Mònde, quando il cinema documenta l’atto rivoluzionario del cammino

by Antonella Soccio

Diversità, comunità, tradizione. A ogni passo si vivono queste dimensioni e ci si rende conto che non è miope usarle come possibilità di rigenerazione e rinascita sociale. Tanto più se questi valori sono introiettati in un documento filmico, in un racconto per immagini, che non sia né giornalismo né fiction o autofiction. È questo Mònde, il primo festival cinematografico dei Cammini, il cui nome si rifà al termine dialettale con cui è chiamata la cittadina di Monte Sant’Angelo, ma al contempo rinvia anche al “mondo”, ad un altrove universale.

La 2^ edizione di “Mònde” –– si terrà da giovedì 10 a domenica 13 ottobre 2019, dentro il quartiere storico e identitario della città dell’Arcangelo, il Rione Junno e all’interno del Parco Nazionale del Gargano.

Luciano Toriello, regista e documentarista pugliese e ideatore di Mònde è a Venezia in questi giorni insieme alla dirigenza culturale della Regione Puglia, col dirigente Aldo Patruno e la presidente dell’Apulia Film Commission Simonetta Dellomonaco con due cose distinte dentro lo showcase della Puglia al Festival del Cinema di Venezia.

La sua creatura Mònde è stata protagonista, insieme a “Social Film Fund Con il Sud” e ai progetti “Ciak” e “Circe”, del focus dedicato alle produzioni sostenute da Apulia Film Commission e Regione Puglia.

A Venezia Toriello ha presentato anche La luce dentro, uno dei dieci progetti documentaristici selezionati tra 100 dalla Fondazione per il Sud dalla giuria presieduta da Gennaro Nunziante.

A Bonculture ha raccontato un po’ della sua esperienza e dei suoi lavori. Mònde è qualcosa di completamente nuovo nel panorama culturale meridionale. È insieme un festival, ma anche una ricerca di essenza, una strada non battuta per il turismo sia esperenziale sia didattico.

Da anni Toriello, regista talentuoso, ha abbandonato la fiction per dedicarsi ai documentari.

“Con la Fondazione per il Sud, bisognava raccontare il terzo settore nel Sud Italia- spiega- il mio documentario è anche una promozione del territorio, con 2 associazioni: Paidos di Lucera, casa famiglia e centro diurno, che si occupa di bambini svantaggiati, e Lavori in Corso, che organizza attività in carcere. Ho creato un collegamento tra queste due realtà, concentrandomi sul diritto alla genitorialità. Con La luce dentro mi sono chiesto che fine fanno i figli di chi è detenuto. Hanno delle tutele? Ho conosciuto che sì, grazie a delle associazioni si ricostruisce una sorta di famiglia. Nel documentario c’è un incastro tra le due associazioni. È questo il mio linguaggio perché trovo che la telecamera debba essere utile a dare voce a chi non ne ha, come un megafono. Il mio è cinema del reale, a tratti può sembrare fiction, perché con la famiglia si è rotto il muro, le conversazioni sembrano molto vere, è cinema verità”.

Tutt’altra storia invece Mònde, il primo festival del cinema dei Cammini e dei camminatori, che si inserisce nella strategia della Regione Puglia, il Piiil cultura, che sta cercando di strutturare non solo le infrastrutture fisiche dei percorsi tratturali e della Via Francigena in Puglia ma anche di “inventarsi” quasi un turismo rurale, lontano dai grossi centri, balneari e culturali, della Puglia, ormai noti e location-cartoline di grido per tutti i turisti e i cittadini nazionali e internazionali.

Camminare è come respirare. Con quell’atto quasi anacronistico, in un globo lanciato ad alta velocità, il corpo si ribella alla biopolitica che vorrebbe controllarlo, dominarlo, fissarlo e chiede che vengano rispettati i suoi ritmi, riscoperti i sensi, valorizzate le capacità. Già questo è un modo per sovvertire il quotidiano.

