«Nelle mie esperienze televisive da inviato, piano piano, mi è stato sottratto il tempo a disposizione per raccontare le storie. Sottraendo quel tempo è come se io non avessi più avuto la possibilità di essere onesto con chi avevo di fronte. Non avere il tempo giusto per raccontare una vita o un’emozione non stabilisce un rapporto leale con chi decide di farsi raccontare da me. Questo mi ha spinto a prendermi una licenza, che poi non è una vera licenza, ma è una necessità della vita: il tempo giusto per raccontare la pienezza di una cosa».
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