Il “Giordano” delle meraviglie si trasforma in Wunderkammer grazie al TEDxFoggia

by Sara Fascia

“Wunderkammer” o stanza delle meraviglie, un termine usato in origine nel XIV secolo per indicare l’ambiente di una residenza destinato a raccogliere esemplari rari di storia naturale o artefatti ed è all’origine del concetto moderno di museo, poiché all’interesse per il meraviglioso unisce il bisogno di conoscenza sistematica. Chi ha avuto modo di assistere sabato 30 novembre al TEDx Foggia nel Teatro U. Giordano è stato catapultato in una sorta di dimensione parallela dove a fare strada sono la curiosità, l’ispirazione e sicuramente la meraviglia.

Interessante è stata la scelta della tematica, la stanza infatti è un luogo in cui ci si ferma, ma anche un luogo in cui ci si afferma, un luogo dove avvengono le creazioni dell’uomo, un luogo che può essere di tipologie infinite, con caratteri diversi, vuoto o pieno, e siamo noi a poter decidere che uso farne. Lo scopo del TEDxFoggia, attraverso i numerosi speakers che si sono susseguiti fino a sera, è stato quello di fornire vari spunti di riflessione su argomenti differenti e dare idee e strumenti per poter costruire e comporre una personale stanza delle meraviglie.

Volendo trovare un filo conduttore, potremmo pensare alla tecnologia rapportata all’uomo, tematica trattata da Stefano Fratepietro per quanto riguarda le problematiche sulla riservatezza di Google, in particolare gli assistenti vocali che possono creare problemi a seconda di come li utilizziamo e per questo è importante il “contesto di consapevolezza”; così come da Lorenzo Cappannari che ha parlato di embodiment e di come la  realtà sia ciò che vediamo, e se possiamo cambiare ciò che vediamo, allora  possiamo modificare la realtà in modo artificiale con la tecnologia trasformativa, che ci cambia e ci fa provare emozioni come la meraviglia o  il senso di flow, un coinvolgimento emotivo forte. Quanto la tecnologia abbia saputo dare all’uomo  lo hanno spiegato l’astrofisico Luciano Razzolla e Domenico Maria Caprioli, il primo  attraverso il racconto di come si è arrivati a vedere un buco nero utilizzando un EHT (Event Horizon Telescope), trasformando l’orizzonte degli eventi da un concetto matematico ad un oggetto fisico, testabile; il secondo parlando delle spedizioni dello spazio e di quanto scarseggi l’assortimento di competenze, sostituite dalle tecnologie e ha raccontato inoltre di quanto la ricerca spaziale consenta di migliorare il nostro pianeta. Di intelligenza artificiale in relazione all’uomo ha discusso invece Massimo  Chiriatti che durante il suo intervento si è chiesto se essa “Potrà ridurre la nostra capacità di giudizio? È un fine dell’uomo o la fine dell’uomo?”, senza dubbio sarà di grande supporto all’umanità ma avrà sempre un limite, infatti conclude dicendo “il computer non comprende il contesto, non pensa. La sola stanza meravigliosa è il cervello umano”. 

Nella stanza delle meraviglie quindi la tecnologia è contemplata? A questa domanda ha cercato di rispondere Pino Mercuri cercando di raccontare la sua wunderkammer, parlandoci del suo mondo aziendale, un mondo che sta cambiando, “passando dai bisogni ai desideri, dai messaggi alle storie, dal silos alle connessioni” e riguardo alla domanda precedente ci ha detto “nella stanza delle meraviglie le macchine non ci sono, non sono empatiche, la camera è umana. Tutti dovremmo averla, non deve essere giudicata alla luce di quanto appare bella ma in base a quello che ci ispira ad agire”. 

Un tema attuale e molto dibattuto oggigiorno è stato l’intervento di Francesca Vecchioni che intende per “diversity” il vedere le cose con occhi diversi, cosa che non dovrebbe essere un problema se non fosse che vogliamo avere ragione, poiché l’uomo tende a credere che la propria realtà soggettiva sia una realtà oggettiva. Il messaggio che ha lasciato è che dovremmo riscoprire il valore di riuscire a dialogare (e non litigare) con qualcuno perché sono le idee diverse che fanno crescere.

Nel lungo pomeriggio non manca l’ironia, unita ad importanti spunti riflessivi, grazie ad Arianna Porcelli Safonov e il suo “gabinetto delle meraviglie”, inteso come metafora positiva della vita umana, come luogo dove siamo umani, fragili ed indifesi. 

Una ventata di freschezza l’hanno portata i giovanissimi Valeria Cagnina e Francesco Baldassarre, che hanno parlato di un nuovo metodo di education che mette al centro il gioco, i sogni e le utopie e non si limita all’infanzia ma può essere applicato a tutte le fasi della vita di una persona. Certo “i sogni sono facilmente realizzabili”, hanno detto, “ma sono le utopie che cambiano il mondo” e continuano concludendo con un interessante motto educativo: “Impara, disimpara, reimpara”.

Di tecnologia al servizio dell’arte tratta invece l’intervento del foggiano Felice Limosani che parla di contenuti umani e tecnologie umanizzanti, lasciandoci intuire quindi che esistono due tipi di tecnologie e la sua è positiva, perché, come lui stesso ha detto: “A noi è la scelta tra il bene e il male”.

“Preferisco lo stare bene, evito lo stare male”, con questo motto ha aperto il suo discorso Cristina Milani, che parla dei benefici dell’essere gentili, una gentilezza che è innata, propria del patrimonio genetico. Essa, infatti, è attivata dall’empatia cognitiva e ci permette di stare connessi, prendendoci una pausa, di creare una cultura condivisa e ci provoca il sollievo di essere compresi e di comprendere.

Potito Ruggiero

Momenti musicali e di comicità hanno intervallato i numerosi interventi, ed infine a chiudere il TEDxFoggia ci pensa il più giovane speaker della giornata Potito Ruggiero, solo 12 anni e già sogna un mondo green, ha tanta voglia di fare del bene per il pianeta, dalle menifestazioni completamente solo durante i “Day for future”, ai piccoli gesti quotidiani per rispettare l’ambiente e la terra che è “una meraviglia da proteggere”. Un finale migliore non poteva esserci per questo evento che possiamo definire assolutamente positivo per una cittadinanza foggiana che non vede sempre il nuovo di buon occhio, ma che ha saputo partecipare numerosa (tutto sold-out) e con interesse, trascorrendo, dal pomeriggio alla sera, un sabato in teatro, teatro che si fa contenitore di cultura, di innovazione, di curiosità e soprattutto di idee, perché come ha detto il piccolo Potito: “se hai una buona idea devi coltivarla perché può diventare un progetto ed essere accolto da altri, fino a diventare realtà”, ed è quello che ci auguriamo anche per la nostra realtà cittadina.

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