“Neuroastenia e disturbo post traumatico da stress, col Covid la gente è impazzita”. Le prassi dello psicoterapeuta eclettico Michele Grossi e le urgenze dei Csm pugliesi

by Antonella Soccio

Il fuoco è reale. Il reale dà fuoco a tutto. Ma è un fuoco freddo. Il fuoco che brucia è una maschera, se posso dire così, del reale. Il reale va cercato dall’altro lato, dal lato dello zero assoluto.

Jacques Lacan

Immaginiamo gli archetipi come i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di essa

James Hillman

Come si presenta oggi, a distanza di 40 anni dalla Legge 180 e a 26 anni dal Progetto Obiettivo Tutela Salute Mentale, l’organizzazione dei Dipartimenti di Salute Mentale? Come si declinano le pratiche, le modalità di accoglienza e di presa in carico dei Centri di Salute Mentale e con quali risorse in campo nei diversi Comuni? Sono domande queste che da anni assillano lo psichiatra e psicoterapeuta foggiano Michele Grossi responsabile del CSM di Manfredonia in Puglia, secondo cui “impazzire si può solo se c’è un servizio che ti può curare”.

Con i pochissimi ospedali no restrain in Italia, tra cui quello di San Severo unico nel Sud, storie come quella di Francesco Mastrogiovanni, il maestro di cinquantotto anni, morto nel servizio psichiatrico di Vallo della Lucania in provincia di Salerno nell’agosto del 2009, dopo 4 giorni di contenzione, non solo sono possibili, ma diventano il tratto dominante di una presunta cura meccanicistica, che non guarda quasi mai all’intero, al recupero dell’esser sani e quindi integri.

La follia alle volte non è solo o soprattutto dolore, sconfitta, pericolosità, incomprensibilità, solitudine. Ma è anche uno sconfinamento, un attraversamento nel magma confuso e apparentemente illogico dell’analogico delle assonanze, delle associazioni, delle premonizioni, delle fobie, delle persecuzioni e dell’ombra.

Il mondo della follia può servire a rendere più conoscibile l’albero della vita e con esso quello proibito della conoscenza, se riteniamo vero l’assunto secondo cui senza salute mentale non c’è salute. Ne sa qualcosa il dottor Grossi, terapeuta eclettico, che già nel 2014 organizzò in Capitanata un grande convegno sul tema della salute affiancato da una struggente mostra fotografica sui vecchi manicomi dell’artista Antonio Fortarezza.

Le buone pratiche scoraggiano la medicalizzazione precoce di una persona affetta da disturbo psichico, poiché il ricovero conduce il paziente in un vortice di risposte “violente” che possono durare interi frammenti d’esistenza. Dal TSO alla contenzione fisica o chimica con gli psicofarmaci, gli eventi di ospedalizzazione ripetuti nel tempo, in assenza di una rete sociale che interpelli la famiglia e le relazioni dell’utente, può diventare un circuito vizioso che cristallizza il “folle” dentro la diagnosi di schizofrenico, bipolare, psicotico, maniacale, depresso, borderline etc.

La riabilitazione passa per il ri-apprendimento delle abilità, ma le strutture hanno un modello assistenziale, del tutto basato sulla contenzione chimica.

Nella Regione Puglia la L.R. 16 dicembre, n. 30 disciplina la partecipazione dell’utenza e stabilisce che ogni cittadino ha diritto all’impostazione di un programma personalizzato. Le realtà non funzionano tutte allo stesso modo in Italia esistono CSM che per carenza di personale o altre motivazioni lavorano solo per 6 h al giorno, altri aperti 12h e ancora alcuni CSM come quello di Trieste aperti per h24, che contribuisco a ridurre l’ospedalizzazione, osserva il dottore.

Immaginare il servizio aperto 24 h significa accogliere sempre, anche di notte. Oggi la stragrande maggioranza di coloro che sono affetti da attacchi di panico ad esempio ha come primo approdo il Pronto Soccorso. Con un CSM h24 essi avrebbero un punto di riferimento e potrebbero evitare il ricovero.

“È sicuramente un investimento importante, ma che evita chele strutture diventino contenitori in cui prescrivere o somministrare farmaci. Altro nodo sono gli esordi precoci, quando arrivano al sevizio, sono già malati cronici, c’è ancora uno forte stigma, un pregiudizio consolidato. Per questo bisogna evitare che anche i CSM diventino luoghi stigmatizzanti, fatiscenti”.

A tal proposito, il dottore introduce anche il tema del Covid. Dopo aver vinto la battaglia contro il virus, rimane quella nella propria mente.

“Col Covid la gente è impazzita. Chi si è ammalato di Covid presenta per almeno 6 mesi ansia, fobia, depressione. C’è per loro una urgenza di terapia. Chi ha contratto il Covid ne è uscito devastato non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente. C’è una forte paura di ricominciare, l’esperienza della malattia, l’isolamento, la paura di non farcela. C’è poi anche una neuroastenia, si ha proprio difficoltà a riprendere la propria vita, c’è un esaurimento a livello energetico. Si parla di disturbo post traumatico da stress, ma va ancora categorizzato. Capiremo negli anni quali tracce psichiche avrà lasciato il Covid. Ogni giorno nel nostro Csm arriva qualcuno che ha avuto il Covid, una patologia che depaupera le forze degli individui”.

Chi è stato costretto a ripetere il tampone 4 o 5 volte con l’ansia di negativizzarsi interiorizza un senso di fallimento, un vuoto, una paura di non farcela.

“Lipton parla della biologia delle credenze, spesso ci ripetiamo credenze negative, ma se noi alimentiamo il positivo che c’è in noi le credenze cambiano. Ecco il terapeuta nel caso di chi ha contratto il Covid usa la sua energia, il suo rinforzo emotivo, la sua personalità per trasferire positività al paziente. Empaticamente. Noi dovremmo essere capaci di costruire dei servizi aperti, accoglienti, empatici”.

Michele Grossi insieme al suo servizio ha abbracciato la filosofia de “Le parole ritrovate di Trento” con le pratiche del Fareassieme, che apre il servizio alle famiglie degli utenti per rilanciare il concetto di salute mentale.

“Il nostro Centro Diurno pubblico è intitolato ad Alda Merini che in Italia insieme a Franco Basaglia è il faro della salute mentale. Per stare bene è necessario che follia e salute convivano, ma impazzire si può, solo se c’è un servizio che ti può curare”, conclude il dottor Grossi.

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