Il medioevo compossibile delle donne, da Matilde di Canossa a Christine de Pizan. Conversazione con Giuseppina Muzzarelli

by Anna Maria Giannone

La storia del nostro paese fatta dalle donne, da Matilde di Canossa al movimento femminista, passando per Chiara d’Assisi, Giulia Gonzaga, Cristina di Belgiojoso, Margherita Sarfatti. Questo il percorso che, da ottobre a dicembre,  tracceranno le attese Lezioni di Storia, il ciclo di incontri, ideato da Editori Laterza e realizzato in collaborazione con Fondazione Petruzzelli, in programma nel Politeama barese dal 20 ottobre al 22 dicembre. Un appuntamento, giunto alla quarta edizione, che ogni anno sorprende per il calore che il pubblico barese gli riserva, a testimoniare la necessità di una cultura che si faccia motore della vita pubblica e civile.

Le vicende di cinque donne, raccontate dallo sguardo di altrettanti intellettuali, attraverseranno l’Italia dal medioevo ad oggi, in un viaggio in cui si intrecceranno  biografie e storia collettiva.  Una scelta di genere quella de L’Italia delle donne, sollecitata dal pubblico stesso e accolta dai curatori della rassegna per contribuire, attraverso questi incontri, a costruire una visione più completa e complessa del nostro passato e del nostro presente.

Si parte dunque oggi  con la narrazione che Giuseppina Muzzarelli, docente di Storia medievale e Storia del costume e della moda all’Università di Bologna, traccerà di Matilde di Canossa, donna straordinaria, signora di un vasto dominio nell’Italia centrosettentrionale, combattiva attrice nella scena politica europea nel passaggio tra alto e basso medioevo. Ad accompagnarla la voce dell’attrice Lella Costa che impreziosirà l’evento inaugurale della rassegna.

In attesa di ascoltare il suo l’intervento sulla Lady di ferro nell’Italia medievale abbiamo intervistato la Professoressa Muzzarelli.

Giuseppina Muzzarelli

Professoressa Muzzarelli, in alcuni interventi ha descritto la voce delle donne nel medioevo attraverso la metafora del “basso ostinato”, quel disegno musicale che accompagna la composizione principale. Ci può spiegare?

Se si esamina il tema della presenza e della voce femminile nel medioevo si registrano due elementi, allo stesso tempo in dialogo e contrastanti fra loro. Da una parte si ha l’impressione di una presenza continua, efficace, operosa delle donne –  il basso ostinato appunto – alla quale non corrisponde un’altrettanto facile leggibilità. Un valore che riesce a farsi visibile solo in caso di assenza o lontananza delle figure maschili, come vicarianza. In queste occasioni si scopre che le donne sanno fare, dimostrando capacità quasi inaspettate. Il secondo aspetto, al contrario, ci rivela come questo  medioevo, pensato come periodo della marginalità femminile, ha avuto una disponibilità ad accogliere e mettere in valore alcune donne fuori dall’ordinario. Il medioevo ci racconta di formidabili ascese, come quella di Ildegarda di Bingen, Caterina da Siena, Christine de Pizan: tutte donne che hanno raggiunto risultati assolutamente non immaginabili. Questo doppio registro secondo me è molto interessante.

Fra le potenti della storia Matilda di Canossa ha un ruolo di assoluto rilievo. Perché ha scelto di condividere le vicende di questa donna con il pubblico delle Lezioni di storia?

Matilde è una figura veramente fuori dall’ordinario, portatrice di un aspetto interessante non solo sul piano pubblico – detentrice di un potere politico enorme –  ma anche personale e privato. Questo in un periodo storico, la seconda metà del  XI secolo, nel quale hanno avuto luogo fenomeni di importanza straordinaria. È il secolo dello scontro fra papato e impero ma anche dell’avvio dell’esperienza comunale, della nascita dell’università, della vita di Eloisa. Molti elementi fanno di questo un momento densissimo di eventi seminali, dotati d grande possibilità di sviluppo nel futuro. In questo medioevo di confine, che non è più alto medioevo e non è ancora basso medioevo, Matilde sorprende tutte le nostre aspettative agendo  come “quasi re”. 

