Musica Civica: ultime emozioni prima della clausura della cultura

by Fabrizio Simone

Il nuovo dpcm, in vigore dal 26 ottobre, non ha impedito, fortunatamente, a Musica Civica di organizzare il primo dei tre concerti con cui sarebbe terminata l’undicesima stagione, sospesa in primavera a causa del Covid e di nuovo interrotta per lo stesso motivo (gli ultimi due spettacoli – la Nona di Beethoven, diretta da Gianna Fratta in occasione del 250° anniversario della nascita di Beethoven, e la conversazione con Nichi Vendola; e il concerto del pianista Alexander Romanovsky in memoria di Vittorio Fabbrini – saranno ulteriormente calendarizzati e proposti non appena i teatri saranno aperti, consentendo al pubblico di poter partecipare in totale sicurezza).

L’appuntamento andato in scena domenica 25 ottobre, al Teatro Giordano di Foggia, ha permesso al ristretto pubblico accorso a teatro (la paura del virus deve aver convinto i più a restare a casa, peccato), munito dell’indispensabile mascherina, di continuare a godere della vera bellezza, grazie a due turni differenti, distribuiti tra il pomeriggio e la sera.

L’applauditissimo intervento del semiologo e giornalista Stefano Bartezzaghi, avente per tema le mille sfaccettature della creatività (passando da Bruno Munari a Enzo Mari, senza tralasciare un piccolo omaggio a Gianni Rodari, maestro indiscusso della fantasia), ha rappresentato un bel preludio al concerto eseguito dall’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia, per l’occasione diretta dal M° Giulio Marazia. Il concerto è iniziato con uno dei migliori lavori orchestrali di Maurice Ravel, Le tombeau de Couperin, una suite in sei movimenti in cui gli stilemi barocchi vengono contaminati dalla fluidità impressionista, imitando la musica settecentesca ma senza ricalcare pedissequamente lo spirito che animava le composizioni di quel periodo. Certo lo spirito di morte aleggia visibilmente sulla partitura (si tratta pur sempre di un’opera composta in memoria di amici caduti durante la Prima Guerra Mondiale), ma Ravel cerca di ingentilire il tutto regalando allo spettatore un finale brioso, quasi un’apoteosi celeste per le anime degli scomparsi, come ha ben evidenziato il M° Marazia, la cui direzione ha messo in luce i tratti innovativi della musica raveliana, sempre pronta a librarsi in volo.

In programma anche due celebri concerti per solista e orchestra: il mozartiano kv 622, di fatto il più famoso tra i molti composti per clarinetto (non tantissimi in realtà), affidato a Sara Tomaiuolo, e il Concerto n. 1 per piano di Felix Mendelssohn, a metà tra la bellezza apollinea e l’esuberanza romantica, eseguito brillantemente da una piccola promessa, la dodicenne Debora Perrone, stella indiscussa della serata non solo per la giovane età ma soprattutto in virtù della totale padronanza dell’opera del compositore amburghese. Le due esecutrici hanno sfoggiato grande sicurezza e abilità, ma non hanno regalato bis al pubblico affamato di bellezza, intenzionato a fare scorta di grandi emozioni prima della chiusura dei teatri. In attesa della riapertura e della ripresa dei concerti, resta il ricordo di un’ultima, incantevole serata tra note ed esecutori degni di lode, che il cuore non dimenticherà facilmente.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.