Viaggio in Vietnam, una nazione di giovani. II parte

by redazione

Uno spettacolo da non perdere in Vietnam sono le marionette sull’acqua. Entriamo in un cinema come esistevano da noi negli anni 70, al posto dove sta lo schermo c’è un piccolo laghetto ove si esibiscono le marionette.

All’improvviso torniamo bambini, perché completamente presi da questo spettacolo, a me piace anche la musica che accompagna lo spettacolo, una litania con tonalità che non siamo abituati ad ascoltare. Il successo di uno spettacolo sta nel fatto che quando finisce ti dispiace e così accade a noi e ai nostri compagni di viaggio.

Al centro di Hanoi c’è un piccolo laghetto che è l’epicentro di un’antica leggenda su un eroe vietnamita che perde la sua spada nel lago e poi la ritrova per sconfiggere i nemici. La storiella non mi appassiona perché sono attratto dal grande caos che c’è per strada e sono entusiasta, quando è il momento della passeggiata in risciò. Ci portano in fila indiana in mezzo alla bolgia dei motorini che sfrecciano piano da tutte le parti. Il segreto sta in questo, tutta questa bolgia deriva dalla migliaia e migliaia di motorini, che vanno piano e così non si scontrano.

Per finire su Hanoi, un giro va fatto anche al mausoleo di Ho Chi Min, non perché il monumento funebre sia granché ma per un ripasso di storia vietnamita. La guida che ormai ha preso confidenza con noi ci dice che con l’avvento del socialismo prima e di internet poi, la mitizzazione di Ho Chi Min ha subito una debacle, soprattutto i più giovani non accettano più la verità che gli viene propinata senza porsi qualche domanda. Comunque il mito durerà ancora, la società è tradizionale e la parola dei vecchi è rispettata e ascoltata. Il Vietnam è una nazione di giovani, la popolazione negli ultimi anni cresce a ritmi inimmaginabili per noi. Anche in questo caso si può notare la differenza con noi italiani, una classe di bambini è di 60 alunni. Ascoltare questi numeri ci fa pensare all’Italia e a quello che avviene nelle nostre scuole dove per un rimprovero ad un alunno, i genitori picchiano gli insegnanti e ci domandiamo: quale sarà il futuro dell’Italia?

Un po’ per sfruculiare, un po’ per fare contenti quelli che me lo hanno chiesto, invio delle foto in Italia di quello che stiamo vedendo e mangiando. I miei compaesani si scatenano in raccomandazioni :state attenti a quello che mangiate! Ma dove siete andati? È pericoloso, attenti a voi! Capisco l’affetto e la preoccupazione italica ma è fuori posto. I Vietnamiti sono buona gente e quando ci considerano è solo per mostrarci un sorriso o, i più arditi, per chiederci da dove veniamo. Quanto al mangiare, la nostra curiosità supera la diffidenza, per noi è ovvio che mangeremo cose immangiabili e, perciò, buone.

Il nostro tour prevede la visita della baia di Halong, ci aspettiamo tanto da questo posto di cui abbiamo visto qualcosa al Kilimangiaro. La meraviglia, lo stupore che si prova quando ci si trova davanti questa bellezza non è nelle mie possibilità descrivere. Vedere per credere. Non ci sono parole, per me, che possano descrivere la bellezza di questo posto. Migliaia di isolotti che vediamo da vicino dalla nostra giunca sulla quale pernotteremo in mezzo al mare. Siamo fortunati, non c’è nebbia e possiamo goderci pienamente lo spettacolo silenzioso di questa opera d’arte che è la baia di Halong. Il giorno dopo, al ritorno, da lontano vediamo che la città di Halong si trova tra due promontori collegati da un maxi ponte ad una campata sovrastato da una cabinovia. Il mio pensiero torna all’Italia, mi interrogo su quale sarà il futuro della nostra nazione dove i ponti cadono, chissà se l’Italia ce la farà a reggere l’urto di questo nuovo mondo?

Hai mai visto un pompelmo grande quanto un’anguria di un paio di chili ‘oppure una seppia che pesa 2 /3 chili? Se vai al mercato di Halong troverai questo e altro, pesce vivo di enormi dimensioni e frutti e spezie mai viste. Se poi ti va di mangiare c’ è solo l’imbarazzo della scelta, le signore che cucinano sono onnipresenti, non credo però che avrai il coraggio di farlo perché il puzzo è insopportabile.

Raffaele Devitto

A questo link la prima parte del reportage

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