Ribellismo e rivolta del pane, Silvestro Fiore, primo eroe della lotta di classe bracciantile

by Antonella Soccio

Sono stati gli agrari che lu vulevan murt

Silvestro… ti volevano morto!

Quando alla Libreria Velasquez a Foggia Gianni Ruggiero ed Ester Brescia, chitarra e voce, con la loro ballata per Silvestro Fiore, hanno cantato e suonato del figlio ed eroe del Tavoliere, del suo grande cuore, di come era spinto a cambiare le menti e il coraggio dei terrazzani e dei braccianti facendoli diventare dei compagni di sangue e di sudore con una inedita lotta di classe, della malasorte, dell’arroganza dei padroni, quell’uomo sindacalista e ribellista, capolega tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 si è materializzato ai giorni d’oggi. Le sue battaglie, per i diritti dei lavoratori delle campagne, per il pane e per la giustizia, sono sembrate le stesse di quelle odierne dei migranti e di tanti sfruttati, da caporali e proprietari senza scrupoli o minacciati dallo strapotere della GdO, odierno latifondo del consumo e delle vendite.

È stato presentato sabato 11 gennaio nella libreria di Francesco Berlingieri “Silvestro Fiore. L’uomo e il sindacalista”, il nuovo libro di Raffaele De Seneen e Romeo Brescia. Personaggio sconosciuto e dimenticato a cui la classe lavoratrice di Foggia (e non solo) deve molto, Silvestro Fiore nasce a Foggia nel 1864 a Borgo Croci, più precisamente 2° Borgo Crocesi, un nuovo insediamento abitativo che si sta formando a seguito dei danni del terremoto del 1731. Il padre Giuseppe, definito come bracciante in effetti è un terrazzano categoria di liberi e indipendenti lavoratori dediti, alla caccia e alla raccolta di erbe spontanee, mai ufficialmente riconosciuta per cui inglobata in quella dei braccianti

Gli eventi che si verificarono in tutto il Paese, dal Nord al Sud, isole comprese nella prima parte del 1898 a causa dell’aumento del prezzo del pane, alimento base, spesso unico per la gran massa di proletari e sottoproletari presero il nome di “Rivolta dello stomaco”, “Rivolta della fame”, a Foggia invece e più direttamente sono ricordati come “Rivolta del pane” così come lo stesso de Seneen ha raccontato nel libro “Foggia 28 aprile 1898 – Anatomia di una rivolta”, pubblicato nel 2018.

Silvestro Fiore fu capolega dei contadini, pur essendo mai stato contadino.

“In una terra in cui l’analfabetismo era all’80 per cento, Silvestro Fiore è un dazziere, figlio di terrazzano, terrazzano anche lui, nasce a Borgo Croci, all’epoca borgo crocese, qualche classe elementare l’ha fatta. Lavora presso i casotti del dazio. Lì incontra i contadini e i braccianti. Lui fa dibattiti pubblici sui giornali, con i parlamentari del territorio. Aveva una predisposizione una sensibilità verso la classe bracciantile. Mi piace pensare che nel 1898 Fiore e zia Monaca, Gaetana Capogna, sono collegati. È Capogna che consegna il testimone a Fiore, che in una flebile traccia giornalistica risulta essere tra i protagonisti di quella giornata, quando furono distrutti 20 casotti della cinta daziale, lui ha atteso la fine dei processi. Se ha partecipato a quella sommossa lì non è andato a lavorare più. Le forze antisommossa avevano fotografato tutti i ribelli”, ha spiegato De Seneen nella sua presentazione.

Come poteva Fiore infliggere la tassa sul parruozzo a braccianti e terrazzani?

Silvestro Fiore, hanno raccontato gli autori, sta un giorno fuori e un giorno in carcere, veniva accusato dalla classe padronale di impedire il lavoro. “Oggi quelle stesse lotte sono quelle dei nuovi affamati, i migranti, che non dormono più nell’aia come il furestiere della canzone di Matteo Salvatore, ma in una baracca di Borgo Mezzanone. I figli di quei braccianti sono diventati gli schiavisti di oggi”.

Nel corso della serata presentata dal giornalista Lello Saracino si è anche fatto cenno alla riforma agraria fascista e al rifiuto dei comunisti di accettare i terreni. Ecco quindi come nasce nel secondo dopoguerra il padronato agrario delle destre e della dc e il cooperativismo bianco.

Le lotte di classe della provincia di Foggia vanno da Silvestro Fiore a Giuseppe Di Vittorio, passando per Allegato, al sottoproletariato agricolo che lottava contro la Fiat, Tecnagro e Confagricoltura e che arrivano sino agli Anni Sessanta e Settanta.

La memoria però è molto labile e poco riconosciuta dalle istituzioni culturali foggiane, dall’Università e anche dalle Fondazioni. Del resto il libro di De Seneen e Brescia è autoprodotto. Ogni ricerca è ancora molto spontanea e autonoma.

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