In sella, per la transumanza dei cavalli bradi sul Gargano

by Luca Pernice
Transumanza-dei-cavalli-6, copertina

Criniere al vento, giumente e puledri che, a tratti, corrono  pancia  a terra; il rumore degli zoccoli che rimbomba facendo tremare la terra. Non siamo nelle distese praterie del Wyoming e i cavalli non sono i selvaggi mustang. Ma lo scenario non è meno incantevole e affascinante. Siamo sulle montagne del Gargano, in provincia di Foggia, un territorio amato da Federico II, lo Stupor Mundi, dove due volte l’anno si svolge la transumanza dei cavalli bradi. Si tratta di cavalli autoctoni, oltre un centinaio, che tra maggio e giugno – quando le giumente hanno dato alla luce i loro puledri – vengono accompagnati in montagna dove possono godere di temperature più fresche.

Un evento antichissimo che la famiglia Lombardi, storici allevatori del Gargano, si tramanda da generazioni, tanto che è quasi impossibile stabilire quando i loro primi cavalli solcarono questi territori.

Un evento, diventato anche un richiamo turistico, grazie alla intuizione di Michele Prencipe, presidente del centro equestre Posta Ruggiano di Manfredonia che, ogni anno, porta cavalieri e amazzoni a provare l’ebbrezza di cavalcare per tre giorni insieme ai cavalli bradi. Un viaggio, che sembra un ritorno all’antico, e dove è possibile gustare sensazioni, emozioni difficili da trovare nella vita quotidiana: dallo scenario del territorio alle prelibatezze del posto che si possono mangiare durante questo viaggio di oltre sessanta chilometri.

La piana

Tutto ha inizio il venerdì pomeriggio nell’azienda di Angelo e Antonio Lombardi. Qui, nella piana di San Giovanni Rotondo – il territorio dove ha vissuto e dove è morto San Pio da Pietrelcina – si incontrano i cavalieri, ognuno con il proprio fidato cavallo. Si fa un primo briefing per controllare l’attrezzatura e, soprattutto, lo stato di salute del cavallo. “Un viaggio particolare – ci spiega Michele Prencipe – e certamente imprevedibile, di sicuro non facile. Accompagnare i cavalli bradi non è come accompagnare le mucche che solo raramente aumentano l’andatura e dove tu sei solo un accompagnatore perché loro già sanno dove andare”.   Una cena con i prodotti locali preparata dall’agriturismo della famiglia Lombardi, e i racconti delle precedenti transumanze chiudono la serata. Poi tutti a dormire.

L’odore del caffè e della marmellata è la sveglia per i cavalieri che si alzano quando il sole sta ancora spuntando e dai cavalli si nota il calore che esce dalle narici. La colazione è frugale, poi tutti in sella.

Comincia l’avventura. Pochi accenni, di passo, trotto ed eccola lì davanti a noi: la prima parte della mandria. Siamo nella piana della “Polveriera” dove una settantina di cavalli stanno aspettando. Qualche puledro è ancora intento a bere il latte dalla madre, qualcun altro ne approfitta per sgranchirsi le zampe.  Appena ci scorgono alcune giumente rizzano le orecchie, allertando anche le altre: un uomo a cavallo non è un’immagine consueta per loro, incute diffidenza. E’ uno spettacolo bellissimo, quasi impossibile da raccontare. Sembra di ascoltare “La piana dei cavalli bradi” di Claudio Baglioni: “scalpitai, scartai, m’impennai, scalciai, galoppai, saltai, m’involai”. E allora anche noi ci involiamo verso di loro. Chi al passo, chi al trotto leggero. Ci hanno detto di avvicinarci con calma, senza spaventarli. Davanti a noi Angelo Lombardi, che sembra uscito da un film di John Wayne. Dirige il suo cavallo verso la mandria dove ha  individuato il capo branco: una cavalla grigia, più anziana delle altre. Sembra quasi che tra lei e il cavaliere ci sia un accordo. Dopo tanti anni la cavalla sa che sta per cominciare il viaggio della sua mandria.  I settanta cavalli si incamminano, scortati da noi. Si legge chiaramente nei volti la nostra emozione, vedendo tutti quei cavalli muoversi all’unisono, guidati da movimenti e atteggiamenti a noi sconosciuti ma che sono parte del linguaggio del branco.

