“San Severo non è omofoba, ma accogliente e ospitale”. Miglio dice sì ad “Omofobi del mio Stivale”

by Antonella Soccio

Se l’intuizione percettiva fa parte della cultura e determina l’azione che accetta o che rifiuta, allora la città di San Severo lo scorso luglio si era trovata in una canalizzazione mediatica e tecnica, che l’aveva trasformata, di colpo a livello nazionale, in un centro meridionale omofobo.

Il caso, come si ricorderà, coinvolgeva una signora sanseverese che aveva declinato l’affitto del suo alloggio, intercettato e selezionato su uno dei colossi internet dei B&B, a una coppia omosessuale di Modena.

Il sindaco Francesco Miglio, da poco riconfermato alla guida dell’amministrazione di centrosinistra con la vittoria al ballottaggio contro la competitor leghista, aveva dovuto parare i colpi, aprire un ombrello per difendere i suoi concittadini da uno stigma sociale istantaneo e moltiplicato all’infinito.  

“La notizia diramata da un’associazione nazionale per i diritti i civili, ha avuto una eco notevole, nazionale. Da parte di tutti noi della Giunta c’è stata subito una profonda costernazione per l’immagine non buona che veniva fuori di San Severo. Tutto l’accaduto lasciava intravedere una realtà cittadina retrò e indietro su questi temi, che sono sì temi delicati e divisivi, ma su cui San Severo invece non è indietro, anzi. Sono convinto che sia molto avanti, c’è una sensibilità importante sul tema dei diritti civili”, spiega Miglio a Bonculture.

In questi anni dopo la Legge Cirinnà, Miglio e i suoi assessori insieme agli uffici hanno unito diverse coppie samesex a San Severo, ma senza clamore, senza pubblicizzarle. “Ho sempre pensato che enfatizzare le nozze tra due cittadini dello stesso sesso possa demarcare una straordinarietà, ci sono due persone che si amano. Punto. Ho celebrato almeno 4 unioni civili, gli altri li ha sposati l’ufficio con la delega al matrimonio, perché il sindaco interviene solo quando i cittadini richiedono espressamente di essere sposati dal primo cittadino”. “Ho la percezione- continua Miglio- che San Severo sia una realtà molto avanti e l’immagine di una città retrò non era rispondente a verità. I due ragazzi il 18 agosto sono tornati, sono stati qua in Tenuta Inagro che li ha ospitati gratuitamente”.

Francesco Miglio

Sindaco, ha incontrato la signora che ha rifiutato di fittare la sua stanza? “No, non ho incontrato la signora, non so chi sia, non ho fatto nessun tipo di indagine, non è questa la cosa da indagare, non mi va che sia esposta ad un pubblico ludibrio. Quello che mi preme è ripristinare una rappresentazione veritiera sulla mia città, una città che è avanti molto più di altri luoghi anche limitrofi. Da quella notizia rimbalzata sui social, veniva fuori una rappresentazione falsata di San Severo”.

Da qui i contatti tra il sindaco e alcuni esponenti delle associazioni lgbt, dopo un suo post in cui prendeva le distanze dall’atteggiamento della signora e invitava i due ragazzi a San Severo. “Dopo quella mia esternazione pubblica lanciata in rete, sono stato chiamato, mi hanno fatto i complimenti e mi è stata dettagliata la possibilità di replicare un evento che ha già raccolto molto entusiasmo a Ricadi. Si chiama “Omofobi del mio stivale”. Mi è stato chiesto dalle associazioni se si potesse ripetere a San Severo ed io ho accettato. Hanno già cominciato a lavorare. Ci saranno Michele Emiliano, Nichi Vendola con un videomessaggio, molti docenti universitari, Fabio Canino e Alessandro Cecchi Paone. Al momento convegnistico con una riflessione sul tema si affiancherà una marcia per la città”.

Un piccolo Pride sotto i campanili.

L’organizzazione sta per essere perfezionata. Appuntamento il 13 settembre per Omofobi del mio stivale.

Conclude Miglio: “La nostra comunità è accogliente e ospitale, il sanseverese è per natura ospitale, gioviale, affabile, politicamente veniva fuori un’immagine diversa e falsata. Se la signora è omofoba o non lo è e lo ha fatto per un motivo di discrezione e paura è un dettaglio, non mi interessa. Quel che è stato rappresentato all’esterno è un episodio di omofobia, io non la voglio né condannare né assolvere, non sono interessato a conoscerla, non ci serve capire come si chiama, né ci serve a livello mediatico andare a sentirla, se ha avuto paura, non ci interessa capire le motivazioni della signora. Dopo quell’episodio, la città riflette, partecipa. Noi siamo qui per l’organizzazione dell’evento ed emerge una realtà avanti su questi temi. Questo è il risultato politico importante”

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