protagonista del racconto trasmesso dall’Auditorium di Roma, una delle poche figure femminili che attraverseranno questo percorso ne “La presa del potere”, nelle sue vicende umane, nelle ragioni, conseguenze, forme che ne hanno caratterizzato alcuni momenti salienti, partendo da Zeus per arrivare a Fidel Castro. Introdotti da Paolo Di Paolo, dal 7 marzo al 16 maggio, dieci storici e storiche parleranno dai teatri di altrettante città d’Italia, in un incontro visibile sulla piattaforma dell’auditorium (auditoriumplus.com), con anche la possibilità di partecipare a una sezione live e porre domande agli autori.

Andrea Carandini, professore emerito di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Roma “La Sapienza”, allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli, fautore dell’ultima generazione importanti scavi tra il Palatino e il Foro, ha parlato alla vastissima platea a casa di Giulia Agrippina Augusta. Figlia, sorella, nipote, moglie, madre di potenti, Agrippina fu capace, ancor meglio degli uomini da cui era circondata, di influire sulle vicende tempestose del tempo dei Cesari, in cui erano “ridotti a cadaveri i perdenti ambiziosi”. Un racconto che non ha risparmiato colpi di scena e pathos nell’avvicinarsi alla vita di una donna che, senza sottrarsi a spregiudicatezze e spargimenti di sangue, lottò pur di prendersi quel che considerava proprio di diritto. Noi di bonculture abbiamo intervistato Andrea Carandini a margine del suo intervento.

Professore per comprendere meglio la figura di Agrippina ci aiuta a collocarla nel suo contesto storico?

Agrippina è pronipote di Augusto. Augusto non aveva figli maschi, discendeva direttamente da Cesare, era un Giulio e come tale si considerava di sangue divino perché discendente di Iulo, figlio di Enea il cui padre si era congiunto con Venere. Agrippina si trova dunque in una posizione di nascita molto importante che però perde, perché il successore di Augusto diviene Tiberio, un Claudio. Giulia è morta esiliata, la madre di Agrippina anche, e Caligola, suo fratello, manda esilio anche lei. Agrippina si salva per il rotto della cuffia perché è riesce a sposare suo zio, Claudio, che è imperatore. A quel punto Agrippina arriva al vertice del potere e, soprattutto, riesce a far adottare il figlio avuto dal precedente matrimonio, diventando madre del futuro Imperatore. Una posizione di grandissimo prestigio.

Lei ha scritto la storia di Agrippina scegliendo la forma di romanzo, di autobiografia.

Agrippina aveva scritto quando era al potere dei commentari, un resoconto della sua vita e di quella di sua madre. Era noto agli storici e citato ma a noi non è giunto mai. Per questo ho deciso di scrivere un libro “Io, Agrippina” in cui racconto in prima persona le memorie perdute e le metto in scena nelle mie ricostruzioni del Palatino, luogo a cui ho dedicato 30 anni di ricerca. Questo è stato il contenuto della mia lezione.

Agrippina fu una delle prime donne ad aspirare al potere nell’Impero Romano. Quali furono gli strumenti nelle sue mani?  

C’erano già state altre donne molto colte e anche molto spregiudicate. Livia era stata una donna potentissima, Giulia era stata addirittura ribelle rispetto al padre. Già nella tarda Repubblica c’erano state donne dell’alta aristocrazia molto moderne dal nostro punto di vista. Ma il potere che ha raggiunto Agrippina rimane eccezionale. Lei è riuscita addirittura ad assistere alle sedute del senato dietro una tenda. Nel corso di una cerimonia, un barbaro britannico graziato ringraziò pubblicamente Claudio ma anche sua moglie, come se fosse una regina: eppure la parola imperatrix allora non esisteva, la moglie dell’imperatore aveva semplicemente il titolo onorifico di Augusta. Agrippina riuscì a far nominare precettori di suo figlio persone importantissime come Seneca e Burro, a intervenire in problemi diplomatici con la Giudea, a influenzare i grandi diverbi dell’epoca. Successivamente altre donne raggiunsero il potere, penso alle due Faustine, mogli di Antonino Pio e Marco Aurelio, nel II secolo dopo Cristo, così come Giulia all’epoca dei Severi. Agrippina inaugura la figura di queste Auguste potenti, raggiungendo livelli ignoti nelle epoche precedenti. Influì al punto tale da diventare un’ossessione per suo figlio Nerone che, fino a quando non l’ebbe uccisa, non riuscì ad esistere. Una donna capace quanto importante.

