Eppure, fino al 1492, l’Europa e il mondo mediterraneo sono stati al centro della storia, della filosofia, della scienza e della cultura. E mai si sarebbe potuta immaginare una rivoluzione paragonabile a quella che la scoperta del continente a Ovest delle coste atlantiche avrebbe portato in tutti i settori della vita quotidiana. Dalla cucina all’economia, le importazioni dal nuovo mondo condizionarono profondamente, e talora travolsero, assetti rimasti stabili per millenni.
Se oggi ci sembra addirittura impossibile concepire una cucina che non contempli pomodori, patate, mais, peperoni, tacchino, cacao, ananas e altre cose, anche il panorama linguistico, derivato in larga parte dal latino, ebbe ad essere contaminato da parole ed espressioni totalmente nuove, in parte corrispondenti, ed era inevitabile, ai nomi con cui le nuove specie animali e vegetali venivano indicate nei loro luoghi di origine, in parte derivanti dalle nuove consuetudini che in quelle contrade vi appresero i conquistatori europei.
Così, in molte lingue continentali, come il francese e l’inglese, per indicare il pomodoro si trasformò la parola azteca tomatl, che divenne, rispettivamente, tomate e tomato. Il cacao, invece, in tutte le lingue mantenne quasi la stessa pronuncia del termine azteco cacahuatl. Quanto all’ananas, nelle zone caraibiche in cui era coltivato era chiamato anana, in riferimento al profumo, nana, che quel frutto emana, mentre il mais ha conservato esattamente il suono mahiz, con cui veniva indicato in centro America, così come la patata, dal quechua papa, patata, e dall’haitiano batata, che ha lo stesso significato.
Una curiosità storica, invece, riguarda gli abitanti di quelle che furono chiamate Indie Occidentali, perché Cristoforo Colombo era convinto, sulla base di una intuizione teoricamente esatta, che essendo la Terra sferica, avrebbe finito per arrivare in oriente, navigando verso occidente. Pertanto, gli abitanti delle isole del continente americano collocate tra la Florida e il Venezuela e comprese tra il Mar dei Caraibi, il Golfo del Messico e l’Oceano Atlantico furono denominati indiani, e con lo stesso termine si indicarono gli appartenenti a tutte le nazioni dei nativi americani, forzando un termine che esisteva già, ma che tecnicamente avrebbe dovuto indicare gli abitanti di quelle che poi furono dette Indie Orientali, cioè il sud-est asiatico.
Lo stesso nome geografico che all’immenso nuovo continente si diede deriva dall’intuizione di un navigatore italiano che non era colui che “l’America” la scoprì. Fu Amerigo Vespucci, infatti, a rendersi conto che non di Asia si trattava, ma di un continente del tutto nuovo, che di fatto tagliava la via marittima verso le Indie. Le lettere che Vespucci scrisse per raccontare i dettagli delle sue esplorazioni ebbero ampia circolazione e, nel 1507, il cartografo Martin Waldseemüller decise, in suo onore, di denominare “America” il nuovo continente, che da allora si chiama così.
E siccome, nei secoli successivi, le nuove ricchissime terre furono occasione di grande prosperità per gli europei che vi emigrarono e che, purtroppo per i nativi, attuarono politiche di spoliazione di territori e risorse che si risolsero nel genocidio delle popolazioni locali, nacquero alcuni particolari modi di dire. Uno di questo è “fare l’America”, cioè trarre grande vantaggio economico in una particolare situazione, o “trovare l’America”, cioè ritrovarsi immeritatamente a godere di un grande agio economico. Sempre alla ricchezza del Nuovo Mondo fa riferimento il modo di dire “lo Zio d’America”, ad indicare un parente ricco e generoso, ai cui lasciti fare riferimento per giustificare un’improvvisa ricchezza. Molti emigrati negli Stati Uniti erano riusciti, in effetti, ad accumulare ingenti sostanze, generando nei parenti rimasti in Europa l’aspettativa di favolose eredità.
La circostanza, invece, che quel continente fosse sempre stato lì, ma nessuno lo sapesse, è probabilmente all’origine del modo di dire “scoprire l’America”, cioè attribuirsi la scoperta di qualcosa che, invece, è sempre stato noto a tutti.
Insomma, le conseguenze anche linguistiche che dalla scoperta dell’America derivarono, hanno indotto gli storici successivi a datare da quell’evento, e non a caso, la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna.