“La città è da sempre un laboratorio. Per la musica, mentre nel mondo andava il melodramma aulico di Monteverdi, qui si sperimentava l’opera buffa che scardinava completamente i codici, perché le storie del popolino entravano di diritto sul palcoscenico e strappavano i sipari di velluto creando un nuovo genere”. L’intervista alla presidente di uno dei musei più innovativi d’Italia
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