Come era accolta dal popolo questa sua vicinanza al potere?

Era amata da un partito e odiata dall’altro: era la leader di una fazione nell’ambito della famiglia imperiale.

Una donna che sapeva eccedere tanto nel bene quanto nel male…

Sì, un eccesso di bene e di male. Non era una di quelle che Balzac avrebbe definito “donne perbene”, era spregiudicata ma anche con un grande talento di governo: sapeva comandare, scegliere e manovrare molto bene. Avrebbe potuto essere un’ottima imperatrice se questo fosse stato ammesso. Molte donne fra il I secolo Avanti Cristo e il I secolo Dopo Cristo hanno raggiunto una spregiudicatezza che ritroviamo poi in certe figure del 500 italiano o nelle tragedie di Shakespeare nell’Inghilterra del 400.

Fu una madre così terribile, tanto da meritare la morte?

La sua storia è finita male perché voleva governare, approfittando del fatto che il figlio fosse giovane, diventato imperatore ad appena 17 anni. Lui per un po’ le lasciò fare, lei governò anche a bene. Poi Nerone, unitosi con Poppea, volle emanciparsi. Alla fine non ne poté più di una madre così ingombrante e l’ha eliminò. Una storia portentosa. Sangue, sangue, sangue. Nerone prima la cacciò da palazzo e le tolse le guardie, poi la invitò a una delle Feste di Minerva, nella sua villa a Baia, e le offrì per il ritorno una barca pensata per aprirsi e crollare, trasformandosi in una macchina di morte. Agrippina finì in mare, si mise a nuotare nel buio della notte e riuscì a tornare nella sua villa sana e salva. A quel punto fu evidente che suo figlio aveva macchinato la sua uccisione: Nerone la mattina dopo mandò i suoi uomini a ucciderla.

La storia di Agrippina ha attraversato anche molti luoghi…

Durante la lezione sono stati proiettati i nostri disegni archeologici, ricostruzioni della Roma antica. La storia di Agrippina si svolse soprattutto sul Palatino, nei palazzi imperiali. Però ci siamo spostati anche in Germania, dove Agrippina nacque in un forte sul Reno, paese che lei trasformerà in colonia, fondando l’attuale Koln e, ancora, in Oriente, in un lungo viaggio di Germanico durante il quale fu avvelenato in Antiochia. I luoghi sono stati tanti, naturalmente la maggior parte di questa storia si è svolta a Roma.

A proposito di luoghi, lei è anche presidente del Fai. Come state affrontando questo memento di chiusura?

È un momento difficilissimo, abbiamo tagliato molto: il problema oggi è riuscire a sopravvivere fino a quando tutto non si aprirà. In questa chiusura abbiamo anche imparato molto cose, abbiamo compreso l’importanza del web: cogliamo questa tragedia come opportunità per capire come il mondo andrà di qui in avanti.

Lei è un veterano delle “Lezioni di storia”, la divulgazione è una parte importante del suo lavoro. Come si riesce a parlare a un pubblico più largo possibile?

Nel 2006 sono stato fra i primi a tenere una lezione di storia all’Auditorium di Roma, arrivarono tantissime persone, ne fui molto impressionato: non avrei mai immaginato un successo così grande. Di lì ho continuato e ormai è un quindicennio che seguo la via della divulgazione. Per fare bene una lezione la scrivo e riscrivo per arrivare a eliminare tutte le cose secondarie e lasciare l’essenziale. Solo così si può arrivare a tutti.

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