Ghettizzati in Dipartimento per il «difficile clima», i docenti Unifg continuano la loro battaglia nel “Paese dei baroni”

by Antonella Soccio

Si chiama “Agnese nel Paese dei baroni”, l’inchiesta di Repubblica a firma di Carlo Bonini “sull’università malata e sulla strage silenziosa del merito” . Nel longform disponibile sul web a pagamento, un lungo capitolo è riservato anche all’Università degli Studi di Foggia e al recente caso del Dafne sollevato dall’associazione Trasparenza e Merito con la lettera alla Ministra.

“C’è una guerra in corso all’Università di Foggia che ha portato il Dipartimento di Agraria, dopo un filotto di denunce e controdenunce, a sopprimere la facoltà esistente, il Safe – Scienze agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente -, per crearne una nuova, Dafne, e lasciare fuori dal dipartimento bis, un recinto protettivo, i quattro contestatori che si erano messi di traverso. Sono due ricercatori e due professori ordinari. Uno degli insubordinati è Matteo Alessandro Del Nobile, ordinario del corso di Scienze e Tecnologie alimentari, autore o co-autore di oltre trecento lavori sulla scienza degli alimenti, ventisettesimo studioso al mondo per pubblicazioni nella sua disciplina. Quando la classifica diventò nota, il rettore Pierpaolo Limone disse entusiasta: “È un risultato che ci onora come Università di Foggia”. Ora, su spinta degli accademici chiamati a rispondere dei loro bandi, e dei vertici universitari chiamati a rispondere della gestione dei fondi pubblici, il Magnifico ha chiuso il luminare e i suoi collaboratori in un dipartimento fantasma”, si legge nell’approfondimento di Bonini, che ricorda l’inchiesta della Guardia di Finanza sulla presunta truffa al Miur sui progetti del DA.Re, le false ore lavorate (i time sheet) e la richiesta di rinvio a giudizio per diciannove docenti, tra cui il prorettore vicario in carica, Agostino Sevi, l’ex rettore Giuliano Volpe, il professor Gianluca Nardone, lui dirigente del settore Agricoltura della Regione Puglia, il direttore del progetto Antonio Pepe, il direttore generale dell’Università, Costantino Quartucci. Le accuse sono, a vario titolo, di abuso d’ufficio, truffa, peculato.

Oggi i 4 docenti non sono incardinati in nessun Dipartimento. A nulla è valsa la loro richiesta di adesione al Dafne presentata dinanzi al Rettore, come conferma il verbale della seduta di Senato accademico, nel corso della quale il Rettore ha riferito che, con nota del 12.11.2020 i docenti Diego Centonze (ordinario per il s.s.d. CHIM/01 “Chimica Analitica”), Amalia Conte (ricercatrice a tempo indeterminato per il s.s.d. AGR/15 “Scienze e Tecnologie Alimentari”), Matteo Alessandro Del Nobile (ordinario per il s.s.d. AGR/15 “Scienze e Tecnologie Alimentari”), Carmen Palermo (Ricercatrice a tempo indeterminato per il s.s.d. CHIM/01 “Chimica Analitica”), attualmente incardinati presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente (SAFE), hanno presentato motivata richiesta di afferenza al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria (DAFNE).

Quel che si legge nel verbale è molto duro. Il Magnifico, con una inchiesta ancora aperta, pare preoccupato di tutelare il benessere psicofisico di chi potrebbe aver firmato i time sheet falsi.

Lo sbarramento all’ingresso per i 4 prof è giustificato da quello che viene definito un “difficile clima che si era creato nel SAFE, soprattutto in conseguenza delle azioni legali promosse in sede amministrativa e penale dai prof. Centonze, Del Nobile e Conte nei confronti di molti docenti del SAFE oltre che delle reiterate richieste di accesso agli atti, che ha determinato negli anni profondo disagio e stress lavorativo vissuto in un contesto caratterizzato da livelli non fisiologici di elevata conflittualità”.

E si spiega ancora che “le predette azioni legali, in massima parte non ancora concluse, introdurrebbero anche negli organi del dipartimento DAFNE situazioni di conflitto di interesse che intralcerebbero pesantemente la regolare attività degli stessi con immaginabili ricadute sull’efficiente svolgimento delle attività amministrative, formative e di ricerca dello stesso Dipartimento”.

