L’idea è che sia sbagliato smettere di comprare gas dal cattivo Putin per prenderlo dal non meno cattivo Al-Sisi, le cui mani grondano del sangue innocente di Giulio Regeni (sulla cui vicenda dirò qualcosa più oltre). Argomento ineccepibile, che ha il solo difetto di essere fondato su una premessa sbagliata. Non è infatti per censura morale verso Vladimir Putin che dobbiamo smettere di comprare il suo gas.
Putin
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Chi è oggi Vladimir Putin, se non l’esponente estremo di quelle democrazie autoritarie, nazionaliste e xenofobe, conservatrici e omofobe, di cui conosciamo tristi esempi anche nella felice Unione Europea?
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Perché uno Stato Sovrano dovrebbe accettare l’imposizione di diventare una sorta di “terra cuscinetto” demilitarizzata, un indefinito filtro di contrapposizione politica, ideologica e militare, un semplice luogo di transito di gas e di merci a uso e consumo, e alla assoluta mercé, di un altro paese confinante che si ritiene una sorta di storico padre-padrone?
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Il dittatore russo, come tutti gli autarchi, scatena una guerra d’aggressione per mantenere il proprio potere e consenso. Non potendo dare al suo grande popolo prosperità e benessere, Putin sceglie la carta più facile: usare il nazionalismo russo e il revanscismo rispetto all’ingloriosa fine dell’impero sovietico, accartocciatosi su se stesso per manifesta incapacità delle sue classi dirigenti e dei suoi regimi fantoccio.