Luigi Damiani, Calenella e il campeggio sul Gargano. “Sembrava un gioco e invece è diventata la mia vita”

by Daniela Tonti

È un’altra Montagna Sacra, un altro mare, ciò che si scorge negli occhi e nei ricordi di Luigi Damiani, imprenditore, ex sindaco, progressista ed illuminato, di Vico del Gargano, musicista e amico, un tempo, di Andrea Pazienza.

Tutta la sua vicenda di vita e di attore economico a Calenella, una tra le spiagge più affascinanti e incontaminate del Gargano, nonostante ogni anno si susseguano mille tentativi di distruggere la piana, parte dalla capacità di guardare al territorio della Puglia Nord, con un duplice sguardo. Interno ed esterno, largo, partenopeo. La sua esperienza politica nel Pd e da amministratore, terminata qualche anno fa, aggiunge poi ad ogni riflessione ed analisi un rovello pratico per cercare soluzioni a quello che sul Gargano appare sempre inguaribile ed immutabile.

Noi di Bonculture lo abbiamo incontrato, il suo racconto è un fiume in piena, tra passioni civili, memorie e sogni.

“Io vengo da Napoli ma la mia famiglia è garganica. Mio padre era di Vico, mia madre era nata a Napoli, ma la sua famiglia era di Vico infatti era la famiglia di mia madre, i Della Bella, ad avere una grande azienda agricola zootecnica sul Gargano. Mio padre faceva il magistrato prima per tanti anni a Santa Maria Capua Vetere e poi a Campobasso. Mio padre era un appassionato di tutto. Anche dal punto di vista agricolo si inventava cose nuove, cose innovative nell’azienda che ha portato avanti per tanti anni. Le sue furono cose nuove per il Gargano”.

“È stato il primo a portare dei bufali: lavorando nel napoletano ovviamente conosceva queste realtà. Guardando questi esempi di insediamenti turistici immaginò a Calenella, che era un’azienda zootecnica, di creare un campeggio. E nel 71 si adoperò per tutti gli adempimenti e nel 1972 aprì. Posso dire che io c’ero, ma avevo 16 anni, ero un ragazzino: io e le mie due sorelle fummo coinvolti molto emotivamente. Il nostro campeggio non è stato il frutto di un investimento finanziario, ma più il frutto di un investimento emotivo su quella zona”.

Damiani ricorda quegli anni con commozione.

IL CAMPEGGIO

“Abbiamo cominciato ad appassionarci, andavamo a scuola a Napoli all’Università, ma non vedevamo l’ora di tornare a Calenella per occuparci del campeggio, mi piaceva molto l’idea che potesse diventare qualcosa di bello. Per me tutto questo va avanti fino alla fine degli anni 70. In realtà mio padre è stato male, poi è morto e io ho continuato, prima con l’aiuto delle mie sorelle, a gestire questo posto. Sembrava un gioco, ed invece è diventata la mia vita. Studiavo a Napoli, pensavo di fare tutt’altro e mi sono ritrovato a fare questo. Ritengo di essere stato anche un privilegiato a fare un lavoro comunque bello che ti fa vivere a contatto con tante persone, che ti fa conoscere tanta gente e che poi è una formidabile postazione per capire come cambia il mondo, come cambiano i ragazzi, le persone, le tendenze, le situazioni”.

Già, come cambiano i ragazzi? L’imprenditore rammenta i primi sognatori del Gargano.

“I primi non erano garganici, il primo albergo molto innovativo in quegli anni è stato realizzato nella litoranea tra Vieste e Peschici, il Gusmay o il camping della società Eurotouring. Il Gargano era una realtà sostanzialmente rurale, un po’ di pesca ma era soprattutto una zona rurale. Poi è cominciata a venir fuori questa opportunità e ci sono stati quelli che l’hanno colta per primi, ci sono state famiglie garganiche che hanno colto l’occasione.  Nella generalità dei casi non ci sono stati dei grandi investimenti tanto è vero che sono nati dei campeggi. I campeggi erano la forma più economica di realizzazione di una struttura ricettiva turistica, però anche da un punto di vista urbanistico c’era una sorta di confusione. Mi ricordo che all’inizio degli anni 70 non si sapeva nemmeno come classificare dal punto di vista urbanistico il campeggio. Tant’è che a Vico nel 1974, quando fu redatto il vecchio programma di fabbricazione, i fondi che erano già campeggi con relative concessioni e autorizzazioni comunali, vennero classificati come verde agricolo e questo ha generato un fraintendimento che è durato decenni. Vivemmo l’ impossibilità come proprietari – tra cui c’ero anche io – di poter accedere a misure turistiche o al credito, perché dal punto di vista urbanistico se facevamo un certificato usciva sempre verde agricolo. Questo la dice lunga su come in quegli anni potesse essere intesa la programmazione anche turistica”.

