Rousseau, l’aggettivo e il participio

by Enrico Ciccarelli

Mentre registro questo commento non so ancora quale esito avrà la consultazione online sulla piattaforma Rousseau che dovrebbe decidere la posizione del Movimento Cinquestelle sul Governo Draghi. Come il 99% degli osservatori sono convinto che vincerà il Sì, ma lo ritengo un trascurabile dettaglio.

Sarà colpa del mio incallito cinismo, ma non considero Rousseau uno strumento di democrazia, ma il modo intelligente di un affarista privato per far soldi a spese dei gonzi. Direttamente, attraverso la tassa imposta agli eletti penta stellati, o indirettamente, con le importanti prebende ricevute da Philip Morris e casualmente coincidenti con alcuni regimi fiscali favorevoli per i prodotti della Philip Morris.
Il fatto che si tratti di una pagliacciata ipermediatica è confermato ai miei occhi dal fatto che avremo anche questa volta solo la parola di Davide Casaleggio per stabilire chi ha vinto e chi ha perso, e dal fatto che gli organizzatori possono conoscere nome, cognome e domicilio di chi ha votato in modo difforme dall’esito che gli organizzatori stessi desideravano.
Anche il quesito, scritto in una lingua che è solo lontana parente dell’idioma conosciuto come Italiano, sia dal punto di vista ortografico che sintattico, contribuisce a fare di questo appuntamento una specie di “vuoi più bene a mamma o a papà?” su vasta scala, al punto da rendere obbligatoria la citazione della celebre battuta di Woody Allen “La risposta è sì. Ma qual era la domanda?”
Attenzione, però: perché non siamo in presenza di un modo turpe e truffaldino di perseguire un fine desiderabile. Se Rousseau fosse gestita da persone assolutamente irreprensibili e i quesiti fossero preparati dal compianto Tullio De Mauro, sarebbe una stupidata lo stesso.
Perché la democrazia diretta era imbecille e impraticabile già ai tempi di Rousseau, figuriamoci adesso, in un tempo in cui i processi sono talmente complessi da divenire inafferrabili. Applicata alla democrazia, la parola “diretta” non è mai un aggettivo, ma sempre un participio. È diretta da qualcuno: da chi sceglie i temi, da chi formula i quesiti, da chi chiarisce e precisa o sfuma e nasconde le conseguenze dell’una e dell’altra decisione.
Per l’iscritto a Rousseau il superministero della Transizione Ecologica, così fondamentale che non è stato fatto né con il Conte Uno né con il Conte Due compensa il possibile disagio di avere Salvini o Renzi o Berlusconi ministro? Non lo sapremo mai, perché chiediamo agli iscritti di votare al buio in ordine alla composizione del Governo. Violando il principio cardine della democrazia, che è quello di conoscere per deliberare. Il che significa che l’atto di decidere è la conclusione di un processo di informazione, di discussione, di confronto.
Oppure è una pagliacciata estemporanea e caricaturale, come mi pare nel caso di specie sia. Triste residuo della nefasta stagione del populismo. Speriamo che questo sia l’ultimo dazio che il Movimento Cinque Stelle pagherà alle sue nefaste e pericolose origini. Ma, sinceramente, non è una speranza di cui sono molto convinto. Alla prossima.

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