Siracusa e quella storia d’amore tra la ninfa Aretusa e il fiume Alfeo

by Michela Conoscitore

Il nucleo più antico della città di Siracusa, in Sicilia, è individuabile nell’isolotto di Ortigia. Fondata da coloni greci provenienti da Corinto nel 733 a.C., la città mantenne sempre forte il legame con la madrepatria. Ciò è simboleggiato dalla Fonte Aretusa.

Molti storici e scrittori antichi hanno dimostrato le caratteristiche magiche che, da sempre, hanno connotato la scenografica fonte siracusana: tra i tanti, Diodoro Siculo parla di una misteriosa connessione tra la fonte Aretusa e il fiume Alfeo che scorre nel Peloponneso. Lo storico racconta che quando venivano immolati dei tori agli dei nel fiume greco, le acque della fonte siciliana si intorpidivano, assumendo un colore rossastro. Il fiume greco scorreva nei pressi di Olimpia, la città dove nell’antichità si svolgevano le Olimpiadi, ebbene sempre Diodoro riferisce che uno dei vincitori gettò la coppa nel fiume Alfeo, e questa ricomparve nella fonte Aretusa in Sicilia.

Come spiegare quest’incomprensibile connessione? Con una storia d’amore, quella tra la ninfa Aretusa e il fiume Alfeo.

Aretusa era la ninfa prediletta dalla dea Diana, divinità della caccia. Fin da piccola, la dea allevò e allenò la ninfa nella corsa e nella caccia rendendola sua pari; la mitologia ne parla come una delle ninfe più belle della Grecia. Un giorno, mentre Diana era a caccia nei rigogliosi boschi ai piedi del monte Olimpo in compagnia delle sue ninfe e di Aretusa, quest’ultima rimase indietro stanca e accaldata per la corsa. Si ritrovò presso un fiume, e decise di immergersi per trovare ristoro. Si tolse la leggera veste e nuda si immerse nelle sue acque invitanti. Ad un tratto, il fiume cominciò a fremere e agitarsi, e avvolse Aretusa in un gorgo. La ninfa spaventata non seppe come spiegarsi quel fenomeno e provò a raggiungere la riva. Poi calò un silenzio irreale e davanti ad Aretusa si palesò un giovane bello e dagli occhi innamorati, era il fiume Alfeo, figlio del dio Oceano, che si presentò alla ninfa in versione umana per dichiararle il suo amore. Aretusa diffidente e impaurita si rivestì in fretta e fuggì via. Alfeo la rincorse, provando a non perderla.

La ninfa provata dalla corsa, per sfuggire al dio chiese aiuto a Diana che le venne in soccorso: davanti agli occhi di Alfeo l’avvolse in una nube e la trasformò in una fonte, portandola in Sicilia, sulla piccola isola di Ortigia. Il dio del fiume disperato e sinceramente innamorato di Aretusa pregò Zeus di aiutarlo. Il re degli dei impietosito dalla richiesta gli suggerì di scavare un canale sotterraneo, sotto il mare Ionio per raggiungere la sua Aretusa ad Ortigia. Alfeo così fece, e Aretusa colpita da questa prova d’amore cedette all’amore di Alfeo.

Ancora oggi le acque del fiume Alfeo e della fonte Aretusa scorrono insieme ad Ortigia, ed è il luogo dove le giovani coppie di siracusani suggellano le loro promesse d’amore.

Amor, amor, sussurran l’acque;

a Alfeo chiama nei verdi talami Aretusa.”

Giosue Carducci, Primavere elleniche

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