A Calenella come vi siete regolati? Non sono mancati detrattori, vero?

“Non ci era nemmeno consentito dal punto di vista urbanistico di cambiare e fare modifiche. Noi siamo sempre stati molto attenti. Non abbiamo mai avuto questa capacità di improvvisare in maniera creativa. Non abbiamo mai attinto a quell’arte dell’edilizia spontanea – come la definì un amministratore delle nostre parti – o per lo meno abbiamo pensato di rimanere sempre nel solco. In realtà non è stato solo per questo. Camminando sempre un passettino alla volta e non avendo un’attività che generava profitti altissimi, abbiamo dovuto mantenerci nel solco delle possibilità reali di quello che potevamo fare. Negli anni però abbiamo consolidato la struttura”.

Com’è cambiato il campeggio negli anni? I ragazzi lo amano ancora?

“Chi sceglieva di fare il campeggio, specialmente negli anni 70, lo sceglieva. C’era ancora forte il concetto di villeggiatura, ma io ricordo che già negli anni seguenti in quella che venne definita l’austerity del ’74-’75 in realtà vedemmo che il campeggio cominciava a diventare una forma di vacanza estremamente popolare anche da chi non aveva nessun approccio di tipo naturalistico, da chi voleva fare delle vacanze, non ci voleva rinunciare e cercava delle forme economiche per farle. Questo creava anche problemi nella gestione, perché dovevi mettere insieme esigenze diverse: c’era chi voleva divertirsi in maniera anche “caciarona” e chi reclamava il diritto al silenzio e alla natura. All’inizio c’era di più questa frattura e poi si è creato un equilibrio.  Ed è una forma di vacanza che è durata tantissimi anni.

Adesso il campeggio, intendendo per campeggio la tenda e la roulotte, non esiste quasi più. Anche tutto quel movimento tedesco, che era evidente e centrale, oggi è diventato marginale, perché sono nati tantissimi aeroporti ovunque. Prima il marco consentiva un potere di acquisto in Italia molto forte e i prezzi del carburante erano accessibili, oggi tutto questo non c’è. Non che non ci siano turisti dall’Europa del nord che scendono, ma non ci sono più quelle presenze così massicce”.

LE INFRASTRUTTURE

Parlare del Gino Lisa inevitabilmente riaccende in Damiani la passionaccia politica.

“Finché sono stato sul pezzo, facevo l’amministratore, rimanevo stupito da questa nostra indeterminazione tutte le volte che si parlava di aeroporto quando si parlava con i sindaci in Provincia. Mi ricordo anche quella fase in cui la politica aveva abdicato e c’erano i comitati. Io personalmente, forse per un mio limite di apprendimento, non sono mai riuscito a capire quali fossero le reali premesse tecniche. Non sto parlando delle volontà politiche. Poi non ho seguito più di tanto.  Certo è che se noi dall’aeroporto di Foggia facciamo solo i voli per Torino Palermo non abbiamo risolto nulla”.

A differenza di tanti però non vede nessun vantaggio in Bari Palese. “È impensabile proporsi indicando come scalo aeroportuale una località la cui distanza necessita di un viaggio più lungo del percorso aereo. Ci si mette un’ora per arrivare a Bari e tre ore sul Gargano. La realizzazione dell’aeroporto a Foggia la vedo difficile ma sarebbe una boccata di ossigeno, come la creazione di qualche altra infrastruttura come la superstrada”.

E la superstrada del Gargano è davvero utile?

