Parcocittà, servono iniezioni di fiducia per la cultura. L’intervista a Katia Colella

by Antonella Soccio

Sarà una estate complessa per quanti vivono di cultura e per chi ama fruire di spettacoli, concerti, presentazioni di libri, conversazioni culturali.
Massimo Bray nella task force pugliese per la ripartenza ha indicato gli spazi pubblici aperti e le aree verdi come luoghi ideali per ri-concepire le attività con una formula nuova, innovativa, meno ingessata.
A Foggia Parcocittà appare oggi un luogo apripista per queste sperimentazioni grazie al grande anfiteatro e agli spazi condivisi multifunzionali.


Noi di Bonculture abbiamo intervistato Katia Colella, presidente di Energiovane, attualmente capofila dell’ATS che gestisce il centro.

Katia, anzitutto cosa è stata la quarantena per chi come voi a Parcocittà punta tutto sulla cultura e sulla socialità rinnovata tra le persone?

La quarantena è stata impegnativa, un po’ come per tutta l’Italia, perché abbiamo vissuto un periodo nuovo e difficile e come tutte le novità destabilizzanti, indebolisce e rafforza allo stesso tempo. Parcocittà si è fermata preventivamente una settimana prima del lockdown, proprio per salvaguardare i cittadini, è un luogo dove facilmente le persone si assembrano. Abbiamo subito notato che nonostante i primi divieti di non avvicinarsi e toccarsi, era difficile per le persone rispettarli. Quindi verso l’ultima settimana di febbraio, noi abbiamo cominciato a vietare l’accesso al pubblico ai locali interni, poi quando c’è stato il lockdown abbiamo definitivamente chiuso il cancello.
Abbiamo chiuso il cancello ma non ci siamo mai fermati. Anche sulla riorganizzazione siamo stati lungimiranti, con il lockdown eravamo già organizzati a partire con le attività on-line.

Ritieni che questo lungo lockdown abbia in qualche modo reso ancora più fragili i ragazzi delle periferie e tutte le persone che sono coinvolte dalle attività di Parcocittà?

Come detto prima, un periodo nuovo della nostra vita che cambia totalmente, per la maggior parte degli italiani lo stile di vita, DESTABILIZZA e DISORIENTA, questo è un dato di fatto, per quanto riguarda i giovani in generale abbiamo subito notato un rapido adattamento rispetto agli adulti, anche per la loro abilità nell’utilizzo dei mezzi digitali, all’inizio erano anche molto divertiti dal continuo apparire nelle attività on-line. In più, abbiamo notato anche una maggiore concentrazione nelle attività perché erano da soli nella propria cameretta, per questo prima parlavo del rafforzamento. I ragazzi si sono trovati a riflettere, a parlare con se stessi e questa secondo noi è stata una grande conquista della quarantena. Per quanto riguarda i ragazzi fragili, per loro la nostra attenzione si è, non raddoppiata ma triplicata. Parcocittà sta attuando vari progetti di contrasto alla povertà educativa e attraverso i laboratori on-line di questi progetti siamo entrati nelle loro case, abbiamo risolto, grazie anche all’apporto prezioso dei docenti e insegnanti, i piccoli problemi di connessione e mezzi multimediali a disposizione. In questo senso c’è stata una forte sinergia con le scuole.

Quanto l’online è riuscito a supplire alla mancanza fisica?

Abbiamo messo in atto diverse attività, per bambini, ragazzi e adulti. Ha supplito nella misura in cui si è riusciti a non lasciare soli i nostri cittadini affezionati, nel dare loro spiegazioni ed informazioni corrette, nel supportarli nei momenti di sconforto e perché no, anche nel costruire insieme a loro una nuova visione dello stare in società e in relazione con gli altri, cercando di far capire loro che questi momenti possono servire per guardarsi dentro, una cosa fondamentale per star bene domani in relazione con gli altri.

Estate 2020, a Bari e in tantissime altre città il discorso pubblico si sta concentrando molto sugli spazi all’aperto, sulle arene, sugli slarghi, le piazze. Qui a Foggia, forse sono stata distratta, ma c’è una attenzione minore. Voi nascete per vivere e condividere l’anfiteatro all’aperto? Qual è la sfida di quest’anno?

