«L’intergenerazionalità e la contaminazione sono indispensabili per creare cambiamento». Lucia Abbinante e la formazione dei giovani Europeers

by Antonella Soccio

È partito dalla Puglia il “nuovo rinascimento sociale ed ecologico”, che la onlus Greenaccord considera ormai «improcrastinabile».

«Più considerazione, più coinvolgimento e più creatività dei giovani, meno consumo di risorse e meno scarti, più relazioni e più mobilità sostenibile», ha affermato il presidente Alfonso Cauteruccio nel corso del XVI Forum dell’Informazione Cattolica per la Custodia del Creato che, dal 2004 si svolge nel periodo denominato “tempo del creato”, che va dal primo settembre al 4 ottobre, memoria liturgica di San Francesco.

“Nessuno si salva da solo. Dalla Laudato si’ alla Fratelli Tutti per un nuovo rinascimento sociale ed ecologico”, è stato il claim della tre giorni barese, a cui ha partecipato anche Lucia Abbinante, Direttrice Generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani.

Noi di bonculture l’abbiamo intervistato.

Direttrice Abbinante, l’ascolto è energia del cambiamento. Quanto e come la pandemia ha interrotto gli scambi di associazioni ed esperienze a livello europeo? Quali relazioni si sono perse e quali idee nuove ci sono per il Corpo europeo di solidarietà? Sono nati anche nuovi ambiti? Il tessuto sanitario ha creato nuove figure? Nuove opportunità?

«La pandemia ha stravolto le nostre vite e ha fatto emergere una urgenza di cambiamento nel nostro modo di lavorare e di relazionarci. L’ascolto dei bisogni è fondamentale in questa fase. I Programmi gestiti dall’Agenzia Nazionale per i Giovani – cioè Erasmus+:Youth e Corpo Europeo di Solidarietà – perseguono proprio questo obiettivo: ascoltare i giovani, coinvolgerli in esperienze formative che li rendano cittadini consapevoli e protagonisti attivi delle transizioni che stiamo vivendo.  

Nel corso del 2020, in piena emergenza pandemica, il numero delle proposte progettuali pervenute è fortemente aumentato rispetto al passato. Infatti, con 907 domande complessivamente pervenute nell’ambito dei due Programmi, il 7 maggio 2020 costituisce il Round in cui si è registrato il più alto numero di progetti presentati, con una crescita del 45% rispetto al Round 2 del 2019 e del 36% rispetto al 1° Round del 2020 che ha preceduto il Round di maggio. Circa il 15% dei progetti presentati propone una specifica strategia per affrontare quelle che vengono considerate le conseguenze della pandemia sull’universo giovanile.  Inoltre, per la prima volta, proprio a causa della pandemia, si è assistito a una completa virtualizzazione delle attività. Ad esempio, nella fase di lockdown, le Digital Radio del network ANG inRadio sono state un importante strumento di rete e connessione».

Lei ha collaborato alla fondazione del primo laboratorio di idee dei giovani di Carbonara, quali innovazioni sociali arrivano all’agenzia dai giovani pugliesi?

«L’esperienza del laboratorio nato a Carbonara, un quartiere periferico di Bari, è stata fondamentale nel mio percorso di vita e nella mia formazione professionale. E’ il mio quartiere, quello dove sono nata, dove ho studiato e dove vivo. La periferia e le periferie sono state un punto di partenza e di influenza molto forte per me, perché è proprio nei contesti periferici che ho potuto maturare il desiderio di cambiare me stessa e la realtà che mi circondava. Qui è nata la mia coscienza civica e il mio impegno per l’attivazione delle persone, e in particolare dei giovani, per la partecipazione dal basso e per l’antimafia sociale. Il laboratorio di idee dei giovani di Carbonara è nato per esprimere una visione di sviluppo e di rigenerazione».

Non è un Paese per giovani, è una frase tipica pre pandemia per denunciare l’eterna gerontocrazia italiana. Ma il Covid non ha acuito questo aspetto, ponendo sulle spalle dei giovani tutte le colpe, prima fra tutti il contagio e condannandoli ad un isolamento forzato? Infine, il salario minimo. Si dice spesso che i giovani vedono ridotte le occasioni di vita e di lavoro rispetto ai loro genitori. c’è un ascensore sociale che scende. Come può lavorare l’agenzia per rivendicare maggiori diritti per il lavoro dei giovani?

«L’Agenzia Nazionale per i Giovani lavora al fianco delle organizzazioni giovanili per creare opportunità e garantire alle ragazze e ai ragazzi di accedervi. Le opportunità a cui alludo sono quelle fornite dai programmi europei – che l’ANG gestisce per l’Italia – e grazie ai quali migliaia di giovani vivono l’esperienza della mobilità europea e sono coinvolti in progetti di solidarietà e volontariato. Questi programmi, oltre a costituire una straordinaria occasione di crescita personale e relazionale, hanno anche un fondamentale valore formativo, poiché consentono ai partecipanti di acquisire le cosiddette competenze trasversali, cioè quelle che si apprendono appunto attraverso l’esperienza diretta, e che sono oggi un valore aggiunto richiestissimo dal mercato del lavoro.

I giovani oggi sono molto attivi, sensibili alle tematiche attuali e pronti ad essere davvero promotori del cambiamento. All’Agenzia Nazionale per i Giovani abbiamo testimonianza di questo, ogni giorno, e ci impegniamo affinché le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato ai programmi europei possano invitare altri coetanei a vivere queste opportunità. Abbiamo affidato questo compito a una vera e propria rete: gli Europeers, cioè ambasciatori e ambasciatrici della mobilità europea. Giovani che ispirano altri giovani: è bello ed è importante, ma non è l’unica strada. Da tempo insisto sulla necessità che le nuove generazioni siano in costante dialogo e in continua collaborazione con gli adulti. Il modello a cui guardo con convinzione è proprio basato su intergenerazionalità e contaminazione, valori che io credo indispensabili per realizzare innovazione e cambiamento».

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