Contributi inediti di dieci filosofi sparsi per l’Italia, spezzoni dei film più belli di Clint Eastwood, brani musicali delle colonne di Morricone eseguiti dal vivo dal pianista e cantante del gruppo di Popsophia. Insomma, un appuntamento sperimentale per segnare la ripartenza. L’intervista a Lucrezia Ercoli
Clint Eastwood
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Per 88 giorni media e investigatori hanno fatto di Richard Jewell l’attentatore del Centennial Park: tanto basta per distruggere la vita di un uomo qualunque, la cui unica colpa è aver dato l’allarme al momento giusto. “Cosa accadrà la prossima volta che una guardia noterà un pacco sospetto, credete che vorrà fare la mia fine?”, chiederà ai suoi accusatori.
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Ogni nuovo film del novantenne regista fa discutere e spesso emozionare come al cinema hollywoodiano capita sempre più di rado. Chi rifiuta le sue sconsolate conclusioni deve comunque fare i conti con i personaggi di questo grande narratore, anche quando continuano a dire che non sanno niente, che non c’è niente nel loro cuore.
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Straordinario testimonial del cinema popolare, sospeso secondo Bernardo Bertolucci tra “bella volgarità” e “grande sofisticazione”, è riuscito a fare della sua opera il pellegrinaggio alla fonte del proprio, personalissimo e viscerale rapporto con il mezzo in cui mito familiare e pulsioni collettive s’incontrano in modo sorprendente.
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Non è il Clint trumpiano quello di The Mule, ma un personaggio molto pacificato, con le diverse etnie e con il vero senso della vita, che è custodito nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nel lavoro