«Viviamo ancora in una società patriarcale ma spesso patinata». Michela Cerocchi della Casa delle donne di Parma e il senso di RE/SISTER!

by Anna Maria Giannone

Venerdì 17 settembre a Parma parte Re/sister! il Festival femminista organizzato da Casa delle Donne di Parma e Comune di Parma all’interno del Parco I Maggio.

Tre giorni, 17-18-19 settembre, con un fitto programma di incontri, spettacoli, musica, mostre e momenti di condivisione. 

Re/sister! è l’occasione per parlare di temi trasversali che interessano tutte le persone, senza distinzioni: lavoro, linguaggio, rispetto e sessualità. A fare da filo conduttore agli incontri saranno le parole nuove, – e talvolta “difficili”, come Shecession, Gender Gap, Femonazionalismo, Schwa – che sono entrate a far parte del vocabolario corrente.  

Partendo dalla consapevolezza che oggi ci sia bisogno di femminismo nelle relazioni – per dare dignità alle differenze, e abbattere dinamiche di forza – è stato creato un palinsesto ricco e plurale. Venerdì, nell’incontro di apertura del festival Feminology. Perché il femminismo ci fa bene, Giulia Blasi, Michela Murgia e Lorenzo Gasparrini esporranno i loro punti di vista su come il femminismo sia in grado di rendere le persone più libere e autentiche. Domenica pomeriggio invece l’incontro Il Neutro è Maschio. Per una critica del linguaggio sarà l’occasione per approfondire con Vera Gheno e Graziella Priulla il tema del linguaggio univoco e stereotipato che esclude e trascura la parte femminile e quella delle minoranze.  Non meno importanti i dibattiti che con importanti ospiti affronteranno i temi della precarietà del lavoro, della violenza domestica, del razzismo e della migrazione. A questi appuntamenti si alterneranno concerti, performance, spettacoli teatrali, reading e proiezioni attinenti ai temi del Festival.

Abbiamo intervistato Michela Cerocchi, una delle organizzatrici del Festival, attivista della Casa delle donne di Parma e ricercatrice storica del Centro studi movimenti. Si occupa di storia di genere e dei femminismi ed è impegnata nella didattica e nella formazione per il contrasto agli stereotipi e alla violenza di genere.

1) la Casa delle Donne di Parma si è costituita formalmente poco tempo fa, nel 2019. Nasce però da un impegno sociale che ha radici ben più antiche in città. Ci racconti la storia che vi ha portato a fondare l’Associazione?

Ci ha mosse un’esigenza, quella di creare un luogo (fisico e non) dove potersi ritrovare per tornare a parlare di femminismo e dei temi affini. Nella nostra città dagli anni Settanta in poi si erano creati diversi collettivi femministi ma poi si sono sciolti tra gli anni Ottanta e Novanta. Era tempo ormai di tornare su questi temi. Ormai dal 2015 ha preso forma l’ultima ondata del femminismo dall’Argentina con Ni una menos diffusasi poi in tutto il mondo, i temi della violenza di genere e dei femminicidi, del transfemminismo intersezionale avevano bisogno di un luogo dove poter essere discussi, studiati, scomposti e diffusi. Per questo abbiamo creato la Casa, perché sia uno spazio di incontro tra diverse generazioni di donne, di ogni cultura o estrazione sociale, e per tutte le persone che subiscono discriminazioni di genere.

2) Parlando di Re/sister!. C’è bisogno di un festival femminista oggi? Qual è la condizione delle donne nel nostro Paese?

Viviano ancora in una società patriarcale ma spesso patinata, celata da un presunto progresso. In realtà, anche se le cose sono certamente migliorate negli ultimi decenni, le radici di una cultura sessista sono profonde. I numeri di femminicidi parlano da soli. Rimane ancora forte lo stereotipo della donna madre e responsabile della cura altrui. Tutto questo ci fa vivere in una condizione di svantaggio, di maggior difficoltà nel mondo del lavoro e in relazioni non paritarie. Ma un festival femminista non serve solo alle donne, serve anche agli uomini. Per rendersi conto dei privilegi che hanno, degli stereotipi di mascolinità tossica che li ingabbiano e per liberarsene. E poi ci sono anche tutte le persone che non si riconoscono nel binarismo di genere e trans che subiscono discriminazioni quotidiane.

