Si scrive body shaming, si legge derisione e svilimento delle qualità della donna, da ridurre al silenzio se non è magra come Barbie, non ha i capelli curati come Kate Middleton, il faccino come Nicole Kidman o le gambe di Kim Basinger da giovane e, quel che è più vile, da crocifiggere comodamente seduti davanti ad una tastiera, senza far vedere che magari si è calvi, obesi, brufolosi, nanerottoli, sdentati, pelosi come scimmie, col monociglio e il collo inesistente
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