Non un allarme, un avviso. I lethocerus patruelis sono fra noi. A monitorare il Wwf

by Fabrizio Stagnani

Entomofobi, fermi! Fermi! Se già l’immagine di copertina correlata a queste righe vi ha fatto male, non andate oltre. Siete ancora in tempo, potreste salvare il sonno delle vostre prossime notti. Chiudete questa pagina e andate a cercare articoli su origami e ludoteche.   Lethocerus patruelis, cimice gigante d’acqua, questi i nomi, fra i tanti collezionati, come fanno i demoni, del nostro protagonista. Può sembrare che abbia ispirato MUTO, il kaiju del film Godzilla sui grandi schermi nel 2014. Ocelli, occhi primitivi, sul capo, due neri fanali simmetrici sporgenti ai lati.

Un “blattone” che arriva sino a otto centimetri di lunghezza. Per labbra, un rostro tozzo e robusto. Sei le zampette, quelle anteriori in zoologia si dice che sono raptatorie, “atte a ghermire e trattenere la preda”. Iniziate ad avere la sensazione che vi si stiano arrampicando sulle gambe sotto il tavolo o le coperte? Cammina, nuota e vola. Polifago, zoofago. Non sono le parolacce che gli si vorrebbe inventare e dedicare in esclusiva. Praticamente un killer, pesci, girini, antropodi, lumache, mangia di tutto. Non riesce a farlo con i cani bassotti però, vedrete! L’aggettivo a lui correlato che dovrebbe spaventare di più è alloctono.         Da dove nasce, o meglio nasce nuovamente, l’interesse per questa adorabile creatura? Residente nel sudest europeo, Bosnia, Serbia,  Bulgaria, Macedonia, Albania, Grecia, ma anche in Pakistan, India e Burma, sembra, anzi ormai è certo, che di tanto in tanto venga a fare una scappatella in Italia. E’ chiamato anche “electric light bugs”, gli piacciono le luci insomma. Affascinato dall’illuminazione delle navi che partono dai Balcani, s’imbarca alla portoghese e ce lo ritroviamo qui. Il primo avvistamento nel ’97, proprio in Puglia, poi altri sporadici in Abruzzo e Marche, rilevanti quelli in Calabria. Numeri esigui, ma sempre a dimostrare la sua presenza aliena. 

Fabula. Il 6 luglio scorso l’Avvocato Antonello De Luca, a Trepuzzi, passeggiando nel giardino del B&B Masseria Vigneri, gestito insieme alla compagna Alexandra Powels, da esperto conoscitore della sua terra fotografa, nei pressi di un canale, un insetto mai visto prima. Quello che ne è stato dell’intruso, con quattro bassotti che lo braccavo, neanche Quentin Tarantino saprebbe descriverlo. Le foto, scattate prima dello sgrindellamento, arrivano nelle mani, anzi sul whatsapp dell’attivista vicepresidente del Wwf Salento Daniela Palma, la quale prontamente le gira nella rete regionale. Subito l’identificazione.

Il Wwf Puglia ne dà informazione attraverso i social, viatico che si rivelerà capillare. Da Faggiano, ad interessarsi approfonditamente della questione Fabio Milazzo, del Wwf Young Italy, la fascia dei volontari tra i 18 ed i 35 anni. Lui, appassionato di natura, fauna ed in particolare di insetti, prova ad organizzare una squadra per gestire sopralluoghi e rilancia a sua volta la notizia in un gruppo specializzato. A cogliere la palla al balzo il naturalista Elia Lo Parrino, laureato in Scienza Naturali a Milano, con in ballo un progetto di dottorato il cui scopo è proprio determinare quando potenzialmente possa essere pericolosa l’invasione di questi insetti. Ultima battuta, giusto ad ottobre, sempre favorito dalla viralità di internet Millazzo scopre un altro esemplare di lethocerus patruelis a Castellana Grotte, questa volta già secco, morto stecchito, va, lo recupera, e mette in collezione.   

