“Il Covid è un virus a tropismo tipicamente umano. Appena si abbassa la guardia, ricomincia a circolare”. A colloquio con il prof Carlo Perno

by Michela Conoscitore

Al termine definitivo della quarantena, lo scorso giugno, tutti siamo tornati a vivere. Come se l’estate fosse stata una boccata d’aria, seppur infetta, ma almeno abbiamo respirato all’aperto rispetto ai mesi del lockdown. Molti di noi sono andati in standby dal Covid-19, ma il patogeno non è scomparso come alcuni, magari, hanno pensato e sperato. Non ha fatto attendere molto il suo ritorno, già da fine agosto i numeri dei contagi erano ricominciati a salire, per poi toccare il picco ad ottobre. Il nemico è sempre quello, ma siamo noi ad essere cambiati, forse meno pazienti e disponibili all’ascolto e all’ottemperanza delle misure di sicurezza.

Per analizzare oggi, con i dati attualmente in nostro possesso, l’andamento della pandemia bonculture ha intervistato il professor Carlo Perno, virologo, Direttore di Microbiologia dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, docente all’Università Statale di Milano e di Tor Vergata a Roma:

Prof. Perno, forse siamo alle soglie di un nuovo lockdown nazionale. Sono stati approvati quelli locali, a zone. Oltre all’app Immuni e al sistema di tracciamento dei contagi, cos’altro non ha funzionato in Italia?

Una serie di fattori ha giocato, insieme, un ruolo purtroppo negativo. Il primo è stato sicuramente quella percezione di libertà che si è scatenata in tutti tra giugno e luglio pensando che ci eravamo ormai lasciati dietro il Covid, perdendo così di vista l’obiettivo. Il secondo, forse qualche comunicazione improvvida di qualche collega che ha avvalorato la percezione che ormai il virus non ci fosse più. Il terzo, il virus ha modificato un po’ le sue caratteristiche diventando un po’ più infettivo ma non più grave: per infettività, intendo che è aumentata la sua capacità di contagio, mentre sintomatologia e decorso sono rimasti tali. E infine aggiungo un parere politico, sul quale io posso dare un parere parziale: probabilmente non c’è stata grande attenzione con misure di controllo adeguate che andassero a contenere la disattenzione della gente.

Le attuali problematiche della seconda ondata, non soltanto in Italia ma nel mondo, erano davvero così difficili da prevedere?

Temo di no. Ragionando in un’ottica meramente virologica, questo virus ha caratteristiche genetiche ed infettive che lo caratterizzano come un patogeno a tropismo tipicamente umano, ovvero è un virus che ha una capacità naturale di infettare l’uomo. Quindi nel momento in cui si abbassa la guardia, ricomincia a circolare. C’erano già le condizioni per pensare che quello che sta accadendo, sarebbe successo.

A giugno il ‘liberi tutti’, con la riapertura dei confini nazionali e la ripresa della mobilità tra regioni, è stata una cattiva idea?

No, non è stata una cattiva idea. Anzi era assolutamente necessario. I numeri poi portavano pienamente a quella scelta. Le persone hanno percepito quel periodo come un ‘Tana, libera tutti!’, dimenticando che il virus era ancora in mezzo a noi. Stavamo vincendo la nostra partita, e volendo continuare ad usare il gergo calcistico eravamo al quarantesimo del secondo tempo, e vincevamo due a zero. Poi però dalla difesa, siamo passati tutti in attacco. Ora è come se avessimo preso tre gol, e stiamo perdendo. Molti, ma non tutti, hanno creduto che dopo il lockdown non ci fosse più pericolo. Da questa percezione errata si sono originati i nostri attuali problemi con la pandemia.

Lei ha definito il Covid-19 un virus che è fatto per restare: quale ciclicità dovremo aspettarci dal patogeno? Come si evolverà il tutto, ci sarà una terza ondata senza vaccino?

Confermo, il virus non andrà via. Noi periodicamente riusciremo a contenerlo solo se metteremo in atto misure strutturali che non necessariamente devono sfociare nel lockdown. Distanziamento sociale, l’uso della mascherina e la buona areazione degli ambienti, solo così riduciamo la capacità del virus di trasmettersi da una persona all’altra, perché il Covid sopravvive solo, lo sottolineo, in questo modo. Se non si trasmette, muore. I governi devo attuarli questi interventi strutturali, e le persone devono applicarli altrimenti avremo anche una terza ondata, o una quarta ondata.

Quindi sta dicendo che per il vaccino possiamo anche aspettare?

