«Il Gargano e tutta la Puglia sempre più set internazionali». Antonio Parente e il ruolo di Apulia Film Commission nella valorizzazione del patrimonio immateriale regionale

by Antonella Soccio

La conservazione della memoria è la via a cui tutti sono chiamati per custodire l’immenso patrimonio immateriale del Gargano. La 4^ edizione di “Mònde”, la Festa del Cinema sui Cammini ha focalizzato l’attenzione sui capolavori immateriali e su come essi possano essere fruiti dal grande pubblico.

La tre giorni di Monte Sant’Angelo ha messo attorno ad un tavolo i vari attori del patrimonio audiovisivo e naturalistico della Puglia e del Gargano in particolare. Il direttore dell’Apulia Film Commission Antonio Parente e il presidente del Parco Nazionale del Gargano Pasquale Pazienza, sollecitati dal direttore artistico di Mònde Luciano Toriello, che insieme ad Annalisa Mentana detiene un grosso archivio di Capitanata con MAD, sono pronti a valorizzare il materiale del passato che i vari antenati e i tanti videomaker amatoriali custodiscono in modo ancora frammentario e confuso. Da un lato l’Ente Parco ha lanciato l’idea di un Museo del Territorio dall’altro Parente ha evidenziato quanto il Gargano sia richiesto dalle grandi produzioni cinematografiche e seriali come location e ambientazioni di storie.

Il responsabile commerciale di Archivio Storico Luce Cinecittà Cristiano Migliorelli, la responsabile del portale “Folklore” di Rai Teche Daniela Floris e lo stesso Parente di Apulia Film Commission Antonio Parente hanno sottolineato la necessità di digitalizzare, catalogare e archiviare per restituire nuova vita alla memoria e permettere, così, la produzione di nuovi documentari.

Noi di bonculture abbiamo intervistato il direttore Parente su questi temi.

Direttore, il Gargano è diventato finalmente una location privilegiata di Apulia Film Commission?

Negli ultimi anni e in particolare negli ultimi 2 anni stiamo raccogliendo molte sollecitazioni. Ho visitato il set di Giulio Base che sta girando a Rignano Garganico un lungometraggio molto particolare con la casa di produzione Onemore Picture. Da settimane sono in corso i sopralluoghi per il film di Abel Ferrara con una grossa produzione internazionale, molto ben posizionata a livello autoriale, dal momento che Abel è uno dei migliori cineasti al mondo. Sono previste per le prossime settimane alcune nuove lavorazioni, che in questo momento non posso rivelare, ma stiamo lavorando con i nostri location manager. E ringrazio Pierluigi Del Carmine, uno dei principali sponsor del territorio della provincia di Foggia. A seconda dei vari plot narrativi riesce sempre a coniugare delle location autentiche e innovative. L’audiovisivo consuma tantissimo in termini di location, questo è un bene ma potrebbe essere anche un male.

Ma la Puglia non si è ancora consumata? È così?

Assolutamente no perché lavoriamo non solo al posizionamento della regione in termini turistici ma allo sviluppo industriale che prescinde dall’ambientazione pugliese. Narrare un territorio è fondamentale ma non è la nostra principale mission, la nostra principale missione è quella di consolidare l’industria, aumentare il numero delle produzioni ospitate e favorire i pugliesi e i produttori pugliesi che hanno in questo momento una vocazione nazionale e internazionale. A breve il nostro obiettivo sarà quello di far crescere ulteriormente i produttori pugliesi che possono essere essi stessi delle casse di risonanza per altre storie e per altre produzioni del nostro Paese e del mondo. Il produttore oggi è un fund raiser, un player attorno al quale si coagulano delle storie e dei percorsi produttivi.

La Foresta Umbra si è prestata all’horror, anche Mondocane ha offerto una nuova visione di Taranto. Esistono dei filoni narrativi in cui inserire le location pugliesi?

Assolutamente sì, esiste l’horror, un genere che in Puglia negli ultimi 3 o 4 anni ha preso molto piede, in particolare le ambientazioni di A classical horror story di De Feo su cui abbiamo lavorato diversi anni hanno dimostrato al mondo la capacità della Foresta Umbra di rendersi un set internazionale. La storia che è il principale driver è più forte di qualunque altro dettaglio. Se hai una storia forte la puoi ambientare ovunque. Noi siamo particolarmente attivi nel diversificare la nostra capacità produttiva. Mondocane ha una ambientazione distopica, c’è sì Taranto, ma è una Taranto futuribile e non auspicabile, ma con un sentimen positivo, il film è un po’ un campanello d’allarme. Presentato a Venezia alla settimana della critica ha riscosso tantissimi successi, per come è stato realizzato, ma soprattutto per le nostre location e per la capacità della nostra industria di rispondere a tutte le esigenze artistiche. Cosa che 10 anni fa era impensabile.

Netflix, Amazon Prime e gli altri grossi network prestano molta attenzione al documentario, che sempre più utilizza materiali d’archivio. Un esempio su tutti SanPa. Come lavora l’Apulia Film Commission in questa direzione? La Mediateca ha abbastanza materiale per delle grosse produzioni?

È una questione cruciale, noi sosteniamo con i nostri fondi il cinema del reale e il documentario, i documentari sono ammissibili su tutti i nostri fondi e in particolare sul film fund. Altro aspetto importante è quello della custodia e dei materiali d’archivio, la Mediateca è un pezzo della Film Commission, la Film Commission è un braccio della Mediateca, tutto rientra nella strategia regionale di custodia e valorizzazione dell’audiovisivo. Gli archivi sono fondamentali, anche il percorso di Luciano Toriello implementato negli ultimi anni è come i carboni ardenti che vanno continuamente alimentati. La fiamma produttiva, il fuoco produttivo deve essere alimentato continuamente. La Mediateca ha una sua Digital Library, noi siamo partner dell’Istituto Luce, che ha il compito di archiviare, custodire e classificare il materiale, abbiamo una partnership con Rai Teche, abbiamo collaborazioni cinematografiche importanti per poter ambientare docufilm apprezzati dal pubblico.

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