“Sulla superstrada ho qualche perplessità. Molti pensano che quelli che sono raggiunti dalla superstrada remino contro rispetto a quelli che non lo sono. L’accusa è: io che sto a Vico, ho la superstrada che arriva e non mi interessa che arrivi anche a Vieste. In realtà mi interessa ugualmente, perché ho a cuore che la mobilità sia più agevolata. Tuttavia ritengo che dal momento che tra Peschici e Vieste ci sono già tre direttrici, crearne una quarta sia un po’ arduo, sia dal punto di vista paesaggistico sia dal punto di vista economico, come spesa, perché con una spesa relativamente inferiore si potrebbero creare degli interventi sulla statale 89 per velocizzarla. Ci sono alcuni punti che possono essere collegati con una bretella. Evitando di individuare un nuovo percorso che prevede un’identificazione catastale, espropri, un lavoro enorme dai tempi lunghissimi”.

Secondo Damiani, come spiega, “anche l’allargamento o la realizzazione di piccole bretelle per velocizzare il tragitto richiede un lavoro non indifferente”. C’è concreta realizzabilità? “Di questo allungamento ne stiamo parlando da vent’anni o venticinque anni e se vogliamo essere concreti dal punto di vista realizzativo dobbiamo capire che forse delle difficoltà dal punto di vista oggettivo esistono. E allora creare una velocizzazione del tratto stradale esistente – con l’eliminazione di alcune curve e allargamenti con piccole bretelle che possono togliere tratti di tornanti – sarebbe forse la soluzione migliore per questi Comuni che hanno bisogno di velocizzare la mobilità a loro dedicata. In un quadro generale di miglioramento della rete stradale vedrei bene anche la velocizzazione della strada del Gargano Nord in modo che dai Comuni di Cagnano, Sannicandro, Carpino, Rodi, Ischitella, Vico si raggiunga più velocemente l’ospedale di San Giovanni Rotondo”.

SERVIZI

Da sindaco Damiani si è battuto molto su due temi, che restano a tutt’oggi i punti fragili del Governo di Michele Emiliano e della storia quindicinale del centrosinistra in Puglia: rifiuti e sanità.

La sua posizione è sempre stata molto netta.

“Il Gargano è un posto turistico che fa 5 milioni di presenze turistiche l’anno e non ha un presidio ospedaliero. Oggi parlare di queste cose è tabu, perché c’è San Giovanni Rotondo, va bene, ma potremmo fare in modo che almeno ci si possa arrivare in maniera più agevole”.

Secondo l’ex sindaco il tema è reso complesso e per una reale difficoltà strategica sanitaria e per il consenso elettorale, che, come osserva, “spesso si contrappone al buonsenso”.

“Se siamo chiamati a rispettare delle percentuali di posti letto per abitante non è nemmeno pensabile che questi si rispettino facendone una concentrazione tripla o quadrupla in una zona e zero assoluto in altre zone, che sono le stesse che fanno registrare le incidenze turistiche di cui parlavamo. Diamo per buono l’impossibilità di immaginare un ospedale perché è pur vero che oggi la sanità è anche servizi sul territorio buoni e di eccellenza, però ecco almeno dovremmo lottare per ottenere la possibilità di raggiungere un presidio di eccellenza in maniera un po’ più agevole”.

Insomma, va migliorata la rete di viabilità per il raggiungimento di San Giovanni, a suo avviso. Occorrerebbe puntare sulla viabilità interna, poco battuta, ma molto performante in termini di tempo, se fosse velocizzata. “Sarebbe doveroso senza voler parlare di Ospedale del Gargano, sia per i bisogni della cittadinanza sia per una visione turistica più sensata”.

365 E PROMOZIONE TURISTICA

Una cosa è impensabile a Calenella: la destagionalizzazione. Solo chi è del luogo può amare certi scorci del Gargano d’inverno.

“Secondo me non bisogna mai superare quel limite sacrosanto che c’è tra una sana ambizione e una velleità- dice senza mezzi termini l’imprenditore turistico- Finché parliamo di ambizioni va bene ma se vogliamo parlare di ciò che non sta né in cielo e né in terra, dobbiamo fare i conti con la realtà. Parlo per me e altre strutture. Io sto in una zona che non è un centro urbano, sto in una zona decentrata e la struttura per girare al minimo ha un meccanismo importante e costoso. Chiederci di restare aperti non ha senso e convenienza. Diverso il discorso per quelle piccole strutture, per le quali fino a dieci o venti anni fa poteva essere velleitario proporre la destagionalizzazione, ma che oggi vivono questa opportunità come una proposta reale. C’è una domanda che può essere sufficiente per far sì che si crei una piccola economia turistica”.