E’ proprio il volontario del Wwf Young, Fabio, a far presente che: “Se ci sono altri avvistamenti è importante che ci vengano segnalati! Nessun allarmismo, restiamo in uno stato propositivo di studio della questione.” Mentre Lo Parrino, dalla Lombardia: “Serve fare ricerca! Nel caso in cui si dovessero insediare permanentemente sul nostro territorio l’entità dei danni sarebbe da valutare. Per ora non sono mai state trovate ne uova ne larve, ma è pur vero che non siamo neanche andati a cercarle. Solo ritrovamenti fortuiti di adulti.”   

A sedare il sensazionalismo la vecchia e cattedratica guardia. Il Professor Oreste Triggiani, ordinario di Entomologia a Bari, ricorda e rasserena: “Agli esami diversi studenti è capitato che si siano presentati con degli esemplari di lethocerus nella loro cassetta entomologica. Non risultano essere un problema, se ne sono trovati pochi per essere reputati un rischio. Un fenomeno circoscritto.” A domanda risponde con domanda, suggerendo la riflessione, nel caso in cui dovessero arrivare ad essere infestanti potrebbero risultare un pericolo? Lui: “Sono infestanti? Nel caso in cui lo dovessero diventare lo scopriremo.” Senza dati, per ipotesi, giustamente, la scienza non si muove. A rimarcare il Professore di Entomologia Generale e Applicata, sempre all’Università di Bari, Francesco Porcelli. “Ho foto di lethocerus catturati in mare da pescatori subacquei. Ho allevato un maschio nel mio laboratorio, gli davo da mangiare pesci rossi e gambusie. Ne sono andato a cercare per i canali, ma non ho mai trovato una femmina. Se l’avessi trovata sarebbe stato un forte segnale all’approccio per la stabilizzazione.” Anche Porcelli modera i toni quando con lui si indaga sull’invasività alloctona del blattone, fa presente che: “Per essere invasivo l’organismo deve fare danno. L’escalation è: alieno, proveniente da altra area geografica, invasivo, quindi dannoso, organismo da quarantena, quando si arriva ad avere bisogno di leggi che vanno ad indicare degli interventi utili e necessari.- parlando di potenziali rischi afferma – E’ un grosso predatore! Ha bisogno di prede abbondanti. Non so quanto le nostre acque dolci e salate possano offrirgli questa grande abbondanza di cibo. Mentre la Grecia, l’Albania, la Dalmazia, sono luoghi poco disturbati, l’Italia è un paese, invece, completamente trasformato dall’uomo. I nostri ecosistemi non sono così liberi. Questo tipo di previsione è sostanzialmente impossibile da fare. Sono previsioni che si elaborano su elementi statistici che macinano dati. E noi non ne abbiamo. Serve sorveglianza.”    

Zanzara tigre, gamberi della Luisiana e quelli australiani, le tartarughe d’acqua trachemys scripta, tarli asiatici, punteruoli rossi, tutti esempi di minacce sottovalutate, alloctoni il cui impatto sui nostri ecosistemi si sarebbe potuto gestire meglio.   

Ci si augura che con la cimice gigante d’acqua la storia possa evolversi diversamente. La cosa buona da sapere e che questo emittero, rincote, è il suo ordine, della famiglia dei belostomatidi, anche detto “tadpole killers”, l’uccisore di girini, sembra essere una prelibatezza. In asia vanno via come le patatine, in Messico, non i patruelis, ma dei cugini ancora più grandi, sono da gourmet. Male male, nel caso in cui dovessero risultare nocivi, la domenica invece di fare le linguine con i nephrops norvegicus, detti anche scampi, saranno con i nostri ormai beneamati lethocerus. Poi se proprio lo stomaco non li regge, adottate un bassotto, sembra che gradiscano.

Foto: en plein air di Antonello De Luca, in studio di Fabio Millazzo

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