I due assistenti dalla stanza 6 spararono per mettere in atto il delitto perfetto e per dare un palcoscenico alle loro teorie nietzchiane? È possibile. O è stato solo gioco finito male? Non lo sapremo mai. Il regista non fornisce una lettura ex post dei fatti. Si insinua anche un filo di dubbio dopo 25 anni, nel riproporre la freddezza di Scattone e il narcisismo di Ferraro. Mai un pentimento da parte loro, mai una parola fuori posto che potesse anticipare una confessione. È come se il docufilm li delineasse ancora una volta imprigionati nei loro personaggi accademici, di carta, dentro il meccanismo del delitto perfetto che non si risolve per mancanza di prove e movente.
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