Tarantelle, contese e un concertone mancato. “Il Carpino Folk Festival non è solo una vetrina politica”

by Antonella Soccio

Ogni anno, puntuali come le stelle di San Lorenzo, sul Gargano ci si interroga del perché il Carpino Folk Festival non sia diventato nel tempo il contraltare nella Puglia Nord della Notte della Taranta di Melpignano in Salento.

Ogni anno, dall’esterno, lontano dagli ulivi senza Xylella di Carpino, si tenta di dare le stesse immutabili risposte, che cascano dall’ovvio e non creano più stupore a differenza delle stelle cadenti: la litigiosità garganica, la purezza della tarantella e della chitarra battente dei Cantori contro la pizzica che si è venduta l’anima al marketing della contaminazione, secondo gli ortodossi della musica popolare, l’assenza del “fare rete” e della squadra, che nella Grecìa salentina significa, oltre a star internazionali chiamate a fare da maestri concertatori, una pioggia di sponsor e di investimenti della Camera di Commercio di Lecce, avviati da un sindaco illuminato come Sergio Blasi e da una classe dirigente che ama la pizzica.

Nell’estate 2019, le faide garganiche che si rinnovano ogni anno sul Carpino Folk hanno raggiunto l’apice.

Stop per un anno alla manifestazione da parte della storica associazione per “stanchezza” delle piccole beghe comunali. Con il sindaco Rocco Di Brina, che per non perdere turismo e reputazione municipale- cos’è infatti Carpino, la città dell’olio, senza un’estate con i Cantori e il Folk?- s’organizza con dei nuovi soci e un nuovo direttivo ad hoc, e un nuovo brand, Carpino in Folk (perché Carpino Folk Festival è un marchio registrato), una festa di piazza, in Piazza del Popolo dove tutti gli amanti della Montagna Sacra hanno ballato almeno una volta nella loro vita, negli stessi giorni del festival in pausa. 8, 9 e 10 agosto.

Di Brina ha spiegato, in conferenza stampa, insieme a Matteo Silvestri e alla vicesindaca Caterina Foresta, nella sede della federazione provinciale del Pd a Foggia le sue ragioni, rassicurando turisti e danzatori in sandali.

Il sindaco Rocco Di Brina in conferenza stampa

“Abbiamo un piano di sicurezza per Piazza del Popolo, non c’è per l’altro sito. Il nostro festival non nasce in contraddizione, ma in continuità. Si farà in Piazza del popolo. Ho invitato a recedere il presidente dell’associazione Pasquale Di Viesti perché determinate decisioni non si possono annunciare in maniera autonoma”, ha spiegato.

Tutto è capitolato nel mese di giugno, con un’assemblea convocata il 4 luglio, con Di Brina che ha confezionato un direttivo nuovo.

L’associazione Carpino Folk Festival come prima condizione chiedeva lo spostamento del concertone finale alle Terme di San Cirillo, da tempo infatti a Carpino si medita la delocalizzazione degli eventi, sul modello di Melpignano, con un festival folk diffuso. Ma il sindaco ha detto no.

Da qui la frattura. “Una decisione irresponsabile, non si possono buttare all’aria anni di festival, non si può fuggire in maniera così disinvolta, il folk porta turismo a Carpino”, ha denunciato Di Brina. “Il Comune ha sempre partecipato con 20mila euro, più altri aiuti, se tiro le somme sono stato il sindaco che ha più creduto nel festival. Spero che la tregua, questo ritiro spirituale possa chiarire un po’ le idee agli organizzatori. A Carpino si continua a ballare, a suonare, l’8, il 9 e il 10 le attese non saranno tradite. L’opposizione con Fare Futuro mi accusa, anche lì si affonda la mano per il presunto fallimento del festival, io avrei distrutto quello che loro avevano costruito, io ricordo che il Comune mise addirittura nei primi anni a disposizione la casa comunale e poi furono loro a cacciarli. Qualche problema gli organizzatori lo hanno, ma non serve infierire in queste circostanze perché ci rimette il paese intero. Con Carpino In Folk noi non vogliamo far nascere nulla in contraddizione”.

Le date saranno finanziate da Regione Puglia e TPP e prevedono l’arrivo di Beppe Barra, Enzo Gragnaniello e i Cantori di Carpino. Non è escluso che in piazza ci sia anche Eugenio Bennato, che negli anni non ha lesinato critiche all’associazione dai palchi di mezzo Sud.

A Bonculture il presidente dell’Associazione Carpino Folk Festival Pasquale Di Viesti si dichiara amareggiato. La diretta social del sindaco ha inasprito il clima.

“Non condividiamo le sue parole, avrebbe dovuto impegnarsi per continuare il Carpino Folk. La mission non è solo quella di fare musica popolare, ma anche organizzare camminamenti rupestri, contaminazioni in altri centri storici, siamo stati a Cagnano e a San Menaio, a Monte Pucci due anni fa nella necropoli, nel centro storico di Carpino, con i laboratori di tarantella. Carpino Folk Festival non è solo i tre giorni di concerti in piazza. Abbiamo vinto un bando regionale, arrivando secondi in tutta la Regione Puglia e vederlo sminuire così significa che non si è capito nulla”.

La musica popolare, la sua contaminazione meritano di più. Come spiega Viesti lo scorso anno c’era già un accordo, un compromesso. Due serate “minori” in piazza, serate di teatro e il concertone in una nuova location molto più ampia, dove l’associazione avrebbe potuto assicurare il punto antincendio previsto e il piano delle due persone per metro quadrato, senza il caos di Piazza del Popolo.

Chi c’era nel 2017 alla serata finale con Vinicio Capossela ricorda i disagi.

“Nel 2017 facemmo un festival con 200mila euro anche grazie all’impegno di questo sindaco attraverso le sue conoscenze. Poi ci si sono messe le prescrizioni del prefetto. Il 23 giugno 2018 Di Brina aveva accettato, ha detto pubblicamente che ci sarebbe stata una nuova location e ha predisposto un avviso pubblico per il punto ristoro dei commercianti. Insieme abbiamo organizzato un appuntamento con tutti i commercianti, dovevamo prevedere dei concerti con artisti più importanti e una maggiore affluenza di persone”.

In questi anni gli organizzatori hanno quasi dovuto mendicare una location nuova che fosse adeguata ai piani di sicurezza. “Abbiamo rifiutato anche la disponibilità a Rodi con 25mila offerti dal sindaco per organizzare nel porto il concerto con Fiorella Mannoia. Un po’ di campanilismo lo abbiamo anche noi, perché sappiamo che il festival fa grande Carpino. Ci duole di più perché in una nota della Regione Puglia ci chiedono l’agibilità e il sindaco non ha predisposto nulla affinché noi la ottenessimo”.

I fatti si sanno dal febbraio 2019. Ma ora con un nuovo marchio e un nuovo direttivo non si crea un precedente pericoloso? Chi organizzerà nel 2020?

“La frattura si sana se il sindaco mette a disposizione una location che possa rispettare le prescrizioni della legge. Siamo arrivati alla rottura, perché mettere a rischio un contributo regionale per noi era troppo. Lui attinge a dei contributi a pioggia secondo criteri politici. Noi rispondiamo ad un bando regionale, dove attingiamo i nostri fondi per fare il festival. Quando il sindaco dice che siamo stanchi il nostro riferimento è al limite di sopportazione verso i politici di turno. Litighiamo con tutti perché non fanno altro che cercare di mettere le mani sul festival per farlo diventare una vetrina politica. Infatti gli ex soci dell’associazione che si sono dimessi è perché hanno provato la scalata per rilevarne la dirigenza”.

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