C’è stato qualche tentativo per restare aperti e attivi d’autunno? “Sì, con molta difficoltà in autunno organizzavamo una mostra di funghi che utilizzava questa suggestione e questo grosso attrattore per portare gente a Vico. Il tentativo era di dire: venite perché c’è la mostra dei funghi. Ci si rivolgeva quindi ad un’utenza che sta nel raggio di 100-200 km al massimo, un turismo di prossimità, per passare un fine settimana a Vico. Il messaggio era: stare a Vico è bello, è piacevole e si può venire a che in altri periodi dell’anno, non solo d’estate. La stessa cosa vale per l’esperimento di San Valentino”.

Le suggestioni però, per Damiani, vanno sempre riempite di contenuti economici, di chiarezza, di serietà programmatica. Torna il politico a parlare.

“È chiaro che devono esserci altre azioni, una capacità di integrazione: la base è che ti do il letto dove dormire, dove mangiare, la strada dove passeggiare, ma l’integrazione tra queste offerte la fa l’intrattenimento, ossia gli eventi legati a quel fine settimana, che possono essere una rassegna, un concerto. A parole sembra facile. Nei fatti non lo è. Devi avere le strutture adeguate, forse venti anni fa non c’era questa predisposizione. Oggi è cresciuta la soglia di attenzione e sensibilità. È cresciuta l’offerta enogastronomica, oggi il turismo non puoi separarlo da questo aspetto, va offerto un livello medio alto”.

E aggiunge: “Un evento fatto a San Valentino va promosso adesso, se l’obiettivo è fare venire le persone, devo avere la capacità di interloquire con un po’ di agenzie per promuovere il pacchetto. Ma per poter interloquire devo sapere che la manifestazione la faccio. Sembra una banalità, ma se io sono legato ad un finanziamento non posso rischiare di fare il 13 al totocalcio e organizzare qualcosa che non sono sicuro di poter fare. Se è un di più mi butto lo stesso, ma se lego la realizzazione al solo finanziamento e me lo dicono un mese prima, io ho solo un mese per organizzare. Inoltre è necessario il coordinamento per mettere insieme persone che non sono abituate a fare rete. Devo essere sicuro di farlo l’evento per arricchirlo di contenuti”.

A conclusione della nostra lunghissima chiacchierata, l’ex sindaco ritorna sui suoi passi e su quell’esperienza politica, che forse ha interrotto troppo presto. Per sua volontà e per la scelta di dedicarsi di nuovo ai libri, ai dischi, alla natura.

“Non riesco a fare a meno di inserire nelle riflessioni delle considerazioni frutto di un’esperienza amministrativa che comunque ti aiuta. Siamo abituati a leggere la realtà con una serie di considerazioni circa la possibilità di fare delle cose, in maniera semplice. Invece dal punto di vista reale, amministrativo, ci sono tutta una serie di passaggi e attenzioni che hanno anche il loro perché. Quando parlo di queste cose non riesco a non inserire riflessioni che sono frutto dell’esperienza amministrativa. Ho sempre creduto di poter essere promotore e di poter creare una situazione dedicata ad Andrea Pazienza, ho avuto modo di condividere con lui tanti anni e tante esperienze e mi piaceva l’idea che Calenella potesse essere legata a lui dal punto simbolico. In effetti l’ho anche fatto, ho organizzato delle cose per legare il nome di Andrea al nostro posto. Quest’anno seguo la Proloco che sta mettendo insieme alcune iniziative, come lo spettacolo teatrale, un lavoro molto bello dedicato ad Andrea Pazienza. Abbiamo realizzato delle cose per promuovere l’enogastronomia, abbiamo presentato qualche libro, quest’anno è purtroppo venuta meno una piccola web serie “Le ragazze di San Menaio”, ma ci rifaremo il prossimo anno”.

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