Dal Governo del Presidente al Presidente del Governo. Perché Sergio Mattarella resterà al Quirinale

by Enrico Ciccarelli

Chi sarà il prossimo Capo dello Stato? Secondo me sarà l’attuale. È chiaro che la palla di cristallo non ce l’ha nessuno, ma credo che per un motivo o per l’altro i diversi nomi e le diverse candidature fin qui avanzate o sussurrate abbiano poche possibilità di salire sul Colle più alto di Roma. Quella di Silvio Berlusconi men che meno, malgrado le piacevoli innovazioni che comporterebbe (le corazziere in hot pants e il messaggio di Capodanno dal Billionaire, per esempio). Le schermaglie di questi giorni servono solo a certificare la fine del centrodestra come alleanza politica, con la probabile separazione di centristi, popolari e liberali dai sovranisti di Meloni e l’ancora più probabile splashdown della Lega, nella quale l’ala governista dei Giorgetti, dei Fedriga e degli Zaia e quella antieuropea dei Borghi e Bagnai sono sempre più separati in casa. 

Certo, Cartabia ha le sue chances, come le ha un democristianone d’annata come Pierferdinando Casini. Vedo più difficili Casellati o Gianni Letta o Giuliano Amato, per svariate ragioni. La principale è che nessuno è meglio del presidente della Repubblica migliore di tutti, Mario Draghi. Cursus honorum ineguagliabile, stimato a Bruxelles e in Pennsylvania Avenue, garanzia di europeismo e baluardo anticinese, polizza di assicurazione contro i populismi e così poco divisivo da presiedere il Governo di quasi tutti. E tuttavia, a modestissimo avviso di chi scrive, ha ancora meno chance di Rosi Bindi. Per la banale ragione che non abbiamo un clone di Mario Draghi che possa sostituire Mario Draghi: e il Parlamento degli scappati di casa non eleggerà nessuno che non firmi con il sangue l’impegno a che le Camere non siano sciolte anzitempo, rimandando a casa per non fare più ritorno la vasta pletora di deputati e senatori per caso che ha caratterizzato la XVIII Legislatura repubblicana.

Spostare d’ufficio l’ex-governatore della Bce, anche se solo per qualche centinaio di metri, mette inoltre seriamente a rischio il Pnrr, ultima spiaggia perché l’Italia esca non solo dai pantani della pandemia ma anche dalle secche del suo sviluppo inceppato. D’altronde abbiamo un “Governo del presidente” proprio perché la politica si era dimostrata impari alla bisogna, con i maldestri e un po’ penosi tentativi del duo Conte-Casalino di trovare una “maggioranza Travaglio”. Si potrebbe dire, per paradosso, che dopo il Governo del presidente si tratta di trovare un presidente del Governo, cioè un nume tutelare che scaldi il posto a Draghi per i non molti mesi che ci separano dalla data in cui si dovrà giocoforza convocare i comizi elettorali.

Appunto a futura memoria: le elezioni politiche, grazie alla genialità pentastellata, non potranno che regalare l’ennesimo stallo. In un Senato di duecento membri, se non ci sarà un Governo di larghe intese, un pugno di persone terrà in pugno l’Esecutivo, e possiamo immaginare a quale prezzo. La verità è che il sistema istituzionale italiano ha commesso suicidio assistito il 4 dicembre 2016, con la sciagurata bocciatura della riforma Renzi-Boschi, e non se ne verrà fuori facilmente. Ma questo è un altro discorso.

Chi potrebbe essere questo buon samaritano traghettatore, che conservi al Paese Draghi ed eviti di precipitarlo in un voto anticipato nell’impazzare di Omicron? Chi, se non quello stesso Mattarella che proprio con la pandemia motivò la sua chiusura all’ipotesi di elezioni anticipate che in tempi normali sarebbero state inevitabili? Certo il Capo dello Stato è contrarissimo, con ottime ragioni: fu peccato mortale dei Padri Costituenti non prevedere il divieto di rinnovo del lunghissimo settennato presidenziale, con il doppio danno del semestre bianco. Ma tempi straordinari richiedono scelte straordinarie, e crediamo che, se le prime tre votazioni ripetessero il drammatico copione del 2013, di fronte allo sbando della politica, al furore dell’opinione pubblica, con centinaia di migliaia di positivi al giorno e un concreto rischio di collasso degli ospedali, Sergio Mattarella non potrebbe evitare di bere l’amaro calice. Potrebbe andare in tutt’altro modo, naturalmente. Solo chi non fa previsioni non le sbaglia. Eppure questa via improbabile e stretta sembra essere l’unica ragionevole. Ma la politica italiana è ancora in grado di ragionare?

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