Sicuramente una sfida arricchente e motivante per tutti. Noi a Parcocittà siamo abituati a fare “iniezioni di fiducia” ai nostri cittadini. Ci stiamo preparando per la riapertura, perché vogliamo che sia al massimo della sicurezza per tutti, come detto prima noi accogliamo varie fasce di età e quindi stiamo studiando modalità anti Covid – 19 il più possibile sicure per tutti. I cittadini devono essere rilassati e sicuri su questo punto.

Pensate di offrire il vostro spazio anche a chi magari nel mondo culturale non ha metrature esterne per le attività? Quale senti sarà il vostro ruolo per la ripartenza?

Noi, come per tutti gli anni, presenteremo le nostre attività estive e di settembre al parco, ovviamente con il distanziamento e in sicurezza, salvo nuove disposizioni. Se persiste la stessa limitazione di distanziamento, ridurremo gli ingressi e adatteremo le attività, però siamo convinti di poter proporre le attività che ci contraddistinguono: cinema, teatro, musica,
incontri, presentazione di libri, osservazione degli astri, ecc.. Tutte attività rimodulate e degne di essere vissute e partecipate da parte di tutti. Visto che è uno dei pochi posti all’aperto in sicurezza, perché fortunatamente l’abbiamo recintato, siamo pronti ad ospitare e accogliere proposte da altre organizzazioni/enti, nei limiti anti Covid-19 previsti .

Credi che il programma estivo debba essere quello che avevate immaginato o potrà essere curvato sulle nuove esigenze di socialità e di relazione tra le persone? Penso ai bambini soprattutto, oltre che ai diversabili. Quante persone potrete accogliere nell’anfiteatro?

Le attività già pensate per questa estate e settembre, hanno bisogno di
essere rimodulate sul distanziamento e i percorsi di sanificazione sicuri. Stiamo gà accogliendo proposte di associazioni e cooperative che si occupano di persone fragili, speciali e/o con disabilità che hanno bisogno di far fare attività all’aperto ai propri iscritti, sicuramente daremo accoglienza e disponibilità a queste realtà. Sappiamo tutti che le persone fragili e speciali in questo periodo di quarantena sono state quelle che maggiormente hanno sofferto la reclusione in casa. Noi abbiamo già posto molta attenzione a queste persone, in modalità on- line, ma con la riapertura la priorità sarà data a loro. Parcocittà si contraddistingue per le proprie attività culturali, ma allo stesso tempo per l’attenzione all’inclusione attraverso la cultura. Al momento stiamo valutando con i tecnici la capienza. Almeno un centinaio.

Come ne uscirà il mondo culturale secondo te? È pronto per una riflessione anche sulla propria debolezza? Abbiamo assistito qui a Foggia a pochi prodotti culturali pensati per il Covid, fatta
eccezione per qualche artista e fotografo, a differenza di altre città italiane, dove il Covid ha anche scatenato tanta creatività catartica, diciamo. Come mai secondo te?


Indubbiamente il mondo culturale sta attraversando un periodo difficile, però come detto prima, accanto allo sconforto ci si è accorti che senza le attività culturali non possiamo vivere. Questa è diventata una certezza che ha valorizzato molto il mondo culturale.
Ora c’è la ripresa, come tanti professionisti è dura per tutti. A mio parere hanno sofferto maggiormente gli operatori culturali che non erano strutturati, coloro che non hanno potuto usufruire della cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali. Questo ci fa capire che nella nostra Foggia, abbiamo ancora tanto da costruire, in merito a percorsi professionali certi e strutturati. C’è ancora tanto lavoro nero, che non assicura ammortizzatori in periodi di crisi. Parcocittà per esempio con tanti sforzi è riuscita ad assicurare contratti veri che hanno permesso, in questo periodo, anche di prendere la cassa integrazione. Per una piccola realtà come la nostra, fatta di associazioni, è una rivoluzione in ambito di affermazione dei diritti dei lavoratori. Per quanto riguarda la creatività, noi siamo abituati a ricevere. 

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