La mandria

Dopo qualche chilometro, quando tutto sembra andare per il meglio accade l’imprevisto: una parte della mandria, per iniziativa di qualche giovane puledra  comincia a girarsi verso la zona di partenza – sono sempre animali di branco – e comincia la fuga verso il posto sicuro dove dimoravano nelle settimane addietro. Per noi il lavoro serio, alcuni con i cavalli più affidabili, partono al galoppo per aggirare la mandria verso  il capo branco. Angelo, impartisce ordini che devi capire al volo. Dopo alcune manovre di accerchiamento il tutto si ricompone. Quello che si prova è soddisfazione per aver fatto qualcosa che vedi solo nei film.

Ci inoltriamo nella boscaglia del Gargano, la classica “macchia mediterranea”, dove il marrone del terreno si confonde con il verde degli arbusti e degli ulivi secolari. E’ in questa terra, arida e pietrosa, che i cavalli dei Lombardi si sono fatti gli zoccoli. Ma anche i nostri cavalli. Sono Murgesi, splendidi destrieri neri che la leggenda vuole arrivino proprio dalla selezione voluta di Federico II. 

Un libro davanti a noi

Il sole inizia a scaldare le selle. E il caldo lentamente si fa sentire, come la difficoltà del viaggio.  Iniziano le prime salite. Lo spezzafame è un frugale panino che mangiamo mentre facciamo riposare i nostri cavalli. Una pausa che è anche l’occasione per continuare ad ammirare il branco. Sembra di leggere uno di quei manuali di etologia, che va tanto di moda negli ultimi anni. Ma questa volta il libro è qui, proprio davanti a noi. E non abbiamo bisogno di sfogliarlo. Da una parte della radura a brucare ci sono quelli che dovrebbero essere i cavalli più giovani. Sono tutti insieme in una specie di circolo, protetti da quelli più anziani. Ogni tanto alzano la testa, si guardano intorno, muovono le orecchie e poi tornano con il muso sulla terra alla ricerca di qualche nuova erbetta da strappare.

Ma la pausa dura poco. Pochi minuti e siamo di nuovo in sella. Angelo Lombardi torna a guidare il gruppo e noi dietro a lui con gli occhi che si muovono da sinistra a destra, lungo tutto il branco. E’ una lunga scia di cavalli. Qualcuno si muove a gruppi, qualcuno singolarmente. Anche tra questi cavalli si creano le “amicizie” soprattutto tra i più giovani. Ce ne accorgiamo dal loro movimento.  Si controllano l’un l’altro, senza perdersi di vista. Qualche volta ci scappa anche qualche morso sul dorso. Lo stallone è il cavallo che resta dietro a tutti, che controlla tutta la mandria.  Alcuni di noi, con i Lombardi, aprono la pista. Altri seguono il branco ai lati controllando che nessun cavallo esca dalla colonna: in ogni comunità ci sono i ribelli che si comportano diversamente dagli altri e, come è accaduto prima, possono trascinare il resto della mandria fuori dal percorso. Seguiamo cosa fa la mandria.

Al galoppo

Lo spettacolo inizia quando i cavalli bradi iniziano a galoppare. Li seguiamo sulle distese di grano appena tagliate. Non manca il timore che anche i nostri quadrupedi si facciano prendere dalla frenesia e inizino a galoppare a pancia a terra, facendo a gara con quelli bradi. Ma i nostri murgesi sono cavalli affidabili; animali veterani che rispondono bene ai cavalieri. Ma, soprattutto, sono cavalli sicuri che non hanno paura di nulla e che si trovano benissimo a muoversi su terreni rocciosi, come quelli della macchia mediterranea del Gargano.

