Lo Stato esiste ancora in Via Catalano?

by Enrico Ciccarelli

Con significativo impiego delle forze dell’ordine, è stato sgomberato uno dei locali di via Catalano che fanno parte del complesso di Santa Chiara a Foggia, occupati abusivamente da diversi anni.

Un bene pubblico sottratto alla comunità sulla base di un imprecisato “bisogno”, difeso con ostinazione malgrado le diverse soluzioni di aiuto alternativo a carico della comunità prospettate (dalla sistemazione in altro alloggio al contributo per l’affitto) e rifiutate con motvazioni che non voglio approfondire. Sta di fatto che non ho notizia della presenza di queste famiglie nelle diverse graduatorie per l’assegnazione di un aloggio popolare, e ne inferisco che questo possa dipendere dal fatto che le famiglie in questione non posseggano i necessari requisiti.

La presenza di queste persone in abituri privi di qualsiasi requisito anche minimo di abitabilità mette a rischio la realizzazione di un progetto di valorizzazione di questo bene pubblico, con uno stanziamento regionale di circa un milione e centomila euro e un concorso di fondi privati (investiti, più precisamente donati, senza alcuna attesa o possibilità di profitto) per oltre trecentomila euro.

Dopo che gli ingressi del locale sgomberato sono stati murati, nella stesa giornata di ieri il muro è stato demolito e gli occupanti sono rientrati. Il molto presunto bisogno è diventato pretesa e la pretesa è diventata sfida. A leggere gli articoli di alcune testate e diversi commenti sui social si comprende bene perché la città viva sotto la cappa di una mentalità mafiosa compatta e tetragona. Che passa per un pietismo di comodo, per aberrazioni demagogiche (“ma si deve cominciare dai poveri per far rispettare la legalità?”) e per il rifiuto dell’evidenza.

La mafia, nella sua prima radice, è questo: far prevalere gli interessi della propria sfera personale, familiare e di clan su quelli della comunità, e farli prevalere con il ricorso sistematico al saccheggio e alla depredazione, alla sopraffazione e alla violenza. Da questo punto di vista viene da chiedersi davvero se sia il caso di andare alla ricerca di infiltrazioni mafiose nel tessuto socio-istituzionale o non piuttosto capire quanto siano estese le residue sacche di legalità che sopravvivono stentatamente.

La domanda è semplice: lo Stato italiano e le sue leggi sono in vigore anche in via Catalano? O esiste un regime di extraterritorialità come quello di certe basiliche romane? Le forze dell’ordine si espongono a rischi, fanno fatica e lavorano per garantire il rispetto della legge o per una singolare forma di intrattenimento estivo? Perché vedere il loro lavoro vanificato e vilipeso è davvero triste e mortificante. Non è che gli abusivi di via Catalano siano migliori o peggiori di tanti altri; non è che l’ipocrisia demagogica sul “bisogno” (che a Foggia è più una professione che una condizione; e il primo oltraggio di episodi come questo è proprio quello recato al bisogno vero e inascoltato) sia più triste degli altri frusti e indecenti cliché. Bisogna solo avere il coraggio di dire che tolerando, permettendo o addirittura incoraggiando e appaudendo condotte del genere vince la mafia. E senza sforzo alcuno. Speriamo che lo Stato ci faccia sapere presto se esiste anche in via Catalano, Foggia.

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