In un bar un cliente, mentre sorseggia una birra a prima mattina, si avvicina al bancone e chiede: “Ma che succede oggi davanti al Comune?”
“Comunisti, per le 10 protestano contro il Sindaco” risponde il barista.
C’erano esponenti di estrema sinistra questa mattina, ai piedi del Municipio di Foggia, tra i manifestanti? Può essere. Erano tutti dello stesso schieramento politico? Certamente no: lo dimostra anche il fatto che oggi non sono state esposte le bandiere di nessun partito.
“Oggi su questo campanile sventolerà la bandiera della Lega. […] Matteo io consegno questa Amministrazione Comunale nelle tue mani […] Oggi sono un uomo della Lega e ne sono orgoglioso”.
Sono queste alcune delle frasi che, tra scrosci di applausi e urla di consenso, il Sindaco di Foggia Franco Landella ha pronunciato a Palazzo di Città domenica 23 agosto in presenza dell’ex Ministro dell’Interno e segretario della Lega Matteo Salvini. Parole che, sebbene approvate in quell’aula con applausi e pacche sulle spalle, non sono state gradite invece da una consistente parte di cittadini, che già sui social hanno espresso il dissenso e la delusione che una simile scelta (quella di Landella di abbandonare Forza Italia per schierarsi con la Lega) ha portato. A niente sono servite le scuse del Sindaco all’indomani della conferenza stampa, ed è per questo motivo che questa mattina, alle 10 in punto, una fetta della cittadinanza si è riunita davanti alla casa comunale per manifestare contro questa decisione, per dire no a una Foggia legata. Uno spettro poliedrico di cittadini di tutte le età, uniti dalla stessa opposizione che già era stata dimostrata nel maggio del 2019, quando il leader politico venne in città per un comizio a favore dello stesso Franco Landella, e un modesto corteo di giovani attraversava le vie del centro gridando slogan antifascisti e cantando a squarciagola “Bella Ciao”.
Sono le 9:30, e manca poco all’orario stabilito per l’inizio della manifestazione. Non ci sono ancora le transenne per garantire il passaggio sul marciapiede dove si svolgerà il tutto, eppure già si vedono i primi ragazzi, giovanissimi e giovanissime, riunirsi. Uno di loro si lamenta per il numero di agenti presenti per far rispettare le norme anti-Covid, compresa quella di non permettere a più di 60 persone di raggrupparsi, un’altra teme il fallimento del raduno: “Secondo me non raggiungeremo neanche i 60 manifestanti che possono stare sul marciapiede”. Non sa che il numero non solo verrà raggiunto, ma largamente superato. La manifestazione ha inizio, vengono aperti i tre striscioni lunghi ognuno dieci metri e che recano una sola scritta: Foggia non si Lega. I 60 manifestanti rimangono dietro gli striscioni, sul marciapiede dell’Accademia di Belle Arti. Ma i manifestanti aumentano, cittadini provenienti da ogni lato di Corso Garibaldi, tutti con la mascherina, pronti a sfidare l’arsura mattutina tipica del foggiano. La stima dei presenti è impossibile da fare, ma parliamo sicuramente di alcune centinaia di persone. Tra questi c’è il piccolo Dante, il più giovane tra i manifestanti, ha 10 anni ed è accompagnato dagli zii. Il suo cartellone reca la scritta: “Landella vergognati, sei cattivo” e il disegno di un pollice verso. “È passato a Lega – dice – è un gesto cattivo”.
Un signore sulla settantina si aggira tra i manifesti e i cartelloni alzando al cielo uno spruzzino di candeggina Ace, il gesto anche se piuttosto insolito è chiaro: “Bisogna ripulire la città”: si chiama Silvio, e fa parte del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale. Reporter si muovono da una parte all’altra come bombi per scattare foto, registrare video e intervistare i manifestanti e gli esponenti politici, mentre da un piccolo megafono prende voce Francesco: ha studiato a Bologna per diventare consulente del lavoro ma, legato com’è alla sua città, è tornato a Foggia per continuare gli studi e ci racconta “Sono qui perché credo che Foggia abbia pochi momenti in cui può far sentire la propria voce e questo, come anche le manifestazioni di Libera, è un momento importante per far sentire quali sono i reali bisogni della città. Foggia vuole essere una città viva, ma siamo rappresentati da un Sindaco che utilizza gli spazi pubblici per interessi privati. E quello che è avvenuto domenica è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la reazione della gente parla da sé”. Mentre rilascia queste parole in privato, un altro ragazzo prende voce al megafono, discorso scritto alla mano: “Mi chiamo Francesco e sono un lavoratore precario, foggiano e terrone, che conosce la sua storia e non dimentica […] Oggi siamo qui come giovani, donne, precari, migranti, cittadini liberi per dire che la nostra città in cui viviamo non è una pedina di scambio per loschi affari privati […] Ora vediamo la nostra terra svenduta così agli odiatori razzisti del Nord”.
Il suo lungo discorso infiamma la folla per alcuni minuti e un cittadino, in un brevissimo attimo di silenzio, urla come in un coro da stadio con il braccio teso verso l’alto: “Io la Lega non l’ho votata” e, dopo di lui, i manifestanti in coro rivolti al sindaco urlano “Dimettiti, dimettiti”.
La manifestazione si è conclusa intorno alle 11:00. Delle urla e dei fischi che avevano animato il marciapiede di fronte al Municipio, nulla è rimasto. Solo una folla che si disperde, silenziosa, tra le strade della sua città.