L’airone cenerino Enea, astuto pescatore del Parco Due Giugno

by Fabrizio Stagnani

Lui sta ancora la, in barba a tutti gli uccellacci del malaugurio che quasi speravano se ne sarebbe andato. Enea, così l’hanno chiamato i ragazzi del Wwf Young Italy, quelli del gruppo operativo pugliese. L’airone cenerino è ormai di casa al Parco Due Giugno di Bari.

Alcuni sulla scena nazionale, quando la notizia era all’apice negli onori della cronaca, si stupirono non tanto del fatto in sé, ma più che altro che risultasse una questione degna di nota. Tutte persone che poi si è scoperto vivono attorno a zone umide o addirittura su laghi, come quello di Garda, alle quali in prima battuta è stato difficile contestualizzare l’accaduto, considerato che lì ne hanno nei cieli a iosa. Si, è solo, fra virgolette, un airone cenerino. Non è in estinzione, non è un animale selvatico raro da scovare. Nella stessa Bari, alle prime luci dell’alba e non solo, i fortunati ne potrebbero intravedere qualcuno nell’Ansa di Marisabella o sulla foce del Torrente Valenzano. E’ una notizia che lui sia nel centro della città, appollaiato sui pini del parco urbano. 
A quasi un mese dall’averlo conosciuto torna utile fare il punto della situazione. La sera del 15 agosto un’attivista del Wwf Levante Adriatico, Rosamaria Sassi, prontamente segnalò il primo avvistamento. Stando alle notifiche di whatsapp erano le 8,35pm, già imbruniva. Il Parco Due Giugno era appena stato riaperto al pubblico dopo mesi di restauri, per giunta in periodo di lock down. Ai passanti parve una cicogna, sembra che ebbe addirittura l’ardire di posarsi nel mezzo del prato più grande. L’Enciclopedia Treccani alla voce “trampoliere” riporta “Espressione antiquata con la quale, nelle antiche classificazioni ornitologiche, venne designato un ordine artificiale di uccelli a collo lungo, zampe lunghe e sottili, becco allungato”, furono proprio questi ultimi dettagli a trarre in inganno, oltre che il calare delle tenebre. Dalle sfocate foto ed audiomessaggi che arrivavano comunque risultava, di qualsiasi animale si trattasse, una vicenda meritevole di approfondimento. Il giorno seguente, all’aprire dei cancelli i volontari del Wwf erano già sul posto a cercarlo. Un meraviglioso esemplare di airone cenerino svettava fiero sulla cima di un cipresso. Subito sui canali di comunicazione dell’associazione di volontariato internazionale la rettifica in merito alla notizia che si potesse trattare di una cicogna, che per fortuna era stata data con timida incertezza la sera precedente. In pole position ad “uscire” con la fotonotizia proprio Bonculture. A seguire il tam tam mediatico, partendo dall’Ansa, passando da la Repubblica, il TG Regionale della Rai, Radionorba, per poi diffondersi a macchia d’olio sino in Sardegna attraverso la fitta selva di testate giornalistiche on line, sino un’intervista diretta di recente da Antenna Sud inerente proprio all’attuale stato dei fatti. 