Il sole inizia a calare e qui, sulle montagne del promontorio garganico, la temperatura scende, anche se siamo a fine maggio. Fortunatamente ci appare una delle masserie dei Lombardi, nei pressi di Monte Calvo. Il tempo di radunare la mandria in una piana e sistemiamo anche noi i nostri amici cavalli. Questa sera per loro doppia razione di tutto, di cibo ma anche di coccole. Se le sono proprio meritate.

Il ristoro

Noi, invece, ci siamo meritati una deliziosa cena con prodotti locali: pasta fatta in casa, carne alla brace, formaggio podolico, vino del posto. Tutto condito dal caldo di un camino e dagli immancabili racconti di Angelo Lombardi e di Michele Prencipe sulle avventure e disavventure avvenute nel corso di questi anni di transumanza dei cavalli bradi. Qualcuno non c’è la fa a sentire la fine dei racconti e si sistema a dormire, ancora vestito, nella branda che gli è stata assegnata. I più stanchi riescono a dormire anche sulla poltrona.

Alle sei e trenta la sveglia è per tutti. Colazione veloce e poi di corsa alle improvvisate scuderie  a preparare i cavalli. Oggi il viaggio sarà più breve ma più difficile, perché quasi tutto in salita e perché ai settanta cavalli se ne aggiungeranno altri trenta. Saranno, dunque, oltre cento i cavalli che questa mattina ci toccherà condurre. Mentre preparo il mio cavallo, pensando a come sarà la mia giornata, rimango, nuovamente  affascinato, dalla visione di tutti quei cavalli liberi di pascolare.  C’è chi continua a brucare l’erba indisturbato, chi si concentra sul “mutual grooming”, mordendosi a vicenda criniera e garrese. I più vivaci non la smettono di giocare e rincorrersi tra loro.  In una piccola altura intravedo due cavalli: sono entrambi grigi e hanno lo sguardo rivolto verso la montagna, la loro meta. Il vento gonfia le loro folte criniere: sono destrieri meravigliosi.  Ad un tratto i cavalli, tutti, si bloccano, si fermano. I loro sguardo è diretto verso un punto preciso della masseria. Da lì, da quel punto Angelo Lombardi si incammina verso il branco. Un urlo, per noi insignificante, per la mandria è il comando di partenza. Gli animali iniziano a muoversi, al passo.  Verso la salita. Verso Monte Calvo.

La bellezza

Nonostante la strada in pendenza sembra che i cavalli abbiano capito che il viaggio volge verso la meta e qualcuno inizia a trottare, distaccandosi dal gruppo. Così, improvvisandoci stambecchi, e mettendo a dura prova i quadrupedi che cavalchiamo e noi stessi, iniziamo a galoppare in direzione dei “fuggitivi” per riportarli nel gruppo.  Una volta tornati nei ranghi, questa volta siamo noi che ci fermiamo. Un po’ per stanchezza, un po’ per ammirare per l’ultima volta la bellezza e unicità di questa mandria. Qualche chilometro davanti a noi, sulle pendici della montagna c’è una chiazza: una enorme macchia scura che si muove. Ora sta galoppando. E’ lei, la nostra mandria, i cento cavalli che ormai hanno raggiunto Monte Calvo, la loro nuova casa. Un ultima galoppata e anche noi siamo sulle pendici della montagna. C’è fresco. Quel fresco che questi cavalli cercavano. Il loro viaggio è terminato. Ora possono continuare a brucare la verde erba del Gargano.

Anche il nostro viaggio è terminato. Tra un po’ ripartiremo per il ritorno. Siamo stanchi. Tutti i nostri muscoli, anche quello più piccolo ci fa male. Ma la mente torna ancora una volta a quei cavalli. Liberi di galoppare tra gli uliveti, tra il grano appena tagliato. I loro nitriti, i loro sbuffi, i loro zoccoli sul terreno li sentiamo ancora. E li sentiremo per molti giorni ancora, mesi. Fino a quando non decideremo di ripartire nuovamente in sella per accompagnare, ancora una volta, questi cavalli.

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