Silvio Berlusconi, “Il Caimano” e l’innamoramento tutto italiano per la figura paterna e per il capo

by Antonella Soccio

Con Silvio Berlusconi in terapia intensiva e gravemente ammalato si aprono mille scenari sulla sua successione. Come ha spiegato il giornalista economico del Sole24Ore Gianni Dragoni, l’impero economico di Berlusconi comprende essenzialmente 3 grandi aziende: l’ex Mediaset oggi Mediaforeurope, la Mondadori e una partecipazione importante in Banca Mediolanum. Al momento hanno un valore di 2,8 miliardi di euro. Solo le quote che spettano alla holding, la Fininvest, nell’ultimo anno ha vantato ricavi di poco meno di 4 miliardi di euro e 360 milioni di utile netto. La proprietà della Fininvest è oggi poco più del 60 per cento di Berlusconi. Il resto, il 7 per cento ciascuno, è diviso tra i figli.

Che ne sarà di Forza Italia e del berlusconismo che ha caratterizzato per intero la Seconda Repubblica e tutti gli anni post ideologici dall’inizio dei ‘90 fino al 2014?

Alberto Crespi nel suo libro Storia d’Italia in 15 film esamina quel periodo storico attraverso l’opera di Nanni Moretti, “Il Caimano” e ricorda quanto detto da Daniele Vicari: «In Italia c’è un tema che è sotto gli occhi di tutti, ma che non riusciamo a trattare: l’innamoramento per il capo. È una figura psicanalitica centrale nell’Italia degli ultimi 20 anni. Un uomo è diventato il luogo simbolico della discussione politica. E noi non riusciamo a parlarne! Voglio dire, ci riuscivamo nei regimi sovietici, sia pure attraverso metafore: noi viviamo in una specie di democrazia, ma quella stessa fiducia nelle capacità superomistiche del leader passa da Berlusconi e Monti ma noi non riusciamo a ragionarci sopra. Questa cosa è vera anche quando dall’esaltazione delle virtù del capo, con tanto di sondaggi di opinione che stanno lì a confermarla, si passa alla denigrazione dell’ex capo, che finisce col diventare capro espiatorio in una dinamica arcaica e violenta da società primitiva».

Il film di Moretti viene prima di Videocracy e di Loro di Paolo Sorrentino ed è un esempio abbastanza raro di riflessione politica senza l’agiografia o il biopic. Manca in quel lungometraggio a tratti legal drama il tema dello sdoganamento della destra italiana, che proprio Berlusconi attuò con il suo endorsement per Gianfranco Fini candidato sindaco di Roma contro Francesco Rutelli, che poi vincerà. Non esisterebbe Giorgia Meloni premier senza l’inclusione di Silvio Berlusconi per la destra post fascista.

Moretti rappresenta Berlusconi in un modo duplice. Da un lato come lo vedono gli italiani, ossia simpatico, ammiccante, affabulatore, seduttore e mai perfetto a livello fisico, sempre alla ricerca della giusta chiosa, del giusto peso, della giusta pelle. Dall’altro come realmente è il Cavaliere, ossia cinico, prepotente, aggressivo, violento. Perché il potere è anzitutto violenza.

La figura paterna, come indicano molti film di Moretti e non solo Il Caimano e tanti saggi popolari dello psicanalista lacaniano Massimo Recalcati, sembrerebbe centrale nella cultura italiana. Non bisogna scomodare Benito Mussolini per teorizzare la fascinazione per il capo-padre. E Berlusconi si presenta come un padre padrone nel momento in cui crollavano partiti tradizionali e ideologie novecentesche.

Forza Italia nasce come movimento politico il 18 gennaio del 1994 e otto giorni dopo Berlusconi lo lancia con un messaggio sulle reti televisive delle quali è proprietario. Sei mesi prima però insieme ad altri imprenditori e uomini politici tra cui Marcello Dell’Utri e Cesare Previti aveva depositato nome e marchio presso il notaio Roveda di Milano in data 29 giugno 1993. In quell’occasione Forza Italia viene già definita una “associazione per il buon governo” ma non è ancora un partito, ma solo un progetto, scrive Crespi. Il 6 febbraio si tiene a Roma la prima convention dove Berlusconi pronuncia il suo primo discorso da leader politico che si candida alla guida del Paese. È la famosa “discesa in campo”: è Berlusconi ad inaugurare la metafora calcistica che ancora regna sovrana in tutte le sue declinazioni in politica.

È una campagna elettorale veloce, invernale. Si vota agli inizi di primavera, il 27 e il 28 marzo 1994. Le elezioni sono vinte dal Polo delle Libertà, che annienta l’invincibile armata messa su da Achille Occhetto. 42,84% contro 34,34%. Forza Italia alla sua prima uscita nell’agone politico ottiene il 21,01% contro il 20,36% del Pds. Il risultato per un partito che solo 3 mesi prima non esisteva è incredibile. Una performance migliore di quella che poi otterrà 20 anni dopo il M5S, che aveva avuto circa 6 anni per essere conosciuto e per radicarsi nei meetup. Forza Italia conquista tutto l’elettorato moderato.

Silvio Berlusconi, che prima era stato un silenziosissimo imprenditore e magnate, diventa Presidente del Consiglio, modificando costumi, carattere e pulsioni degli italiani.

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