Si rincara anche la dose contro i 4 docenti nel documento e si legge: “Un ambiente lavorativo caratterizzato dalle dinamiche su evidenziate produrrebbe effetti sicuramente negativi sull’efficienza e sull’efficacia dell’attività didattico-scientifica e amministrativa del DAFNE, mettendo a rischio il contributo che il dipartimento deve dare al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’Ateneo, così come declinati nel Piano strategico di Ateneo; né si deve trascurare il possibile impatto negativo sul contributo che il DAFNE può e deve fornire all’acquisizione della quota premiale FFO, ove le attività didattiche e scientifiche dovessero risentire del clima lavorativo non sereno”.

Insomma i 4 docenti sono considerati quasi dei reietti, cosa che ha indotto il professor Giambattista Scirè, presidente dell’associazione Trasparenza e Merito, che si batte contro i baronati e le ingiustizie nelle Università italiane a scrivere al Ministero.

Ma i professori non si stanno perdendo d’animo. Anzi, intendono controbattere con nuove denunce per abuso d’ufficio, dopo quella relativa ad alcuni concorsi interni vinti da soggetti che facevano parte anche degli organi accademici, in palese conflitto di interessi.

Il D.P.R. dell’11 luglio 1980, n. 382 – art. 84 recita: “Al dipartimento afferiscono i professori, i ricercatori, il personale amministrativo, tecnico e bibliotecario e ausiliario, del settore di ricerca, degli insegnamenti e delle attività connesse al dipartimento stesso. Al singolo professore o ricercatore è garantita la possibilità di opzione fra più dipartimenti o istituti.”.

Ma di fatto, avendo negando l’accesso al DAFNE ai 4 docenti l’Ateneo non ha garantito loro la possibilità di opzione fra più dipartimenti o istituti così come prevede il DPR, violando una norma di un atto avente forza di legge.

La nuova versione dell’abuso d’ufficio prevede il caso di specie, laddove recita: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale(5) ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni”.

Avendo violato un atto avente forza di legge ed avendo così causato un danno ai 4 professori, secondo loro ci sono tutti gli estremi per l’abuso di ufficio, che è perseguibile d’ufficio, ossia non c’è bisogno di una denuncia. È proprio questo che si chiedono i docenti, dal momento che l’Unifg sta tenendo i dialoghi sulla legalità: la procura riuscirà ad intervenire d’ufficio? O dopo la commistione tra Guardia di Finanza e Ateneo con l’ingresso nella Giunta Landella della prof Barbara Cafarelli tutto sarà risolto in un magma amicale?

Come se non bastasse la negazione del Dipartimento naturale per ciascun docente, ai 4 sono stati proposti dei nuovi dipartimenti, in cui incardinare le loro ore lavorate e la loro docenze.

Al professor Matteo Alessandro Del Nobile (s.s.d. AGR/15 – Scienze e Tecnologie Alimentari), un ingegnere e luminare in tecnologie alimentari, che negli anni ha “inventato” particolari prodotti funzionali ed è consulente di numerose imprese Gluten Free come Casa Milo, è stato proposto il Dipartimento di Economia, Management e Territorio (DEMeT), che si legge, sarebbe una “proposta che è in armonia con le competenze e gli ambiti scientifici già attivi presso il DEMeT in materia di valorizzazione della qualità e tipicità dei prodotti agroalimentari, di valorizzazione e gestione dei sottoprodotti e degli scarti alimentari, di produzione di alimenti sostenibili, nonché con le iniziative di alta formazione e di terza missione nell’ambito del “Made in Italy” alimentare e in quello della valorizzazione dei prodotti agroalimentari”.

Un ingegnere dovrebbe insegnare tecnologie alimentari a chi quei prodotti deve saperli solo vendere col marketing o raccontarli con lo storytelling o al limite contabilizzarli con la partita doppia.

È andata meglio al prof Diego Centonze (s.s.d. CHIM/01 – Chimica Analitica) a cui è stato proposto il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche e alla prof.ssa Carmen Palermo (s.s.d. CHIM/01 – Chimica Analitica) per la quale è stato immaginato un insegnamento al Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale.

Chi invece è stata del tutto ridimensionata nella sua competenza è la prof.ssa Amalia Conte (s.s.d. AGR/15 – Scienze e Tecnologie Alimentari) spedita addirittura al Dipartimento di Studi Umanistici, Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione), nel corso di studio in Scienze gastronomiche, attualmente I-26 “Scienze e tecnologie alimentari” incardinato però sul DAFNE.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.