«Se la biosfera non è sana, non ci può essere alcuna economia umana». Mario Tozzi e Ilaria Capua sul rapporto tra uomo e natura

by Michela Conoscitore

Salute!, il format ideato da Vecchie Segherie Mastrototaro, Sistema Garibaldi e Circolo dei Lettori di Bisceglie è giunto giovedì ad uno dei suoi incontri più importanti, quello che ha visto protagonisti la virologa Ilaria Capua e il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi. L’incontro, moderato da Annamaria Minunno, è partito dai saggi dei due studiosi, Salute Circolare (ed. EGEA) e Un’ora e mezzo per salvare il mondo (con Lorenzo Baglioni, Rai Libri) per analizzare il rapporto problematico che l’umanità intrattiene con la natura.

Gli incontri in streaming di Salute!, infatti, si sono proposti l’obiettivo di indagare sotto vari aspetti non solo la pandemia ma come essa ha modificato il vivere della comunità globale, implosa sotto al peso dei propri errori secolari. “Dovremmo avere un approccio più integrato rispetto al concetto di salute” ha affermato Ilaria Capua, “però i Sapiens lo applicano solo a loro stessi, escludendo il mondo che li circonda”. L’uomo abita il pianeta da milioni di anni, ma non si è mai considerato un unicum con esso, piuttosto il padrone incontrastato di terre e mari, ignorando i tragici cambiamenti che, nel corso dei secoli, ha apportato ai vari biomi. “La pandemia e il cambiamento climatico non si vedono ad occhio nudo, quindi i Sapiens se ne preoccupano poco”, la spiegazione di Mario Tozzi arriva chiara, e punta il dito sulla nostra cecità volontaria, che ha eletto la noncuranza come unico Credo.

I caratteri di questa pandemia si manifestano in modo differente nel mondo. In Africa, con una popolazione essenzialmente giovane, la cui età media si aggira intorno ai vent’anni, il virus non sta mietendo vittime come nei paesi occidentali. Verrebbe da pensare che il Covid sia come una maledizione divina contro l’uomo bianco” ha detto Capua, che ha proseguito: “quindi stiamo attenti col negazionismo. L’energia trasformazionale che ogni pandemia porta con sé è da accettare, come le restrizioni necessarie, e momentanee, alla nostra quotidianità”.

Lo si potrebbe definire un rapporto alla cui base c’è l’incomunicabilità, l’uomo parla un linguaggio univoco e prevaricante, la voce della natura è troppo debilitata per sovrastarlo. L’unica ‘arma’ a sua disposizione è il meccanismo di difesa, che scatta quando il genere umano supera dei limiti: “Da parte dell’uomo c’è una totale assenza di identità di connessione. Eppure basterebbe pensare che i Sapiens sono con l’ambiente che li circonda come un feto con la madre. Tutti noi facciamo parte di un sistema che ci garantisce determinati ‘servizi’. Questi servizi sono assicurati dalla ricchezza della vita sulla Terra. Se la biosfera non è sana, non ci può essere alcuna economia umana, il concetto fondamentale da apprendere è questo. Il ritmo di impoverimento che abbiamo inflitto alla vita sulla Terra è mostruoso”, ha spiegato Mario Tozzi. Gli ha fatto eco Ilaria Capua: “L’uomo si deve porre come guardiano e non come invasore del mondo, staccandosi dal pensiero dominante”.

Un evento epocale come la pandemia da Covid-19 riuscirà, quindi, ad apportare un cambio di passo? “Non sono ottimista in merito”, ha risposto Tozzi, “continuiamo a tergiversare e a non intraprendere percorsi virtuosi. L’uomo si crede al vertice della piramide della vita sulla Terra. Ma non esiste alcuna piramide, piuttosto la vita sul pianeta è paragonabile ad un cespuglio: nessuna gerarchia, solo interconnessione. L’Homo Sapiens non potrebbe mai sopravvivere da solo: molte civiltà del passato sono collassate perché non avevano compreso questo rapporto vicendevole con la natura; basti pensare alla civiltà sull’Isola di Pasqua. Cosa avrà pensato l’ultimo sopravvissuto di quella comunità umana osservando l’isola ormai spoglia e depauperata da tutti gli alberi, serviti per costruire i loro monumentali totem? Sicuramente sopravvivremo, ma prima o poi la pagheremo molto cara”, ha ribadito il geologo.

Quali le soluzioni da attuare, dunque, al più presto? “Dobbiamo avviare dei sistemi di produzione del cibo sostenibili, preferire il KM 0, utilizzare macchine elettriche ed energie rinnovabili” ha suggerito Tozzi, “il nostro migliore vaccino sarà la conservazione naturale”.

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