La Primavera pugliese verso il ventennio. Emiliano e la Puglia battono i sovranismi

by Antonella Soccio

Oltre 871.028 pari al 46,78 contro i 724.928 pari al 38,93%. Chi avrebbe mai scommesso, dopo i tanti sondaggi diffusi e l’ossessiva presenza dei due leader nazionali sovranisti Giorgia Meloni e Matteo Salvini in una vittoria così larga del centrosinistra del governatore uscente Michele Emiliano, che tranne per l’ostile Brindisi dove sconta un problema con l’ospedale, ha vinto trionfale a Bari, Lecce e Bat e finanche nella destrorsa Capitanata, investita a Ferragosto del passaggio del sindaco Franco Landella alla Lega?

La Puglia non solo non si è LEGAta, ma ha anche stoppato l’ascesa del Capitano al Sud, con una forte avanzata del Pd e delle liste principali di Emiliano, piazzando il partito di Giussano al 9,5% e facendo eleggere alla Lega solo 4 consiglieri regionali. Un dato di poco superiore a quello delle Politiche del 2018 e lontano anni luce dal consenso delle Europee quando Salvini era Ministro dell’Interno ed era considerato uno dei politici più importanti della destra europea. Sembra un’era geologica fa, ma i cicli politici dei leader sono ormai velocissimi. Ogni figura politica si consuma in pochissimo tempo e Salvini, tra spiagge, mojito e una narrazione sempre identica a se stessa, ha dilapidato i numeri che aveva collezionato al Sud

La Lega dal 25,3% passa al 9,5%( – 15.8%). Fratelli d’Italia cresce dal 8,9% al 12,6% (+ 3.7%), ma non sfonda quota 15 come molti osservatori ritenevano, forse per via della presenza dei candidati del pumo, la Puglia Domani ha conseguito un importante 8,4%. Forza Italia tiene e passa dall’11,1% a 8,9% (- 2,2%).

Alle Europee le liste di centrodestra totalizzarono il 45,3% oggi perdono il 3,9% piazzandosi al 41,44%.

Raffaele Fitto non ha voluto parlare di tradimento della Lega, ma è chiaro che il partito salviniano si sia impegnato poco o che forse semplicemente la stella della Lega, tra ripensamenti, comizi senza il candidato presidente, fiammate e divisioni fratricide al proprio interno (si ricorderà la cacciata dei 101 con in testa l’europarlamentare Andrea Caroppo), sia ormai poco attrattiva per i cittadini, checché ne pensino i sondaggisti e i giornalisti presi dal presenzialismo sovranista. Del resto è un fatto che Salvini fosse acclamato e baciato da Ministro e che oggi venga fischiato e contestato, anche vigorosamente, in ogni piazza che batte.

La paura del Covid ha reso le comunità meno permeabili allo spauracchio dello straniero e dell’immigrazione, tema dominante dell’ideologia salviniana. L’aver perso poi quel tratto moderato, così presente in Veneto, ha fatto il resto.

È come se la presenza frequente di Salvini in Puglia avesse accentuato la leadership territoriale di Emiliano. I pugliesi hanno sentito il bisogno di difendere la territorialità della Puglia. “La Puglia ce la fa” risultato uno slogan perfetto, perché al carisma indiscusso di Emiliano si è legata la comunità, identificandosi col magistrato.

IL COVID

La pandemia, è scontato, ha facilitato tutti i governatori uscenti. Ma è un dato semplice da spiegare: chi si affiderebbe al cambiamento e al nuovo in un momento così difficile? Cambiare macchina amministrativa, governance, modelli non è stato ritenuto conveniente dagli elettori, sebbene il centrodestra abbia agitato il tema del clientelismo sanitario, dei contratti di lavoro sottoscritti pubblicamente. Il Coronavirus ha ridato visibilità e vigore ad Emiliano, ma è anche vero che gli ha tolto possibilità di campagna elettorale. Fitto ha indugiato troppo nella sua campagna elettorale, a tratti è sembrato quasi riottoso nel farla.

Il Covid ha anche trasformato un epidemiologo in un campione di preferenze, oltre 14mila. Pier Luigi Lopalco è consigliere e neo assessore alla Sanità. “Non era una sfida facile quella di trasformare un professore di Università in una star delle preferenze, si dice che le preferenze siano dei professionisti della politica, qui le hanno prese i dilettanti, la competenza e la serietà hanno avuto un peso”, ha detto Emiliano in conferenza stampa.

“Per chi mi chiede se Raffaele Fitto, col senno di poi, sia stato il miglior candidato rispondo di sì, punto. Il Covid ha favorito i governatori uscenti di CDX e CSX: De Luca vince con 51 punti di distacco su Caldoro, Toti di quasi 20 sullo sfidante, Zaia stacca di 61 punti percentuali il candidato presidente del CSX. Alla luce di questo leggiamo il risultato in Puglia, siamo stati in partita fino alla fine”, ha rilevato Marcello Gemmato, dirigente dei FdI.

IL RITORNO DEL LEADER DI MAGLIE

A poco è servito il cambio di look disegnato da Daniel Fishman per Consenso a Fitto. L’operazione simpatia insieme ai capelli lunghi sbarazzini sono stati una bella operazione, ma non hanno modificato la percezione degli elettori, rinvigoriti nell’ultimo miglio della campagna elettorale anche dalle parole di Nichi Vendola sul palco della Cgil. Peccato per la lista di sinistra, la Puglia solidale e verde, che non raggiungendo il 4% non elegge nessun consigliere, neppure il campione di consensi Felice Spaccavento.

