Percorsi della conoscenza, in 100 studiano il Gargano con la Carta di Calenella

by Lucia Lopriore

L’ebook di autori vari dal titolo: “Percorsi della conoscenza – Momenti fondativi”, della Carta di Calenella 2021, per i tipi di Villaggio Globale (www.vglobale.it), affronta argomenti vari di grande attualità.

L’idea nasce durante il periodo del secondo anno della pandemia quando c’era molto tempo per riflettere ed interrogarsi sulla necessità di costituire un gruppo di studio per affrontare argomenti riguardanti il Gargano.

Fu Nello Biscotti ad avere l’idea di scrivere a cento persone tra studiosi e professionisti. In primo luogo era importante incontrarsi perché isolandosi non si raggiunge lo scopo di restituire alla Storia il necessario. Cosi come affermava Marc Bloch nella sua “Apologia della storia o mestiere di storico” (Parigi 1949), la storia vera è data dall’aiuto reciproco poiché isolandosi ciascuno non comprenderà mai completamente gli eventi e sarà tagliato fuori dalla storia universale che, al contrario, è data dall’aiuto reciproco.

La scelta più logica era quella di riunirsi a Calenella poiché i primi insediamenti si ebbero partendo sin dalla preistoria; infatti quella zona sempre stata oggetto di studio per archeologi e studiosi.

Tralasciando gli ulteriori intenti del promotore dell’iniziativa e venendo agli argomenti, si può affermare con fondato realismo che da parte dei partecipanti c’è stato un impegno gravoso nell’affrontare le varie tematiche legate anche a problematiche riguardanti il territorio.

Interessanti sono il saggio della prof.ssa Teresa Maria Rauzino che relaziona su l’immagine del Gargano nei reportage di Francesco Rosso, giornalista, che ha pubblicato molti articoli sul quotidiano “La Stampa” nel periodo che va dagli anni Cinquanta agli anni Settanta del secolo scorso.L’autrice evidenzia le tematiche trattate da Rosso che vanno dal turismo di massa alla speculazione edilizia, ponendo l’attenzione anche sugli itinerari desueti soffermandosi sui trabucchi, sul Porto di Varano e sulla Foresta Umbra. La parte saliente del saggio riguarda il turismo di élite a Peschici. Ma se tutto questo porta alla valorizzazione del territorio, nella vicina Manfredonia l’industria chimica ha creato un disastro ambientale di vaste proporzioni. Occorreranno anni per ripristinare ciò che l’uomo ha danneggiato.

Gli altri saggi sono incentrati su argomenti vari, come quello di Pasquale Marziliano che tratta dell’intensificazione sostenibile e della certificazione forestale onde valorizzare il patrimonio garganico. Michele Morsilli interviene parlando dei due secoli di esplorazioni geologiche nel Promontorio del Gargano e nelle vicine Isole Tremiti. Gianfranco Pazienza riflette sulle occasioni di sviluppo sociale e partecipativo inerente il Parco Nazionale del Gargano. Egli pone l’accento sul contesto ambientale, economico, politico e sociale del Gargano alla fine degli anni Ottanta del secolo appena trascorso. Il Gargano è visto come “parco della speranza di recupero”.

Lorenzo Pellegrino parla delle opere Pie e della condizione della Capitanata fino alla Costituzione evidenziandone la differenza. Due mondi e due storie diverse. Si sofferma sul periodo dell’Ottocento preunitario e postunitario, analizza la legge Crispi del 1890, argomenta sulla prima metà del Novecento e sulla situazione negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo.

Non mancano contenuti relativi all’istruzione nel contributo di Rita Pelusi che mette a confronto il sistema scolastico tra passato e presente, mettendo in luce la situazione generale sulla scolarizzazione del Gargano dagli anni Cinquanta ad oggi, e ponendo in evidenza la gestione della scuola in relazione al territorio.

Archeologia salvata e archeologia dimenticata è il tema affrontato da Grazia Savino e Domenico Sergio Antonacci, con focus su San Giovanni Rotondo e sulla carta archeologica. Il saggio di Giuseppe Soccio parla del Gargano e del demanio di uso civico, mentre Paolo Villani pone l’attenzione sulla Dolina Pozzatina e sulla biodiversità.

Francesco Violante accenna al Gargano Medievale con note storiche e bibliografiche, mentre Saverio Russo fa una ricognizione sulla storiografia sul Gargano in età moderna, in particolare dal 1980 ad oggi.

Michele Eugenio Di Carlo relaziona sul comprensorio di Apricena, Lesina e Poggio Imperiale tra Settecento e Ottocento, parlando anche dei principi Imperiale. Dei dialetti garganici parla Mariantonietta Di Sabato evidenziandone le peculiarità e le diversità nella semantica.

Sulla flora della necropoli di Monte Pucci si sofferma Daniele Bonsanto, mentre Lucrezia Cilenti parla delle specie aliene nelle lagune del Gargano, tra opportunità e rischi per la Biodiversità.

Sul profilo di alcuni personaggi del luogo, come l’internazionalista Carmelo Palladino e sul movimento anarchico di Capitanata relaziona Leonarda Crisetti, parlando dell’infanzia, dell’adolescenza e del contesto storico, sociale, economico e culturale del Gargano, delle esperienze napoletane di Palladino, della crisi della prospettiva rivoluzionaria, delle Caste e delle disuguaglianze per giungere al movimento anarchico in Puglia e nel Gargano.

Interessante il saggio di Claudia Zilletti su “Strategie traduttive a confronto: Through the Heel of Italy (1927) di Katharine Putnam Hooker fra trasfigurazione e adattamento”.

Salvatore Ritrovato, infine, trae le conclusioni: “Che il Gargano non sia solo un promontorio ma anche un luogo dell’anima è un’acquisizione recente, e può senz’altro confermarlo il presente volume, con i suoi diciassette contributi (che rappresentano solo una parte delle relazioni presentate nella giornata del 18 giugno). Tanto basta, però, per iniziare.  (…) Qualcosa si è messo in moto. Inutile cercare subito il fil rouge, quello che conta è lo scenario: siamo come nella platea di un teatro che si apre al pubblico e coglie gli attori, tutti di provata serietà e passione professionale, intenti a provare la parte di una pièce che sta mettendo insieme i suoi pezzi, e chi recita la scena di un atto, chi quella di un altro atto. Nessuno recita a soggetto, l’impegno è grande. Lo spettatore coglierà a brandelli la trama di una storia che si sta costruendo, e anche se non apparirà immediatamente chiara possiamo giurare che essa c’è”.

A noi non resta altro che congratularci con i promotori e con i relatori delle dissertazioni di Carta Calenella, augurando loro buon lavoro e proficuo proseguimento degli studi e delle  ricerche interdisciplinari. Una cosa è certa: stanno riportando la Montagna del Sole all’attenzione di tutti.

Lucia Lopriore

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