Sicurezza o libertà? Salute o libertà? Meglio non sciogliere il dilemma filosofico in tempi di Relativi Assoluti. Le idee di Colloquia

by Antonella Soccio

Relativi Assoluti, ossia la complessità del rapporto tra interpretazioni e fatti, tra postmodernismo e nuovo realismo. Insieme alla retorica della globalizzazione che ha depoliticizzato le astrattezze economico-finanziarie ed etico-giuridiche e ha dato linfa alla comparsa di movimenti “sovranisti”. Tutto questo è stata la 13esima edizione di Colloquia, il festival delle idee organizzato annualmente dalla Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, che riunisce le più apprezzate personalità del panorama culturale italiano, per discutere di temi di grande attualità ed interesse.

La formula della conversazione continua a incontrare il gradimento del pubblico colto di Capitanata, come ha rilevato il presidente della Fondazione Aldo Ligustro, grazie alla scelta dei temi che sanno incidere e stimolare riflessioni e quesiti e per la eccellenza dei saperi, che offre una pluralità di punti di vista, fra famiglie ideologiche diverse.

«Relativi Assoluti ha suscitato forti dubbi interpretativi, è sembrato a molti un ossimoro. Ma leggere la realtà in cui viviamo determina una pluralità e una frammentazione. Un mondo di incertezze dentro ad un tempo così caotico, e non solo per la pandemia», ha osservato l’accademico.

Pensiero debole o pensiero forte? Assoluto o relativismo?

Risale ormai al 2005 il discorso di insediamento di Papa Ratzinger sul relativismo, quanto mai attuale in anni pandemici.

Salute o libertà, è il titolo di uno dei libri dei relatori intervenuti a Colloquia, Corrado Ocone, il più grande studioso di Benedetto Croce, il quale per primo ha tentato di spezzare l’ossimoro nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Unifg.

“È per difendere vita, libertà, proprietà e non semplicemente la “nuda vita” biologica che nasce lo Stato. La sovranità è del popolo e si esplicita nella divisione dei poteri, nel rispetto del diritto naturale e nella legittimazione del “diritto di resistenza” da parte dei cittadini qualora se ne presenti la necessità”, si legge nel suo eruditissimo testo, che ripercorre il dilemma filosofico e storico secondo le voci dei più grandi pensatori europei. Per John Locke, lo Stato che garantisce la libertà garantisce anche la sicurezza. Salvezza, sicurezza e un certo standard di salute sono condizioni necessarie a una vita più piena, una vita cioè in grado di esplicare le potenzialità umane.

«Questa più che una pandemia è una sindemia, il filosofo ragiona in una ottica olistica oltre i singoli specialismi, quasi naturalmente il filosofo si genera le domande su che tipo di crisi sia questa, non c’è unanimità tra i filosofi, lo abbiamo visto con Cacciari, Agamben. La cosa migliore è separare il momento della comprensione rispetto alle idee particolari. Sicurezza o libertà? Salute o libertà? Io sono per non risolvere il dilemma. La libertà assoluta diventa arbitrio e licenza. Anche inseguire il mito della sicurezza assoluta è errato, io contesto la strategia del Covid zero. La crisi è sanitaria, non possiamo debellare il virus», ha rimarcato il filosofo ed editorialista incalzato dalla giornalista Ilaria Capitani.

Del resto come ha spiegato, citando Hobbes, il dispositivo della paura produce politica, in una euristica della paura. “La paura è il vero collante e il vero e ultimo elemento genetico o fondativo della politica”.

La situazione odierna a suo avviso è causata da tre assolutismi: la globalizzazione, la infodemia e la secolarizzazione spinta dell’Occidente, a causa della quale in pandemia la Chiesa si è ritrovata afona, senza argomenti.

A tal proposito suor Anna Monia, la paladina della scuola paritaria, ha argomentato su cosa è fede, su qual è la verità universale e cattolica, in un mondo dalle infinite post-verità e dalla continua omologazione mainstream da pensiero unico.

«Non potremmo comprendere la fede se non la ancoriamo al pensiero, il Covid ci ha ridato i fondamentali- ha rilevato la religiosa- Il pensiero è la capacità di produrre delle idee, e di metterci al servizio. Siamo in grado di produrre un pensiero libero? O abbiamo l’ansia dei sondaggi? Il pensiero forte si autodetermina, mentre il pensiero debole si scopre libero, la libertà è responsabiltà, presa in carico. La verità assoluta serve sempre l’altro. Io credo che abbiamo sacrificato le idee e gli assoluti per paura delle ideologie e degli assolutismi. Qui si inserisce la ricerca di fede. Ai nostri giovani abbiamo smontato la politica, la magistratura, il giornalismo. Li abbiamo lasciati alla fluidità del pensiero. Dovremmo riuscire a riproporre modelli positivi».

Nella prima conversazione di Colloquia c’è stato anche spazio per una riflessione sulle classi dirigenti, avanzata dal direttore di Rai Quirinale Andrea Covotta e approfondita da Ocone, fortemente convinto della necessità di una revisione della Costituzione in termini di presidenzialismo o semipresidenzialismo.

«La politica è un’arte che ha una sua autonomia e dignità, la soluzione politica è sempre preferibile in democrazia rispetto ai tecnici. Ci è mancata la politica con la p maiuscola perché è mancata la formazione politica, nella Prima Repubblica i partiti effettuavano selezione e formazione. Non credo nel governo dei competenti: un Rettore al Ministero del MIUR finisce col fare interessi corporativi. La capacità politica di vedere le cose oltre le tecnicalità e gli interessi particolari prima si trovava nelle Scuole di formazione. Le riforme in Italia sono clamorosamente fallite perché sono state politicizzate oltre misura. La Costituzione va rivista, nel dopoguerra l’obiettivo comune era evitare il ritorno di un uomo forte, per questo la Carta ha diluito il potere. Tutta l’architettura risponde all’obiettivo del momento ma deresponsabilizza il politico ed è un meccanismo che in un mondo veloce come il nostro non riesce ad essere flessibile se non con delle forzature, quali sono stati in pandemia i DPCM».

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