C’è in Louise Glück un grande tentativo di copiare la grandezza e la bellezza delle cose salve e sante del Signore, ma c’è anche il dirompente attrito con il verbo delle sue poesie, quella Parola da destinarsi sempre a mani operose e operaie di uno spazio tempo legato alla morte, un giardino intero che sfuggirà, quello dell’uomo giardiniere che non crea più una comunità e non fa parte di un Paradiso.
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