Un Castello intoccabile o l’ascensore per diversabili? Il restauro debole a Manfredonia di apparecchi murari già ricostruiti nel Dopoguerra

by Antonella Soccio

Fare innovazioni tecnologiche su una struttura antica è sempre un problema: la mano del progettista si posa sui limiti della struttura che nel Medioevo, come il Castello svevo di Manfredonia, non era costruita per i deboli, ma era un edificio di difesa e in quanto tale scalabile e percorribile solo dai più forti, i migliori, i guerrieri.

Oggi quelle strutture sono per lo più contenitori turistici e culturali, o se va male location per feste e matrimoni, e devono essere fruibili da tutta la collettività. Le barriere architettoniche sono odiose ovunque, figuriamoci in un luogo da cui si può mirare una vista mozzafiato come quella del Golfo di Manfredonia, con tanto di fari, spiagge, porti, vele e nastri trasportatori. Ce ne sono ancora molti di castelli e palazzi storici inaccessibili, dove periodicamente ci sono mostre e attività culturali interdette ai portatori di handicap. Solo da poco in una torre di Palazzo Madama a Torino è stato installato un ascensore.

Non è possibile restare neutrali di fronte all’antinomia tra conservazione e innovazione, anche Pinuccio, giunto con Striscia la Notizia dovrà scegliere.

Un castello può ancora essere intoccabile? La sua tutela conservativa, sacra e inviolabile, deve valicare il desiderio di chi è in carrozzina?

È questo il dilemma che sta creando rumore e polemica a Manfredonia. C’è chi, come l’architetto Nino Passiante di Italia Nostra, si è scandalizzato per la ruspa e la presunta violenza dell’intervento di apertura di un varco in uno dei torrioni dove sarà montato l’ascensore. Altri, tra ingegneri e tecnici, si chiedono se non potessero essere contemplate delle soluzioni alternative, che risparmiassero il torrione, nel rispetto dei diritti dei diversamente abili.

Il direttore Alfredo De Biase ha scelto il silenzio. La Sovrintendenza pure. Il progetto di gara non era oggetto di migliorie, era blindato e questo non ha consentito di rimediare ad alcune scelte non sufficientemente meditate, che di certo lasciano alcuni dubbi. La progettista Anita Guarnieri ha lasciato la Soprintendenza. Tutti i vari tecnici che si sono susseguiti, da ultimo Francesco Del Conte, sono concordi tra loro, come spiega una gola profonda a bonculture, nel dire che di errori ve ne sono stati, oggi il direttore dei lavori si trova a difendere un progetto non suo. Ma nessuna strada sarebbe stata meno violenta. Il dilemma centrale resta immutato. Le barriere architettoniche di un castello vanno rimosse? E come?

Nel caso di specie occorre mettere in fila anche un po’ di elementi.

Punto primo: nessuno scava un torrione per metterci un ascensore. Il torrione è già vuoto ed è perfetto per installare un elevatore, in molti castelli d’Europa, ultimo a Torino, è stato fatto. Il varco seppur più piccolo esisteva già, è stato riaperto e allargato, come si può notare da una foto dall’interno.

Il Castello di Manfredonia poi, come illustrano con immagini alla mano molti esperti, ne ha viste di nefandezze, quella attuale è una bazzecola rispetto a quanto già realizzato nel passato. Il Castello già nel secondo dopoguerra ha subito della importanti falsificazioni, gran parte delle pareti sono un falso storico. Poiché il Castello è stato ricostruito quasi completamente, alcuni non escludono che forse un tempo la finestrella di cui oggi si ha memoria fosse anche un varco vero e proprio. Lo stesso che oggi accoglierà il blocco scala e ascensore. L’apparecchio murario è di epoca successiva.

Ecco perché fare di quelle pietre un feticcio, come è accaduto sui social, appare quanto mai ridicolo ad alcuni storici. Il portale angioino e la piazza d’armi furono completamente distrutti nella Seconda Guerra Mondiale. La loggia gotica che oggi si ammira non c’era più.

Anche la ruspa, secondo alcuni architetti, è servita solo a rimuovere i materiali scavati, dal momento che nelle foto diffuse da Sharing Tv non c’era traccia del martello demolitore.

Qualsiasi scelta di rifunzionalizzazione contiene delle forzature e delle violenze, il vero problema è la qualità degli interventi. Per molti ad esempio è una sciatteria mettere un banale ascensore da condominio di forma quadrata in una torre circolare, l’ascensore non sarà vetrato né firmato da archistar, ma sarà molto modesto, ma nel caso manfredoniano forse scattano problematiche di natura economica.

Realizzare un corpo nuovo come l’ascensore sipontino dall’estetica “debole” appare ad alcuni un vecchio abuso che si vuole mimetizzare e proprio perché sarà modesto nell’estetica non avrà il coraggio di dialogare alla pari con il monumento.

Si tratta, usando il gergo tecnico, di un restauro debole, di cui gli italiani sono specialisti: in altri paesi non avrebbero avuto remore a giocare con il contrasto nuovo -antico, magari installando un ascensore artistico all’esterno. Non sono pochi coloro che credono che l’ascensore si sarebbe potuto collocare in un contesto, esistente, non antico, ma anche questa scelta avrebbe comportato una controindicazione, perché scegliendo la zona del castello con superfetazioni bisognava fare i conti con la parte sommitale dell’ascensore che si sarebbe vista all’esterno. E ci sarebbero stati comunque motivi per contestarlo, per avanzare obiezioni. Cosa evitata invece con il progetto attuale dal momento che l’ascensore raggiungerà direttamente le mura, dal torrione, e permetterà ai disabili di percorrere gli attraversamenti e di godere dell’orizzonte marino.

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