Strettamente personale. Scuola, una battaglia ideologica. Quando un diritto diventa una concessione

by Enrico Ciccarelli

Marianna Madia, già ministra della Pubblica Amministrazione, ha detto in una intervista che la pressione di molti perché siano riaperte le scuole è una battaglia ideologica. Ha ragione. È una richiesta basata su una scelta valoriale, su un sistema di priorità. Ed è ideologica anche la battaglia opposta, quella di chi ha fatto in modo che le scuole italiane chiudessero fra le prime in Europa e riaprano, forse, fra le ultime. Dal Governo alla Regione Puglia, questa battaglia ha una chiarissima impronta reazionaria.

Lascio agli scienziati la decisione sulla maggiore o minore pericolosità della riapertura delle scuole in termini di contagi. Il virologo Pierluigi Lopalco è convinto che sia elevata, l’Istituto Superiore di Sanità dice il contrario. Nemmeno voglio soffermarmi sul danno formativo che ne deriverà, sull’impegno come sempre eroico di molti insegnanti e sullo scandaloso menefreghismo di altri, perché il corpo docente italiano contiene da sempre sia il meglio che il peggio del nostro Paese.

Vorrei però sottolineare che è trasparente la natura autoritaria di questa aggressione alla scuola, che è l’aggressione ad uno dei pochi ascensori sociali rimasti in Italia, uno dei pochi luoghi in cui le differenze e le diseguaglianze di ceto e di censo possano essere non dico annullate, ma attenuate.

Cito ad esempio il post che su facebook ha fatto Michele Emiliano a commento della sua ultima ordinanza, che ripropone la bizzaria della scuola on-demand, per cui le famiglie scelgono liberamente fra Dad e didattica in presenza, con un pastrocchio formativo assai bizzarro.

L’ordinanza parla appunto di libera scelta, anche se fissa la Didattica a distanza come forma normale e quella in presenza come opzione da comunicare. Ma Emiliano non la intende così. Dice che i genitori che scelgono la didattica in presenza devono fare una domanda motivata che i dirigenti scolastici devono vagliare.

Così l’accesso a un servizio pubblico essenziale, garantito dall’art.34 della Costituzione, diventa non un diritto, ma una concessione. I poteri pubblici, a causa della loro incapacità di garantire la salute e la sicurezza delle nostre scuole, mi dicono che sono io cittadino a dover motivare il mio desiderio di usufruirne, non loro a doverlo rendere possibile.

È questa la torsione autoritaria che sta progressivamente prendendo piede nel nostro Paese e in Occidente, altro che bubbole idiote sulla dittatura sanitaria. Ed è –quel che è peggio- un autoritarismo che non serve –come nelle dittature tradizionali- ad affermare principi, valori e ideologie, per quanto perversi. Serve solo a camuffare incapacità e incompetenza. Per questo bisogna scatenare le cacce all’untore e trovare sempre qualcun altro a cui dare la colpa. E per questo bisogna tenere chiuse le scuole: perché il sapere e la conoscenza, ma anche la coesione sociale, di cui le scuole sono il primo laboratorio e il primo cantiere, sono i nemici giurati dell’incapacità.

Per questo ha ragione chi dice –anche Lopalco- che è di vitale importanza immunizzare gli insegnanti; e per questo quella sulla scuola è la madre di tutte le battaglie. Ideologica, e proprio per questo doverosa. Grazie.

“Strettamente personale” è la rubrica del giornalista free lance Enrico Ciccarelli. “Incursioni estemporanee” per recensire eventi culturali o commentare vicende politiche locali e nazionali, o proporre riflessioni di varia natura.

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