“Nelle Terre Francigene il camminatore cerca un percorso in sicurezza”. Michele Del Giudice traccia il manuale del pellegrino

by Antonella Soccio

Fa ancora discutere il partecipatissimo convegno sulla Via Francigena nel Sud tenutosi a Foggia con la presenza del direttore del Dipartimento Cultura e Turismo della Regione Puglia Aldo Patruno.

Nella sua trattazione il prof universitario Renzo Infante ha mostrato diversi documenti che testimoniano il passaggio di molti pellegrini nei secoli per la città del Tavoliere. Da Bernardo Monaco, l’abate a Giovanni Anselmo Adorno fino al geografo arabo, che parte da Melfi e arriva a San Severo.

“Foggia è un piccolo borgo, c’erano 1800 abitanti situata in una valle di pascoli. Il posto è bellissimo ma il borgo è brutto c’è una sola fontana”, scriveva un pellegrino sulla città dove erano morti i santi di Antiochia, che portavano una palma di dattero, simbolo di chi era andato a Gerusalemme. Fa impressione che molte donne, ha detto Infante, si mettessero in viaggio da sole. Due nel 1975, Anna Grazia Poppata e la sua amica, facendo ritorno a casa vengono sgozzate sul Cervaro dopo dei cattivi incontri.

Alcuni viaggiatori descrivono Foggia come un Opidum deforme, un posto maleodorante in cui anche il pane puzzava per l’uso comune di accendere i fuochi col letame.

“Ogni tanto qualcuno trova una identità a questa città, si parla della Nuova Arpi, della reggia di Federico II, un’altra anima è la transumanza o l’incremento ippico, ma la vera anima è quella del terrazzano che viveva di espedienti, di vino e gioco d’azzardo. Ho inteso scoprirne una nuova e sconosciuta, una città da cui si transita che ha scelto come suoi patroni due pellegrini e ha una identità velata, come la sua Madonna, la Madonna dei Sette Veli”, ha concluso l’accademico.

Crocevia e piattaforma di genti e di merci, la Commissione Ambiente e Territorio presieduta dall’ingegner Giovanni Quarato ha in animo di integrare la mappa delle terre francigene con un cammino specifico, il Foggia Siponto, anche grazie all’esperienza del camminatore Michele Del Giudice.

“A fronte di un tracciato che non poteva non essere quello per equilibrio ed interconnessioni tra i territori, non c’è una sola fonte storica filologica, si è dovuto scegliere.

Cos’è un cammino oggi per il pellegrino? Del Giudice ha ripercorso i vari cammini del mondo. Nel mese del giubileo induista 80 milioni di fedeli si muovono, per il Cammino Shikoku degli 88 templi masse enormi si mettono in cammino, così come per Haji, il cammino dell’Islam. Il Cristianesimo ha La Francigena, la Via micaelica e la via dell’uomo per Santiago o Roma con mete Gerusalemme, Monte, Santiago e Roma.

Tra le quattro destinazioni c’è Monte Sant’Angelo in Puglia sul Gargano. Una presenza che non può essere sottovalutata, i pellegrini percorrevano da Roma per Benevento, le due strade che da qui si diramavano: l’Appia e la Via Traiana. Se la Via Francigena accoglie 30mila camminatori e pellegrini fino a Roma, Santiago ne conta 350mila, mentre la Via Francina nel Sud per ora solo 1000.

Ma perché si cammina? Per recuperare la propria anima, per vivere la trascendenza, per ritornare in forma, per vivere i paesaggi, per scoprire la natura, per superare un lutto, per ricaricarsi. Ma una delle cose più difficili nei cammini è restare soli, ha detto Del Giudice. Cosa cerca un pellegrino? Anzitutto, un percorso in sicurezza, indubbio. Deve essere accompagnato senza il pericolo di perdersi, deve essere accompagnato da una segnaletica convenzionale. Poi cerca un’accoglienza pellegrina competente e familiare, cerca l’affetto dell’accoglienza. E infine una gastronomia che racconti la storia del territorio, insieme ad un’offerta variegata di eventi per conoscere la città ospitante.

Il percorso da Troia a Siponto dista 65 km. Per ora c’è solo l’ostello di Troia. Noi di bonculture abbiamo rivolto qualche domanda a Michele Del Giudice.

Michele, il percorso Foggia Siponto non è troppo caldo, se è vero che più del 50% dei camminatori si sposta in agosto?

Il camminatore cammina con tutti i climi possibili ed immaginabili. Adesso la Via Francigena nel Sud viene recepita dal Consiglio d’Europa e di conseguenza entra nell’annale dei Cammini culturali. I pellegrini sicuramente saranno attratti da questo riconoscimento, sta al territorio adesso attrarli. La Via che mi piace vedere è quella che da Foggia va a Siponto e poi sale a Monte. Se gli hospitalia sono ogni 10 km è ancora meglio. Se ho una tappa di 25 km e ho un male al ginocchio, se ho da fermarmi prima mi fermo prima. Se sto bene con le gambe quel giorno allora posso farne anche 30 di km.

Da Foggia a Siponto, con partenza da Troia, quanti ostelli ci sono? Solo quello di Troia?

Sì, attualmente non ce ne sono, bisogna costruire tutto da zero. Ma i Comuni hanno tante strutture vuote. Il pellegrino ha bisogno di stare in città, deve andare a mangiare, deve riposare. Serve qualcosa vicino.

Lei che ne pensa della tanto dibattuta esclusione di Foggia?

Un percorso si inserisce perché un territorio presenta un progetto. Io ho cercato di incontrare il Comune di Foggia ma non ora col centrodestra, anche col centrosinistra, ma non ci sono mai riuscito. Ci riuscii solo con Jenny Moffa, che è durata pochissimo, dopodiché si è spento il fuoco e tutto è caduto nell’oblio. Ho inviato una lettera al Comune nel 2015 per immaginare questo percorso: sono passati 5 anni, finalmente la Commissione ora ha fatto nascere questo ragionamento. Faccio parte della Commissione dei Cammini della Regione Puglia: la Regione se un territorio presenta un progetto ed è valido, documentato è felicissima che si aggiunga un altro cammino. Più persone vengono, meglio è per il territorio, per tutta la Regione. Dall’ingresso all’uscita, tutta.

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