Il “pensiero meridiano” di Franco Cassano

by Teresa Rauzino

E’ morto Franco Cassano. Il sociologo barese, 78 anni, autore di numerose pubblicazioni, con il suo saggio ‘Il pensiero meridiano” ha posto le basi per un ‘nuovo meridionalismo’.

“Carlo Levi sosta all’interno del mondo contadino, ne sente le profonde risonanze. Riesce ad ‘entrare’ in questo universo sconosciuto, guardandolo con occhi diversi, non pretendendo di essere la “sua cura”. Ecco perché riesce a capire la sua alterità”.

Così il sociologo Franco Cassano in apertura del convegno “Carlo Levi e il Mezzogiorno, tra passato e presente”, tenutosi al Liceo Fiani di Torremaggiore nel novembre 2001, marco’ la diversità leviana, “divergenza” che lo rendeva attualissimo proprio sulla linea di quel suo “pensiero meridiano”, che poneva il Sud Italia in posizione “altra” rispetto alla tradizione storiografico-sociologica meridionalista tuttora imperante.


Il “pensiero meridiano” di Cassano ha aperto preziosi spiragli per tutti coloro che “vivono il Sud”, i “Sud del Mondo” come luoghi densi di opportunità presenti e future, rifuggendo il vittimismo di chi ne metteva in rilievo solo i ritardi, l’ineluttabile negatività.


Una prospettiva “altra” che voleva abbandonare il facile cliché del Mezzogiorno “piagnone”, depauperato rispetto al Nord Italia. Voleva lasciarselo definitivamente alle spalle, non perché non esistessero ritardi e discriminazioni, ma per riconquistare la propria autonomia, rinunciando definitivamente alla richiesta di compensazioni elargite dagli altri, in posizione dominante, e secondo parametri decisi altrove.


La nostra collocazione nel Mediterraneo poteva diventare una risorsa, come lo fu nel passato quando questo mare “aperto” mise in comunicazione etnie, lingue, religioni e culture di terre diverse. Ciò poteva essere possibile soltanto se non si perdeva di vista la solidarietà. Evitando di essere indifferenti verso chi, nei paesi del Sud-Est del mondo, procedeva con passo diverso rispetto a quello dominante, “lento” rispetto alla “velocità” del Nord-Ovest del globo. Una scelta obbligata, se non si volevano marcare “le differenze”, ampliare le “fratture”, sempre foriere di nuovi fondamentalismi, di nuove violenze, di nuove guerre. Le fratture andavano trasformate in elementi di intesa, di dialogo, di scambi, di benessere. In che modo? “Cercando finalmente di pensarci “da noi”, e non “continuando a pensarci come ci pensano gli altri”.


” Noi, grazie alla nostra storia, siamo il risultato di incroci e “contaminazioni” incredibili – concludeva Cassano – ecco perché da sempre siamo allergici a qualsiasi tipo di “pulizia etnica”. Il nazionalismo non è una dimensione che ci appartiene, mentre siamo, invece, disponibilissimi, per convinzione interiore, alla solidarietà mondiale. In ciò siamo in posizione di “vantaggio culturale” rispetto alle regioni del Nord- Est, chiuse nel loro piccolo egoistico federalismo neo-liberista. La nostra collocazione mediterranea, così fragile e precaria, è un’altra potenziale risorsa, se è vero che la realtà non è mai tutta bianca o tutta nera, ma ricca di luci diverse, delle sfumature di luce meridiana, dei nostri colori, del colore del nostro mare, il Mediterraneo”.

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