In Italia venne tradotto per Bompiani da Cesare Pavese. Non fatico a capire l’amore del traduttore per un testo su “un’America pensosa e barbarica, felice e rissosa, dissoluta, greve di tutto il passato del mondo e insieme giovane, innocente”
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La peste si avvicina nel romanzo di Loredana Lipperini: «Il colpevole ci rende puri e, nell’illusione, salvi».
La peste, che percepiamo come presenza ingombrante in questo preciso frammento storico, per Lipperini si trasforma in una metafora stratificata capace di comprendere tematiche diverse. Nel mezzo, spaventosamente, ci siamo solo noi: con la paura dell’altro, la presunzione sull’altro, la capacità di chiuderci a chi non riconosciamo integro, finito. bonculture ha intervistato Loredana Lipperini