La statistica del terrore

by Enrico Ciccarelli

“Mi fido soltanto delle statistiche che ho provveduto personalmente a falsificare.” La frase, attribuita a Winston Churchill, rende bene l’idea del peculiare rapporto fra il potere e le statistiche. Specie da quando questa noiosa scienza di diagrammi e numeri ha abbandonato o messo ai margini l’antica funzione di censire, enumerare e attestare per passare a quella di indagare, sondare, predire.

I sondaggi di opinione sono di intuibile utilizzo per influenzare e modificare i fenomeni che pretenderebbero di descrivere. Probabilmente qualcuno ricorderà Gianni Pilo, il guru dei sondaggi di Berlusconi del 1994, che ebbe un ruolo non marginale nella sorprendente vittoria di Forza Italia. Da allora non passa settimana che una serie di istituti più o meno attendibili (con il “meno” largamente maggioritario) non disegni scenari e previsioni su cose che non avverranno, elezioni che non si svolgeranno, coalizioni che non si realizzeranno.

Il Circo Barnum del discorso politico-mediatico non si preoccupa ormai nemmeno più di una sia pur apparente veridicità di questi responsi, al punto che ogni talk ha il suo sondaggista di riferimento, intento a sfornare risultati che quasi sempre corrispondono perfettamente all’orientamento e alla linea del talk stesso. Un commento fatto di numeri al servizio della stessa posizione o prevenzione del committente. Ma l’uso strumentale non si ferma certo ai sondaggi “soggettivi”.

Oltre alla pelle di zigrino cui vengono sottoposti i dati Istat per piegarli alle proprie finalità, va anche segnalato come il singolo dato, svincolato dal contesto, abbia un paradossale ribaltamento di senso: così, nel trimestre più tragico della storia economica del dopoguerra (-4,6% di Pil) la statistica ci dice che i disoccupati sono diminuiti. Non perché ci siano più posti di lavoro (au contraire!) ma perché ci sono meno persone che sperano di trovarlo, e quindi non lo cercano.

La fase suprema della prostituzione della statistica a interessi politici di parte l’abbiamo comunque vista in Italia con l’epidemia Covid-19, ad opera del cosiddetto Comitato Tecnico-Scientifico. Si deve ai tecnici incaricati da loro la “Indagine-fine-di-mondo” (cfr. Peter Sellers e il Dottor Stranamore) che avrebbe fortemente rallentato le intenzioni del Governo per la Fase Due.

Chi voglia divertirsi a consultare il documento originale lo trova qui http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1389403.pdf. Non mancano in rete articoli critici (e anche autentiche demolizioni) su questa indagine, come questo

https://www.scienzainrete.it/articolo/costi-e-limiti-della-precauzione-suggerita-da-discutibile-report-scientifico/giovanni-dosi?fbclid=IwAR0TDOqPnA4RSV7McxC7MgoLqdUJ-TSyLXtU1OjN-ri1q93J-STZtm6W-jk

La disamina tecnica di questo studio è oltre le capacità e gli interessi di chi scrive. L’articolo che state leggendo postula un’intenzione esplicitamente terroristica di chi ha fatto redigere lo studio e di chi lo ha diffuso. Perché al Cts o al Governo sono brutti e cattivi? No. Perché la dinamica che ha portato, dopo una prima fase da operetta, al lockdown più restrittivo al mondo fuori da Wuhan, deve essere giustificata con scenari catastrofici e apocalittici che sono obiettivamente poco credibili.

A precario supporto di questa linea l’ineffabile Andrea Urbani, Direttore Generale del Ministero della Salute (quello del documento secretato perché “faceva impressione”), aveva spiegato al Corriere della Sera che le iniziative restrittive prese dal Governo hanno “salvato dalla morte” da 500mila a 800mila persone in Italia. Una statistica basata sulle affermazioni di non ricordo più quale oracolo del Regno Unito e ovviamente ridicola. Ma non bastava.

Il popolo bambino, tendenzialmente irresponsabile e capriccioso, da vessare con ogni sorta di paternalismo e sadismo burocratico non andava solo tenuto al guinzaglio (e fornito di museruola, come vorrebbero gli “intellettuali” dell’appello del Manifesto), ma anche debitamente spaventato. Come si fa?

Semplice: si formulano alcune decine di scenari con indice decrescente di gravità. Si parte dall’ipotesi che si tolgano tutti i limiti (cosa che naturalmente nessuno propone o ha in animo di proporre) e si viva come si è sempre vissuto: sulla base di un numero (quello dei contagiati) del tutto ipotetico e assumendo criteri di propagazione dell’epidemia che non hanno alcun riscontro in tutto il pianeta, si determina una cifra apocalittica di malati bisognosi del ricovero in terapia intensiva, su posti letto che ovviamente non ci sono e non ci sarebbero neanche con i miracoli.

Uno scenario che –dicono i suoi stessi presentatori- non è realistico. Ma è quello su cui sparano i titoli tutti i giornali, così che l’effetto terrore è garantito, insieme alla naturale conseguenza di stringersi intorno al potere costituito, a “coloro che sanno”, nel modello “dammi la tua libertà e io ti darò sicurezza” che è il fondamento perenne di tutti i regimi autoritari.

Molto interessante vedere come la statistica del terrore si preoccupa di blindare le scuole. L’atto di chiuderle (che il più accreditato studioso italiano della materia in ambito internazionale, il direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi, giudica “un errore”) è stato compiuto in quasi tutta Europa. Ma noi siamo stati i primi a chiuderle e progettiamo di essere gli ultimi a riaprirle. Prevedere una mattanza (58mila ricoverati in terapia intensiva) in caso di riapertura immediata è un modo per assolvere e rendere indiscutibile questa scelta.

Non una parola, invece, sugli scenari in positivo: di quanto si riduce il contagio se tutti osservano il distanziamento fisico? Di quanto se tutti indossano le mascherine (e quali)? Perché non si cerca di suscitare una dinamica premiale, un modo per il quale il cittadino possa sentirsi protagonista di una battaglia comune. Deve stare nell’angolo, impotente e spaventato, mentre qualcuno pensa al posto suo.

“Ci sono tre tipi di bugie: le bugie semplici, le bugie madornali e le statistiche” diceva un altro protagonista della politica britannica, Benjamin Disraeli. Chissà se il vecchio leader dei tories avrebbe creato un ulteriore grado di mendacio chiamandolo “statistiche del terrore”.

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