Speranza, il CRT Molfetta recupera un rara tartaruga verde

by Fabrizio Stagnani

Si lavora forte in questo periodo al Centro recupero tartarughe marine WWF Molfetta, sarà così sino a primavera. Loro li conosciamo, Bonculture ne parlò quasi due anni fa, seguendo una giornata tipo in attività (qui le due parti della narrazione bit.ly/CrtMolfetta1 e bit.ly/CrtMolfetta2 ).

L’iter è rimasto lo stesso, sveglia presto, arrivo con il furgone sul molo di Bisceglie, recupero degli esemplari catturati accidentalmente dai pescatori, viaggio sino alla Facoltà di Veterinaria a Valenzano, analisi, RX, consegna degli animali curati, ritorno a Bisceglie e via per mare su gommoni o anche barche a vela per liberali a qualche miglio dalla costa.

Immancabilmente di varianti ce n’è infinite, ora chiama la Capitaneria di Porto per qualche consegna, ora la segnalazione di una carcassa su scogli o l’avvistamento di una tartaruga che arranca a mezz’acqua da parte di qualcuno in solitario camminata per spiagge abbandonate, ma l’iter è più o meno quello.

Il 99% delle vote si tratta di tartarughe Caretta caretta. Giovedì 3 dicembre 2020 si è palesato un esemplare diverso. Si tratta probabilmente (nello studio delle probabilità, lo 0,9 %) di una splendida Chelonia mydas, una tartaruga verde. Per il restante 0,1% sembra che ci sia ancora da aspettare, si tratterebbe delle mastodontiche Dermochelys coriacea, la famigerata Liuto, la quale arriva anche a superare i due metri di lunghezza ed i settecento chili di peso, una vecchia Cinquecento con le pinne praticamente.

Grade la sorpresa di Pasquale Salvemini, responsabile del CrtMolfetta, quando arrivando in banchina, raggiungendo l’imbarcazione “Francesco Padre”, ha visto tra le mani del titolare una Chelonia.

Inconfondibile, placche olivastre, profilo più slanciato. Eccezionalità nell’eccezionalità, se fino ad ora quelle incontrate non superavano i trenta centimetri, questa ne misura cinquanta. Circa otto anni. Spettacolare.

Nel gruppo whatsapp “Turtle Firs Aid” subito le prime foto. Dall’altra parte a rispondere lo staff del Professor Dibello, dal Dipartimento di Medicina Veterinaria. Le prime battute sono di settore, ma facilmente spiegabili: “Anche i balani sembrano più belli”. I balani, o denti di cane, sono crostacei che per conchiglia usano calcaree escrescenze “vulcanoformiche”, solitamente attaccate su superfici meno o più mobili in acque salate, come chiglie di barche o appunto carapaci di tartarughe.

In genere rappresentano un grande e fastidioso problema per gli studiosi. Tocca rimuoverli faticosamente uno ad uno prima di fare i raggi x, ma su questa tartaruga verde, appunto sembravano più estetici anche loro.   

A ledere il corso naturale della vita di questi esseri, come tanti altri, siamo sempre noi, esseri umani. Reti, ami, plastica, eliche, inquinamento, è sempre responsabilità nostra, meno la Caretta, ma molto più la Chelonia, sono minacciate dal rischio di estinzione.

Il furgone del Centro recupero tartarughe marine Wwf Molfetta arriva in Facoltà a Valenzano, l’accoglienza più calorosa del solito. Iniziano le analisi di rito. Il fiato è più sospeso del solito, c’è sempre il rischio di avere in referto che non dia speranza di riveder tornare a nuotare libero il paziente. Non sarà questo il caso. Nulla di rilevante da segnalare. Ma resta da fare dell’osservazione nelle vasche di degenza. 

Alla Chelonia mydas manca un nome adesso, a sceglierlo un sondaggio sulla rete, quella di internet. E’ verde, rara, ritrovata e salvata in un periodo storico oggettivamente barbino, sarà Speranza. 
Fra qualche giorno salirà nuovamente a bordo del furgone del CrtMolfetta, direzione Bisceglie, dove s’imbarcherà dopo essere stata etichettata e verrà amorevolmente restituita al mare. Aspettando sempre che quest’ultimo faccia palesare quello 0,1% delle statistiche portando alla conoscenza di tutti anche una possente tartaruga liuto.   


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