3) Nel festival ci sono incontri dedicati al tema del linguaggio femminista.

Esistono parole che hanno attraversato la storia del movimento come corpo, identità, lavoro, politica, pratiche, sessualità, violenza, oggi se ne aggiungono di nuove.

Come mai avete sentito la necessità di fare di questo tema il fil rouge del Festival.

Il fil rouge del festival saranno le parole difficili, ovvero quei temi attuali e complessi – come il sex work, la non maternità, il femonazionalismo, il linguaggio plurale – che rischiano di essere divisivi per il movimento. Ecco noi invece vorremmo trovare tempo e spazio per discutere questi argomenti, metterci in ascolto, decostruire modelli, fare i conti con i nostri tabù senza avere paura della complessità. Uno di questi è sicuramente il linguaggio: per alcuni un argomento del tutto secondario e di poca importanza ma noi siamo convinte che quello che non si nomina non esiste.

4) Al Re/sister! partecipano delle Associazioni che supportano concretamente le donne attraverso percorsi di fuoriuscita dalla violenza e sopruso. Penso alle Cuoche Combattenti di Palermo e Lucha y Siesta di Roma. Quanto è importante per queste realtà fare rete e perché?

E’ importantissimo. Prima di tutto perché spesso imprese, associazioni e centri antiviolenza hanno carenza di finanziamenti e di appoggi concreti. Fare parte di una rete significa poter contare sulla forza delle altre. E la storia di Lucha y siesta ne è la prova. Solo grazie alla mobilitazione collettiva (e alla Regione Lazio) Lucha può rimanere dove è sempre stata. Inoltre è essenziale poter diffondere storie positive di fuoriuscita dalla violenza per trasmettere il messaggio che non esistono solo le vittime, ma anche le sopravvissute, donne che sono riuscite a rompere un legame soffocante e violento e a ricostruire se stesse, una loro indipendenza economica, le relazioni con i figli e le figlie. I mass media spesso ci dipingono un quadro di disperazione che si conclude in tragedia; noi vogliamo ribadire che la forza delle donne può vincere la violenza.

5) Come vi aspettate che la città di Parma accolga questa prima edizione di Re/sister!

Siamo molto fiduciose, il festival è riuscito a muovere in città molte persone. Abbiamo più di cento volontarie che ci aiuteranno nella logistica del festival, tante associazioni saranno presenti con i loro banchetti, molti bar e ristoranti da settimane stanno usando le tovagliette del festival per farci pubblicità. Insomma in questi mesi preparatori tanti sono stati i segnali che stiamo muovendo qualcosa, ci aspettiamo che questo continui nei tre giorni di festival.

6) Come è composta la Casa delle donne di Parma?

E’ un gruppo eterogeneo di donne più o meno giovani, italiane e non, che si riconoscono in questi valori: siamo transfemministe, intersezionali, antifasciste e antirazziste. Ma soprattutto la Casa è un gruppo aperto a tutte le persone che vorranno far parte di questa realtà. Uomini compresi.

7) Quali sono i prossimi appuntamenti che state organizzando e quali sono i vostri obiettivi?

Il prossimo nostro grande obiettivo sarà trovare un luogo fisico per la Casa. In questo anno e mezzo la pandemia non ci ha permesso di abitare uno spazio condiviso e anche per questo abbiamo dirottato la nostra attività sul Festival, nella speranza che questo impegno ci potesse tenere unite in un momento in cui la distanza ci era imposta. Ora che con il Covid stiamo imparando a convivere ci dedicheremo a costruire questo spazio, ad arredarlo e a renderlo disponibile a chiunque voglia condividerlo con noi.

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