«Una teoria liberale più pura legata al concetto di solidarietà». L’esperimento politico di Partito Gay di Fabrizio Marrazzo

by Gabriele Rana

Appena è stata annunciata la sua fondazione, la notizia ha spaccato i social in due: da un lato, chi considera questa una svolta unica per l’Italia e, dall’altro, chi la considera come una semplice mossa propagandistica. Ma per il suo fondatore Fabrizio Marrazzo, già fondatore di Gay Center e Gay Help Line, quello di Partito Gay è un esperimento politico che potrebbe raggiungere il 15% alle elezioni amministrative e potrebbe portare dei suoi rappresentanti in Parlamento. Fabrizio Marrazzo ha rilasciato un’intervista a bonculture per parlare del suo nuovo partito e delle sue idee.

Spesso si parla di crisi delle ideologie nei partiti. Quali sono le ideologie di un partito che, apparentemente nel nome, si distingue per l’orientamento sessuale e non per un’ideologia?

Il nome è “Partito Gay per i diritti LGBT solidale, ambientalista e liberale”. Per i diritti di tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali e per chi si riconosce nella nostra comunità.

Un’ideologia c’è e riguarda per prima cosa la solidarietà, che non deve essere assistenzialismo, ma che deve portare ogni singolo a realizzarsi. La solidarietà deve permettere alle persone di diventare autonome, la totale assistenza deve andare a quelle persone che si trovano in situazioni che non possono essere superate. Secondo, l’ambientalismo: ogni azione di governo deve avere al centro l’ambiente, ma le scelte ambientali non devono essere lasciate a carico delle imprese. Se queste scelte devono pesare come un’ulteriore tassa alle imprese italiane, che già non riescono a competere con l’estero per le troppe tasse e le poche infrastrutture, genereranno solo produzioni abusive e il fallimento delle aziende. Il terzo punto è l’idea di uno stato liberale che permetta a chiunque di raggiungere i propri obiettivi. Uno stato con meno tasse e meno burocrazia che dia invece sostegno al singolo. Una teoria liberale più pura legata al concetto di solidarietà, non vicina alle altre teorie di liberalismo spinto.

Esiste un preciso orientamento di pensiero collegabile alla comunità LGBTQ+, qualcosa che possa essere considerata una ideologia?

Noi della comunità LGBT non siamo uniti da un’ideologia, ma da uno stesso fattore discriminante. Da soli è impossibile contrastare questa discriminazione, spesso a esserne la causa sono le nostre famiglie o i nostri amici più stretti. Unendoci tutti insieme e dando rappresentanza alla nostra comunità tramite il voto, riusciremo a dare importanza alle nostre istanze spesso dimenticate dalla politica.

Lei ha affermato che questo partito potrebbe raggiungere anche il 15%: è sicuro di poter raggiungere questo risultato in un Paese, come l’Italia, che risulta tra i più discriminatori d’Europa?

Soprattutto in un Paese come il nostro si può raggiungere questo risultato perché la comunità riesce a essere più compatta. La comunità LGBT, secondo dati ufficiali, risulta al 12,8%. Secondo i nostri arriva anche al 15% comprendendo anche gli amici, i parenti e le persone più vicine alla nostra comunità che comprendono quello che abbiamo vissuto. In Italia poi è più probabile il successo nella nostra operazione perché nel nostro Paese i diritti sono quasi nulli. Circa trent’anni fa in Germania esperimenti simili al nostro hanno portato all’aumento dei diritti per gli omosessuali e oggi è uno dei Paesi che più tutela la comunità LGBT, anche se la strada è ancora lunga.

Pensa che la discriminazione sia favorita anche da una certa politica che poco si è interessata alle tematiche della comunità LGBTQ+?

Sia a destra che a sinistra la politica non ha mai preso delle reali posizioni in merito ai nostri diritti e questo è un grande problema. In molti altri Paesi la politica vede oltre e agisce prima della crisi sociale, in Italia si cerca di agire solo quando questa è arrivata al punto massimo e opera anche in maniera  inadeguata come nel caso della legge contro l’omotransfobia.

Perché?

Perché hanno preso come riferimento la Legge Mancino che ha circa 30 anni e non viene neanche applicata a livello penale al 100%  per i diritti gay. Ad esempio il divieto di propaganda che vieta di fare azioni strutturate intese come azioni di hate speech sui social non viene applicato. Un elemento forte della Legge Mancino era quello che vietava di dire “i neri sono malati”, per la legge contro l’omotransfobia è stata aggiunta una clausola che permette di dire queste frasi se dette in funzione delle proprie convinzioni culturali e religiose.  Di fatto è inapplicabile perché vengono considerate frasi discriminatorie solo quelle che costituiscono un pericolo attuale e reale per la persona . L’altro punto dolente riguarda la scuola e il concetto di arbitrarietà. A scuola si può parlare tranquillamente di violenza contro le donne o di razzismo, ma per parlare di omofobia è necessario seguire un iter burocratico che va dalla presenza nel piano triennale dell’offerta formativa e deve essere presente nel patto di corresponsabilità tra genitori e scuola. Questo è un tema di diritti civili che dovrebbe essere fatto a prescindere e senza arbitrarietà.

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