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Venivo dalla notte
e mi hai accolto sul tuo seno,
ad occhi chiusi,
per sentire il suono incerto
dei miei passi
risalire dal profondo degli abissi,
lentamente,
fino alla tua porta.
Sul tuo corpo,
tra le tue mani,
ho imparato l’evidenza
che nasconde le parole,
l’incoerenza di sentirmi nudo
e disarmato
quando lascio i tuoi occhi
per seguire un pensiero lontano.
Hai eretto una colonna
sul mio cuore devastato
e di quel marmo
hai fatto tempio e religione
donandomi una fede
in cui credere e sperare
e un dio da lodare
per ogni istante di struggente stupore.
Ho visto tramonti di fuoco
e lune d’argento,
il mare all’alba confondersi col cielo
e stelle lontane
illuminare la notte,
ma nulla, nulla al mondo vale
la nuda verità dei tuoi occhi.