Donatella Di Cesare

“Bello è green. Chi si mette in cammino è alla ricerca di se stesso non solo dal punto di vista spirituale- rileva Toriello- mi sono chiesto cosa vivessero i pellegrini al Santuario di Monte Sant’Angelo: una volta finita l’esperienza nella Grotta di San Michele che tipo di esperienza fanno? Mònde è unico nel suo genere, perché parliamo di viaggio, di escursionismo, migrazione, preghiera. La mattina camminiamo, in paese, agli eremi di Pulsano, in faggeta, in Foresta Umbra. E al pomeriggio c’è una scuola di documentario  con i docenti dell’Istituto Luce, parlando di tradizione e folklore, pregi e difetti del paesaggio attraversato”.

GarganoDoc è una scuola di documentario sui cammini, che ha già prodotto tre documentari: all’Idroscalo di Cagnano, a Vico e un altro in faggeta.

“La cosa bella è vedere gli studenti che amano il cinema: alcuni di loro non conoscevano il territorio ed avevano dei dubbi. Poi consultando il materiale d’archivio, comprendono le potenzialità del lavoro, che non è mai una cover del passato, ma una continua rigenerazione”.

Tutto nasce per Luciano Toriello 5 anni fa, quando girò un documentario in Amazzonia. “Presi una barchetta e fui condotto da un indigeno. Passai in foresta molte ore: sentivo l’energia, gli indigeni non convertiti al Cristianesimo sono aministi, credono nella potenza della natura. Lì ho capito cosa vuol dire essere compenetrati dalla natura. C’è una energia, che è diversa dall’adrenalina.  Mi è rimasta una carica, che poi ho riversato in Road to myself, con Alessandro Piva. Ho ritrovato poi la stessa forza nella riscoperta del proprio territorio”, racconta.

Dare energia al paesaggio che si attraversa, senza star o spettacolarizzazione del cammino: questo è Mònde.

“Anche quando abbiamo chiamato un grande nome, come Valeria Solarino, l’abbiamo scelto perché lei è una camminatrice, cammina tantissimo e aveva senso portarla al festival, perché ci poteva portare la sua esperienza. La trovammo che era appena tornata da un cammino in India”.

La call per partecipare alla 2^ edizione di “Mònde” è aperta fino al 7 settembre e sono già arrivati tantissimi documentari.

“Mi sto approcciando al festival con umiltà come selezionatore, sul cammino nello specifico si è prodotto molto in Spagna, per il Cammino di Santiago, molti altri documentari, penso a Paolo Rumiz, hanno una forma giornalistica. Rai3 trasmetterà una web serie su un gruppo di detenuti, che con i vigilanti speciali, camminano da Roma a Santa Maria di Leuca. Credo che camminare sia un po’ un atto rivoluzionario, che parte dal nostro corpo. È un modo di fermarsi, che compie il corpo, mentre tutto va di fretta”.

Camminare per Toriello e per tantissimi camminatori è un atto di libertà, anche quando si fa una semplice passeggiata. Perché non ci si muove necessariamente per una meta, la trama dei sentieri e dei cammini è l’universo della reciprocità. Un passo dopo l’altro chi cammina sospende il tempo della produttività per incamminarsi verso quello dell’incontro e dell’imprevisto, del non noto. Affidarsi all’inedito è già una trasgressione alle programmate norme del liberismo.

Ora che tutti ne parlano, non ti sembra scoppiata una moda dei Cammini? “È possibile, ma il Piil della Regione Puglia sta disegnando una visione di rigenerazione dei cammini, per ripensare il turismo sostenibile”, è la certezza del documentarista lucerino.

Le amministrazioni pubbliche e gli operatori turistici sono pronti a valorizzare la lentezza? “A Monte sono pronti, anche se hanno un deterrente, sono partiti da zero, non c’era una strada già pronta, ci sono sicuramente dei territori più ricettivi nel Sud della Puglia. Per me valgono due esempi: il primo è quello degli Itinerari coordinato dalla Laura Marchetti, la strada delle fiabe è il più illuminato. L’altro è il cammino materano, che ha varie traiettorie. Qui in Daunia di certo si può fare molto sui Monti Dauni, che sono spettacolari e hanno il vantaggio di poter offrire una esperienza di silenzio al camminatore, perché manca il flusso turistico presente altrove.  Sui Monti Dauni puoi ritrovare quel silenzio che tutti cerchiamo, ma gli operatori devono tentare di offrire ricettività e servizi lungo la strada”.

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