Inizialmente si era ipotizzato che, come avvenuto per altra fauna selvatica, il lock down avesse facilitato o invogliato il suo stanziarsi lì. Ma in realtà il tempo ha portato consiglio e altri dettagli preziosi. Un gruppo di ornitologi lo avevano già avvistato nella stessa zona il 27 di febbraio, prima della quarantena da covid19, ma purtroppo per loro scelta non hanno divulgato l’informazione se non all’interno di un portale di settore. Nei giorni a seguire, nuovamente a stravolgere tutte le carte in tavola, una fonte, meno verificata, ma attendibile, tra i commenti ad un post del Wwf che immortalava Enea, ha affermato che ne aveva visto uno identico, se non proprio lui, esattamente un anno prima. Si trattava di una signora che abita in un complesso adiacente il parco. Nessuna foto a documentare quel che dice, ma risultava certa come per poche cose che l’estate precedente, prima di partire a mattino presto con la sua famiglia per un viaggio, lo avessero visto stupiti nel cortile, chi lo sa, forse attirato dalla piscina condominiale.   
Perché di fatto gli specchi d’acqua captano l’attenzione dei “trampolieri”, ed Enea ne è uno splendido esemplare. Giovane, dall’apertura alare che supera il metro e mezzo. Non si sa ancora se sia una lei o un lui, d’altronde il nome lascia larghe interpretazioni, come un Nicola o un Andrea. Nome per altro scelto a voler sottolineare, un po’ polemicamente, quello che s’immagina possa essere suo il bisogno di fuggire dalla potente illuminazione urbana da poco inaugurata, come il personaggio mitologico da Troia. Ormai è un Ras a Parco Due Giugno, quando si sposta da una chioma all’altra, o da una sponda all’altra dei laghetti, riesce a spaventare interi stormi di colombi, al massimo fino ad ora abituati a qualche germano reale, si alzano in volo per lasciarli il posto migliore. Non gli manca niente, alberi, ombra e soprattutto un allevamento colmo di pesci in esclusiva. Da buon pescatore è stato documentato che abbia addirittura sviluppato una tecnica adattiva per procacciarsi il suo cibo preferito. Incurante di qualsiasi rischio, approfitta del pane che i frequentatori del parco lanciano nello specchio d’acqua per tartarughe e pesci fiocinando con il lungo becco questi ultimi. A neanche due metri dalle mani di bambini o mamme dietro la staccionata di recinsione, si apposta nell’ombra, immobile, usa le molliche di pane come esca, individuata la sua preda e dalla riva fa scoccare infallibili prese a bei pescioloni rossi inghiottendoli in un sol boccone. Il bello è anche che in genere subito dopo si va a sciacquare il becco con due eleganti colpi di sinuoso collo nell’acqua meno profonda.  
Altre associazioni di volontariato di stampo più conservatore avrebbero preferito che la notizia della sua presenza non si fosse così divulgata. Quello degli ambientalisti è un universo non di facile lettura, anche se dovrebbe, probabilmente piace l’idea della settarietà delle informazioni. Altri temevano che stolti sarebbero andati ad infastidirlo. Invece, a ripercorre le testimonianze del primo giorno dall’avvistamento, nessuno sapeva di cosa si trattasse. Gli avventori si vedevano sbucare volontari e photo reporter da dietro i cespugli che cercavano d’immortalare chissà cosa. A seguire la mira degli obbiettivi inquadravano anche loro il soggetto tanto ambito, si stupivano oltremodo, ma in pochi erano in grado d’identificarlo. Oggi, dopo che il Wwf Levante Adriatico ha dato ampia attenzione a lui, o lei, sembra che la comunità lo abbia accolto ed accettato. Anche se magari in molti non si aspettavano che i pesciolini che erano andati a liberare sotto il ponte del laghetto dalla boccia d’acqua in salone sarebbero finiti in bocca ad un airone cenerino. Passi dai vialetti e puoi sentire bimbi che stupefatti esclamano “Ailoone, ailooone!” o famigliole in ammirazione che ne discutono e ne scernono. Insomma l’informazione, quella che deve essere di tutti, pulita, magari anche giustamente rivista a fronte di confronti, fa bene. La comunicazione ha acceso i riflettori su di lui, esponendolo a dei rischi probabilmente, ma, sempre nell’augurio che mai gli succeda nulla per mano di noi suoi vicini, ne potrebbe essere valsa la pena perseguendo l’obbiettivo di sensibilizzare nuove persone. Sensibilità che non basta mai e che non basta mai provare ad insegnare. Qualche bambino che si è avvicinato troppo per importunarlo fino ad ora c’è stato e qualche genitore avrebbe potuto tutelare entrambe meglio, sicuramente qualche fotografo alla ribalta lo avrà distolto dalla sua serenità, ma fino ad ora è andata bene. Anzi sembra che sia più lui ad approfittarsi delle nostre molliche di pane.   
Enea si è scialato, diciamolo, oltre tre mesi da solo con un parco tutto per se, poi si è pavoneggiato sotto mille scatti fotografici, ora c’è persino che gli agevola la pesca. Non dovrebbe mancare molto alla migrazione, ottobre, massimo novembre, potrebbe prendere il volo. Anche se capita che in Europa ed Asia, per i climi temperati, diventino stanziali. In ogni caso fortunato chi continuerà a poterlo osservare nel suo totale rispetto, chi una sera lo vedrà spiegare le maestose ali per andare a svernare in Africa o chi addirittura lo avvisterà di ritorno per la bella stagione, si spera in coppia, con una bella Lavinia al fianco e, perché no, dare alla luce un Silvio, continuando a seguire i mitologici nomi. 


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