Le passeggiate del Natale Antiracket. Tano Grasso: «A Foggia serve un botto di denunce»

by Antonella Soccio

Contro il pizzo a Natale. L’associazione antiracket Fratelli Luigi e Aurelio Luciani, presieduta da Alessandro Zito e che annovera tra le sue fila simboli di legalità come Luca Vigilante e Lazzaro D’Auria che non si sono piegati al volere mafioso, ha percorso il 13 dicembre Corso Garibaldi e Via Vittime Civili a Foggia insieme al presidente onorario Tano Grasso e al Prefetto Maurizio Valiante entrando nei negozi per sensibilizzare sul tema della denuncia.

Abbiamo intervistato Tano Grasso.

Come è andata la passeggiata? Sotto Natale i commercianti vengono intimiditi e indotti a pagare dalle batterie, non è così?

«Non a caso abbiamo scelto questo momento, le chiamiamo passeggiate del Natale Antiracket. Sotto Natale i commercianti ricevono con più insistenza le richieste di pizzo e le richieste estorsive. Abbiamo voluto dare noi delle risposte a queste richieste presentandoci noi come associazioni e sopratutto presentandoci insieme al prefetto Maurizio Valiante che è la massima istituzione di questa provincia per dimostrare ai commercianti la vicinanza dello Stato. Una ragione per avere fiducia».

Che consapevolezza c’è a Foggia?

«Denunciare non è una cosa facile. In questo anno abbiamo avuto dei commercianti che si sono rivolti a noi, alcune situazioni le abbiamo seguite con le forze di polizia, siamo nell’ambito di piccoli numeri. Ciò che serve a Foggia è un botto e il botto lo avremo quando avremo decine di commercianti che rompono il rapporto di sottomissione con la criminalità organizzata».

A quanto ammonta la tassa di sovranità?

«Intanto non viene chiesta a tutti, i più esposti sono sempre il mondo dell’edilizia, i soggetti che vivono sulla strada, le attività di ristorazione, bar e discoteche e il commercio dell’abbigliamento dove molto spesso il pizzo non si esprime in denaro, ma coi prodotti. Mi prendo questo paio di scarpe, questo cappotto. Il commerciante si sente più sicuro, perché non dà denaro. Abbiamo colto una attenzione da parte dei commercianti, queste passeggiate servono per prendere contatti, abbiamo capito che in alcuni negozi dobbiamo tornare in un secondo momento. E tornarci dopo in maniera riservata per andare a parlare e approfondire le situazioni. La nostra è stata una azione di conoscenza, ma il vero rapporto si costruisce in una relazione intima lontano dagli sguardi pubblici».

Qualche anno fa l’allora questore Piernicola Silvis avanzò l’ipotesi di denunciare i commercianti omertosi di favoreggiamento. Che ne pensa?

«Sta diventando ormai una prassi nei processi in Sicilia. A Palermo i commercianti che non denunciano vengono imputati di favoreggiamento. Adesso si sta diffondendo questa ipotesi: il commerciante che di fronte all’evidenza che paga il pizzo e nega è chiaro che sta facendo una azione di favoreggiamento nei confronti dell’organizzazione mafiosa. Né oggi si può più invocare l’argomento che si poteva invocare 30 anni fa che se tu denunci rischi la vita o l’attività. Oggi c’è l’associazione che ti copre e ti toglie dalla solitudine e dalla isolamento e c’è una capacità di polizia e Carabinieri di tutela che è straordinaria. E se dovesse subire un danno c’è una legge dello Stato che risarcisce. Aveva ragione Silvis, oggi più nessuno può avere alibi per non denunciare».

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