La sua potenza pubblica ha come contrappeso una malinconia nel privato. Come è descritta questa donna al di fuori del suo ruolo politico?

C’è questa immagine dallo storico Vito Fumagalli che descrive Matilde di Canossa come “dolce e triste”. Proprio questo è il dubbio che solleverò a Bari: è stata davvero una lady di ferro? Matilde avrebbe forse scelto la vita religiosa, avrebbe preferito fare tutt’altro. Le condizioni l’hanno messa alle strette, come unica erede ha dovuto portare avanti il progetto di potere di suo padre e sua madre. La vita privata ci racconta di due matrimoni, una figlia morta poco dopo la nascita: un grande dramma esistenziale ma anche istituzionale. La grande lady di ferro muore senza eredi, senza poter dare un futuro al potentato che ha difeso con coraggio e capacità militari e diplomatiche. Di fatto potremmo dire che è stata sconfitta dal suo stesso corpo.

L’iconografia che immagine ci restituisce di Matilde?

Nella Vita Mathildis di Donizone – un testo coevo a Matilde stessa, a dimostrare quanto fosse un mito  già in vita – sono presenti delle miniature che ritraggono la nonna, la madre e, soprattutto Matilde, sedute su una sorta di trono, con un abbigliamento regale, una corona in testa. Anche l’iconografia però è quasi bipolare:  da una parte questa rappresentazione regale, dall’altro un fiore nella mano destra, un giglio o forse un melograno, che potrebbe rappresentare la ricchezza delle buone opere, la grande spiritualità di queste donne. Le immagini aggiungono spunti alla lettura di un personaggio che non si può interpretare in un solo modo .

Grandi donne del medioevo, come Matilde, in che modo si sono relazionate con la consapevolezza di genere nella propria epoca?

Ho definito questo medioevo come periodo del “compossibile”, in cui sono possibili cose diverse. Un medioevo della marginalità quasi dovuta delle figure femminili, dai tratti irrimediabilmente misogini, ma anche un medioevo in cui esistono figure di gradi donne di potere come Matilde. Il tema della consapevolezza è rappresentato meglio da Christine de Pizan: fra Trecento e Quattrocento scrive questo testo, La Citè des Dames,  in cui dà una lettura delle condizioni femminili, sviscerando le false opinioni che hanno contribuito a metterle ai margini, a patire dalla inopportunità per una donna  di ricevere un’istruzione. Questo dà prova  di come almeno una donna in questo periodo storico avesse coscienza di quanto accadesse. Se ce l’ha avuta una ce ne saranno state verosimilmente delle altre.

Che strumenti ci danno queste Lezioni di storia per la lettura del presente?

La mia lezione di oggi è innanzitutto un invito a superare questa idea di tempi buoni e tempi cattivi, secoli bui e secoli luminosi. Da tanto tempo diciamo che il medioevo è un periodo lunghissimo e complesso che non si può liquidare con la formula “secoli bui”. Rendere edotte le persone, soprattutto i giovani, che la realtà è complessa, serve per interpretare il medioevo ma serve anche per l’oggi. La storia richiede sforzo, apertura di mente, volontà di approfondire. Con pazienza. Credo che anche relativamente alle donne questo discorso vada fatto. Guardando al presente, cercando di approfondire perché tutti questi femminicidi  accadono proprio in questo momento storico, forse fra le righe leggiamo proprio una difficoltà ad accettare la complessità, a trovare un punto di equilibrio fra la necessità di prendersi cura del futuro, dei figli, e quella di condurre una vita pubblica. La storia può essere un campo di addestramento per capire che bisogna essere profondi, impegnarci.

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