Credo che il vaccino sia quello che in inglese definiscono ‘the ultimate resource’, l’ultima e più importante risorsa, senza il vaccino questo virus difficilmente se ne andrà. Però anche senza il vaccino, siamo in grado di contenerlo grazie a queste regole che ci dobbiamo necessariamente dare. Le faccio un esempio, per comprendere meglio l’infettività del Covid: se nove persone rispettano le regole e una no, quell’unico individuo si ammala e infetta gli altri nove. Ad aprile sia il presidente della Repubblica Mattarella che papa Francesco espressero lo stesso concetto: non ci si salva da soli, ha valenza di solidarietà umana ma anche virologica perché uno solo può far danno a tutti.

A proposito degli asintomatici, si era proposto di interrompere il loro tracciamento anche se molti ritengono che sono loro i principali diffusori del virus possedendo una carica virale molto alta. Gli asintomatici sono una peculiarità di questo virus o accade anche in altre pandemie o epidemie?

Sono comuni a tutte le infezioni virali, compresa l’influenza stagionale e il raffreddore. Tutti i virus sono in grado di entrare nelle persone, ma non sempre riescono a scatenare la patologia. L’esempio è l’influenza quando si verifica in una famiglia di quattro persone: una è ammalata tre no ma sono infettati tutti. Covid ha le stesse caratteristiche, a seconda della situazione immunitaria delle persone, della carica virale e di altre situazioni transitorie, le probabilità di infettarsi sono diverse da persona a persona. Il Covid si sta comportando come qualsiasi virus respiratorio, solo che è molto infettivo, quindi è assolutamente necessario accertarsi che una persona sia davvero asintomatica perché a volte dei sintomi leggeri sono trascurati.

A proposito di asintomatici, la maggior parte di essi è stata individuata nella popolazione giovanile: ci può spiegare come si comporta il Covid-19 negli organismi dei bimbi e dei giovanissimi?

Il virus è particolarmente cattivo se non ci sono risposte immunitarie adeguate, quindi i giovani, gli adolescenti si infettano, possono avere anche una carica virale molto alta ma il loro organismo reagisce con forza e nella maggior parte dei casi, anche se non in tutti perché muoiono anche i giovani, riescono a superare la malattia senza avere una sintomatologia grave. Gli anziani, le persone fragili, i malati oncologici hanno un decorso molto diverso perché non hanno le difese adeguate contro il virus.

Crede nel successo della cura a base di lattoferrina?

Da medico e da virologo che si occupa di questo ambito da molto tempo, guardo a queste cose con molto scetticismo e lo dico con cognizione di causa, perché non c’è alcuna evidenza scientifica che supporta il successo di questa proteina nella lotta al Covid, ma è solo la percezione di qualche medico a suggerirlo, e le percezioni non fanno realtà. Quindi la mia risposta è no.

Un recente studio dell’ospedale Bambin Gesù ha dimostrato come le famose droplets, fautrici della diffusione dei virus, negli ambienti chiusi possono essere dimezzate con un adeguato sistema di areazione. In vista di probabili nuove pandemie simili a questa, dovremmo adeguare tutti gli ambienti pubblici?

Indipendentemente dal Covid, gli ambienti pubblici al chiuso dovrebbero sempre essere concepiti con sistemi di areazione adeguati perché ovviamente i patogeni respiratori si diffondono tramite via aerea quindi è necessaria la sanificazione dell’aria e la sua redistribuzione nello spazio. Però voglio aggiungere una cosa: se il sistema d’areazione di una stanza molto ampia allarga il virus che, prima, era concentrato in un angolo, non diffonde il virus ma lo diluisce. L’infettività del virus è in funzione alla sua concentrazione. A volte, questa diffusione del virus potrebbe essere un fattore favorente in determinate circostanze: per esempio, per il batterio della tubercolosi non lo è perché ne basta poco per infettare, distribuirlo non è consigliato. Per altri virus, la diluizione è la soluzione all’infezione perché facendolo non riesce più ad attecchire.

Il presidente del Consiglio e il ministro della Salute continuano ad invitare gli italiani a non uscire, consigliando di rimanere il più possibile a casa. Secondo lei, ora, gli italiani hanno bisogno più di consigli o restrizioni?

La maggioranza degli italiani ha rispettato le regole, e ha fatto un buon lavoro per sé stessi e per gli altri. Una minoranza non ha rispettato le regole, e ha arrecato danni a tutti. Chi non le ha rispettate prima, non credo le stia rispettando ora. In questi casi, al di là del consiglio, credo sia necessario il controllo affinchè queste misure vengano rispettate, prevedendo delle sanzioni decise dal governo nei casi in cui l’osservanza venga infranta. Credo che molti italiani non hanno ben compreso la gravità della situazione, e quindi magari ‘aiutarli’ in questo modo sarebbe efficace.

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