LA DESTRA DENTRO EMILIANO

Non mancano i commentatori che ascrivono la vittoria di Michele Emiliano alla sua profonda capacità di annettere mondi e personalità del centrodestra, unita alla gestione del potere che quasi sempre premia chi è al governo. Lo stesso Emiliano e i suoi consiglieri, pur riferendosi alla Primavera pugliese iniziata con Vendola, già nelle prime dichiarazioni vanno al di là del concetto destra e sinistra, parlando solo della “coalizione della Puglia”. D’altronde non era già Vendola ad aver annesso a sé Leo Di Gioia, il fittiano Cecchino Damone e Dario Stefano?

“L’affluenza al di sotto del 60 fotografa la contrazione del voto di opinione- sostiene il politologo Massimo Fragassi- Ciò implica che, su questa base, è risultata vincente la strategia di Emiliano di sottrarre al centro destra (e acquisire alle sue liste) “campioni di voto” dello schieramento opposto. Strategia che peraltro si rinviene già all’indomani della scorsa tornata elettorale. In questo senso, da un punto di vista meramente elettorale,la strategia di Emiliano è stata, sin dall’indomani della sua prima elezione a Presidente, ponderata e lungimirante. Il punto di domanda, al quale oggi non possiamo rispondere, riguarda le conseguenze politiche di questa strategia elettorale “liquida”. Presumibilmente, ci si avvia ad una fase politica meno ideologica e programmatica (intendendo per tale il superamento di una rigida demarcazione dei confini “destra – sinistra”) e più gestionale, in cui le scelte di governo, di necessità, saranno di volta in volta oggetto di “contrattazione” politica tra assessori e Presidente e dove le cariche nelle partecipate regionali risponderanno al peso elettorale di ciascuno dei nuovi amministratori chiamati all’incarico”.

Il VOTO DISGIUNTO E I LABORATORI POLITICI FALLITI

L’ostinazione di Antonella Laricchia non ha influito sul risultato finale, anzi è possibile che abbia rosicchiato qualcosa anche a Raffaele Fitto, se si considera che tutti i candidati presidente hanno avuto più voti delle loro liste.

Non è detto che il M5S dentro l’alleanza governativa giallorossa avrebbe ottenuto più consensi. Il caso ligure, come quello umbro, è emblematico. Emiliano ha fatto a meno dei pentastellati, benché ora i 5 Stelle dovranno decidere cosa essere.

Quanto ad Italia Viva, il dato campano, dove i renziani raggiungono il 6% dice tutto: c’è spazio per Italia Viva solo dentro la coalizione di centrosinistra. Il polo riformista non esiste nel cuore degli elettori, Silvio Berlusconi è vivo e vegeto e Renzi non sottrae un voto a Forza Italia.

LE PREFERENZE

Per uno strano caso del destino da legge elettorale, la Capitanata si ritrova con un surplus di eletti. Ben 10 rispetto ai normali 8. Forse anche 11 se la spunta Gino Giorgione di Senso Civico sul dem barese Domenico De Santis.

Il delfino di Antonio Decaro Francesco Paolicelli con quasi 23mila voti è il consigliere con il maggior numero di preferenze in Puglia seguito a stretto giro dall’assessore al Bilancio Raffaele Piemontese con oltre 21mila preferenze, sopra anche a Loredana Capone. Le donne elette, 8 su 50, sono quasi tutte piddine: Teresa Cicolella, lady preferenze Anita Maurodinoia, Lucia Parchitelli, Loredana Capone, Debora Cilento. E con loro le tre grilline Antonella Laricchia, Rosa Barone e Grazia Di Bari.

Numero uno degli azzurri il vicepresidente del Consiglio Giandiego Gatta, superato in preferenze nel centrodestra solo dal transfuga Saverio Tommacco, candidato nel pumo. Fuori il forzista Damascelli entra Maurizio Lacatena a Bari.

I Fratelli d’Italia confermano quasi tutti gli uscenti centristi con Giannicola De Leonardis, Ignazio Zullo, Francesco Ventola. Dentro Antonio Gabellone e fuori Erio Congedo. Dentro Renato Perrini e Luigi Caroli a Brindisi. Non ce la fa l’ex leghista Fabio Romito.

Sterminati o quasi anche gli assessori regionali baresi, passa solo il cassaniano Gianni Stea a Bari, mentre vengono bocciati il pizzarottiano Antonio Nunziante, Gianni Giannini e Alfonsino Pisicchio.

Per la Lega tanti volti nuovi con Davide Bellomo e Joseph Splendido e gli altri.

Campioni di preferenze dem Filippo Caracciolo nella Bat e Fabiano Amati e Maurizio Bruni, Donato Metallo, Loredana Capone (13.800) e Sergio Blasi. Eletti a Lecce anche Alessandro Delle Noci e Sebastiano Leo. Per le opposizioni salentine: Gianni De Blasi, Paolo Pagliaro, Paride Pazzotta Cristian Casili. A Taranto dominano Donato Pentassuglia e Enzo Di Gregorio insieme agli emilianisti Massimiliano Stellato e Gianfranco Lopane. Per le opposizioni Giacomo Conserva, Vito De Palma e Marco Galante.

A Foggia ben 5 consiglieri di minoranza, uguali a quelli di maggioranza (Piemontese, il capogruppo dem Campo, Cicolella, Tutolo e Sergio Clemente): Gatta, Splendido, Paolo Dell’Erba e De Leonardis più Rosa Barone.

Star della politica e del web Antonio Tutolo, ex sindaco di Lucera che dopo le menzioni sui maggiori quotidiani nazionali per le sue dirette social in lockdown sbarca a Bari con oltre 7mila voti in CON.

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